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domenica 7 febbraio 2016

Lo Sapevate Che: Blocchi, caschi e strette di mano: Genova dice grazie a una pala meccanica...



“Sono stato in dormiveglia, ma va bene, quello che mi interessa è la giornata di oggi”. Aldo, operaio di 53 anni, 27 dei quali passati a lavorare nell’Ilva di Genova, non sembra troppo provato dalla seconda notte passata a dormire nella mensa della fabbrica occupata. L’ipotesi che circola di tafferugli con le forze dell’ordine a margine del corteo che è appena partito lo preoccupa decisamente di più.  Aldo e i suoi colleghi sono al terzo giorno di sciopero. Dopo aver bloccato per due giorni il traffico cittadino, oggi è il giorno della manifestazione, della visibilità, del risultato politico. L’iniziativa non è sindacalmente unitaria, la Fiom guida la protesta, organizzando il corteo verso la Prefettura con l’unico dichiarato obiettivo di avere un rappresentante del governo seduto al tavolo “romano” del prossimo 4 febbraio. Apre il piccolo corteo uno striscione in latino, (Pacta servanda sunt, i patti vanno rispettati) lingua desueta, neutra, classica, rigorosa, usata per non concedere fraintendimenti a chi di decreto, di commissariamento in commissariamento, lascia centinaia di lavoratori nell’incertezza da troppi anni. Chiudono il corteo i mezzi pesanti, le pale meccaniche, giganti buoni da rispettare e accudire, rumorosi, simbolici e fidati compagni di lavoro e di lotta. “Senza lavoro c’è agitazione”, cantano sulle note di Tanto pe’ canta mentre chilometro dopo petardo si uniscono al corteo studenti e operai di altre fabbriche genovesi. Poi, improvviso, il blocco delle forze dell’ordine. Caschi, maschere antigas, manganelli, lacrimogeni a vista, blindati e camionette. Tutto quello che serve da deterrente al cammino è schierato, la prima risposta ufficiale di giornata è preoccupante. Operai e poliziotti faccia a faccia, caschetto a casco. Gli operai chiedono ai poliziotti di unirsi a loro o comunque di togliersi i caschi, cosa che avviene a patto che gli operai indietreggino qualche metro. Una poliziotta va oltre: stringe la mano di un operaio. E’ la foto di giornata. Qualcuno attribuirà a questo gesto virtuoso lo sblocco della situazione. Molto, giusto clamore per lei, nessuno per lui, l’operaio che ha comunque dato la mano a una persona che lo ha aspettato con il casco in testa e tutto l’armamentario precedentemente descritto. Per entrare dentro Genova però, sarà necessario lasciare qui i mezzi pesanti. Che diventano  lo strumento politico di giornata. Grazie a loro, che si fermano qui, il corteo andrà avanti fino all’obiettivo.
Diego Bianchi – Il Sogno di Zoro – Il Venerdì di Repubblica -  5 febbraio 2016 -

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