Quando Le Telecamere inquadrano in tribuna Aurelio De
Laurentis, imperturbabile pure se Gonzalo Higuain ha reso possibile
l’impossibile, poco distante da lui spicca istituzionale, sorriso represso ma
soddisfatto assai, il sindaco Luigi de Magistris. Immancabile. Sempre allo
stesso posto, evidente scelta scaramantica, come la cravatta gialla di Adriano
Galliani. Certo, prima che sindaco, Giggino è tifoso, e poi è giusto che stia
lì con il suo popolo, e pure a vigilare sull’andamento di una delle prime
aziende della città per fatturato, immagine e rilievo internazionale. E però la
sua presenza al San Paolo inevitabilmente riporta agli antichi intrecci tra
calcio e politica, soldi e consenso, affari e divertimento sui quali si sono
esercitate le meglio penne e dei quali Napoli è da sempre teatro scoppiettante.(..).
Tempo Fa Due Big della finanza, entrambi in cerca di un salto di qualità e di
una nuova immagine, indipendentemente l’uno dall’altro consultarono esperti e
guru della comunicazione e si sentirono dare lo stesso consiglio: se inseguite
una notorietà planetaria, e magari anche un modo di pesare in politica, comprare il Napoli. Un
affare. Rifiutarono entrambi, forse si sono pentiti. Ma l’idea che il calcio
sia anche altro è opinione tanto ovvia quanto diffusa. (..). Il Napoli, Per Esempio, ha vinto lo scudetto nei campionati 1986-87 e 1989-90 ma il
miracolo si deve più ai piedi di Maradona che ai sindaci D’Amato, Vitiello e
Lezzi, socialisti, certo volenterosi, ma che non hanno lasciato di sé
particolare traccia. E’ vero anche che pochi anni dopo – regnante Bassolino, al
quale Ciampi regalò il G7 – la città conobbe nuovi splendori (calcio
detonatore, allora?), ma è anche vero che in quello stesso 1994 cominciò per
Napoli un’emergenza rifiuti che presto la ripiomberà all’inferno. E allora?
Anche la Roma ha vinto due scudetti più o meno nelle stesse stagioni, 1082-83 e
2000-01. La prima volta in Campidoglio sedeva il comunista Ugo Vetere e
all’Olimpionico dominava Paulo Roberto Falcao; la seconda, imperavano Francesco
Rutelli e Francesco Totti, un bravo sindaco
e un potente capitano: proprio allora Rutelli tentò la corsa alla
premiership, ma gli andò male; poi la Roma ha ripreso ad arrancare e Roma a
degradare tra Mafia capitale e prefetti dell’eterna emergenza. A Napoli, Stavolta, oltre al profumo di scudetto c’è anche vento di novità. La Apple,
infatti, assumerà seicento giovani per un incubatore di startup con sede in
città. Se poi si pensa alle nuove stazioni della metropolitano, al restauro del
Duomo e del Museo Archeologico e alla rinascita di Pompei ed Ercolano, ci
sarebbe materia per sperare nella svolta (e allora pure nello scudetto…). Ma
certo nel caso della Apple hanno pesato più la moral suasion di Matteo Renzi su
Tim Cook e lo spauracchio delle tasse, che gli assist di Lorenzo Insigne. E
però ci si augura che magari sia proprio la Apple ad avviare un circolo
virtuoso più di quanto possano Sarri e De Magistris, e a far risorgere intorno
a nuove società dell’innovazione giovani cittadini impegnati e appassionati. In
quanto ai tifosi, per loro il calcio è solo il calcio e chi ci rinuncia o non
lo capisce, peggio per lui. Come mirabilmente sintetizzava la scritta apparsa
sul muro di cinta del cimitero di Poggioreale subito dopo la conquista dello
scudetto e l’apoteosi di Diego Armando: “Che vi siete perso!”.
Bruno Manfellotto – Questa settimana www.lespresso.it - @bmanfellotto - 4 febbraio 2016 -
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