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lunedì 1 febbraio 2016

Lo Sapevate Che: Lascia i figli a casa e scappa....



La prima volta che Lauren comperò il biglietto, un’onda di rimorso la travolse. A trentasei anni, con tre figli fra i due e gli otto anni a casa, oltre al marito, aveva deciso di scappare. Dopo nove anni vissuti interamente per loro, dal momento in cui il test di gravidanza aveva segnalato l’arrivo del primo, aveva deciso di averne avuto abbastanza. Non c’erano improvvise passioni d’amore, delusioni o radicali scelte di vite. Più semplicemente, Lauren aveva deciso che anche le stay at home mom come lei, le madri che hanno scelto di lavorare in casa e per la famiglia, hanno diritto a quello che ogni altro lavoratore – dal carpentiere alla segretaria, dalla manager al chirurgo – ha: una vacanza. (..). Alla notizia che la mamma sarebbe andata via da sola, lasciandoli senza di lei, i suoi tre padroncini, i tre bambini, inscenarono una manifestazione di viva e vibrante protesta. Se il più grande, quello di 8 anni, riusciva a capire che quattro giorni – e dunque quattro notti – non erano un addio, le bambine più piccole, con la scarsa nozione del tempo che si ha a quell’età, vedevano in quella partenza un distacco terrificante, poco attenuato dal pensiero che il padre e una baby sitter sarebbero rimasti a occuparsi di loro. I piccoli sono un po’ come i cani, disperati quando sono lasciati soli e incapaci di distinguere fra il breve abbandono necessario per uscire a prendere il giornale e una lunga separazione. Ma Lauren rimane ferma nella sua decisione. E, come avrebbe scoperto dopo aver raccontato la propria  esperienza in un blog, restano ferme nella propria decisione le migliaia di madri, che stanno formando, tra libri, memorie, club, rubriche sulla carta stampata, una sorta di movimento per la “vacanza della casalinga”, per il diritto al riposo e al distacco dalla famiglia per qualche giorno ogni anno da dedicare esclusivamente a loro stesse. (..). “non potrei mai farlo”. “Sarei tormentata dal senso di colpa”. “Passerei le giornate di vacanza attaccata allo smarthphone per parlare con loro e per vederli”. “Dall’essere madre non si va mai in vacanza”. “Così hanno risposto altre donne molto scettiche sulla possibilità di staccare da un lavoro che è molto più di un lavoro. “Si è madri per sempre”, le ha scritto un’altra, “fino al giorno in cui si muore, anche se i tuoi figli hanno sessant’anni”. E Laurem Apfel, insieme con le autrici di studi e saggi usciti in questi mesi che invocano “ferie per le mamme”, non lo negano. La loro risposta però è che un breve distacco annuale dai figli ancora piccoli e dalla famiglia, ben spiegato e raccontato, non fa bene soltanto al corpo e all’anima della madre, ma soprattutto ai bambini, che sperimentano per qualche giorno che cosa significhi vivere senza la costante presenza di un’ala protettrice e ingombrante sopra di loro e li prepari al tempo della inevitabile indipendenza. E forse, come insinua Katrin Schuman nel suo libro  Time-out per una mamma, aiuta a scoprire che noi genitori, mentre proclamiamo di fare tutto per i figli, abbiamo il terrore che loro possano fare a meno di noi. Anche se per quattro giorni appena.
Vittorio Zucconi – Donna di Repubblica – 16 gennaio 2016

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