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mercoledì 3 febbraio 2016

Lo Sapevate Che: Nozze gay persino in Irlanda mentre noi diamo spazio al Family Day...



“Le priorità sono altre” ha affermato il cardinal Bagnasco in merito al ddl Cirinnà sulle unioni civili, stepchild adoption inclusa. Quando ho letto questo titolo, ho pensato subito: “Giusto, bravo, era ora, ben detto”. Poi ho letto meglio il nome di colui che aveva rilasciato ai microfoni una tale condivisibile ovvietà e ho capito niente. Mi sono rifiutato di indagare quali fossero per Bagnasco le vere priorità, priorità che comunque non saranno mai alternative a quelle di una coppia che reclama il proprio diritto di vivere felice senza per questo ledere diritti altrui. Nella maggior parte dei Paesi occidentali ai quali ci pregiamo di voler somigliare, la priorità dei diritti delle persone di vivere sentimentalmente e affettivamente nella maniera ad ognuno più consona, per lo più l’hanno archiviata. Unioni civili e matrimoni gay, in Europa, sono realtà ovunque fuorché in Italia, Grecia, Cipro, Lituania, Lettonia, Polonia, Slovacchia, Bulgaria e Romania. Delle sei nazioni fondatrici dell’Unione Europea ci siamo rimasti solo noi a non aver archiviato questa “priorità”. A guardare la mappa dei diritti appena descritta, imbarazza non poco il pensiero di chi pretende di risultare credibile quando azzarda confronti tra noi, i “civilizzati”, e i mondi che per vari motivi non si ritengono tali o comunque alla nostra presunta altezza. In un Paese dove si celebra ancora il Family Day come momento politico aggregante e rilevante anziché folcloristico e ultrareazionario, verrebbe automatico pensare che la classe politica, di destra e non solo (il Pd, sul tema, è ovviamente diviso), sia irrimediabilmente indietro rispetto ai comportamenti e alle esigenze del popolo che dovrebbe rappresentare. E però, quella che potrebbe essere comunque una parziale consolazione, cioè il sapere che c’è un mondo che va avanti a prescindere da Bagnasco e dal Family Day, in Italia non mi dà certezza alcuna. Non sono convinto che qui possa succedere quanto successo meno di un anno fa nella cattolicissima Irlanda. Un referendum, da noi, porterebbe alla clamorosa vittoria dei matrimoni gay, approvati col voto di elettori tanto di sinistra quanto di destra? Non lo so, ne dubito. La sensazione che la classe politica italiana di oggi, a differenza di quella dei costituenti, invece di portare il Paese se non nel futuro almeno nel presente, sia fatta esattamente a immagine e somiglianza di chi la elegge, purtroppo è sempre più forte. Essere smentito significherebbe rivedere le priorità di questo Paese, finalmente.
Diego Bianchi – Il Sogno di Zoro – Il Venerdì di Repubblica – 29 gennaio 2016

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