Nell'edificio sono presenti in sessanta, tra
personale e utenti, diversi seduti intorno al tavolo ottagonale sito al centro
della sala principale. Sotto quel tavolo, poco prima, una mano assassina ha nascosto
una borsa nera con dentro 7 chili di gelignite (un potente
esplosivo utilizzato nelle cave) e un timer impostato sulle 16.37. All'ora
esatta un boato scuote la città e una pioggia di schegge di vetro investe
decine di passanti.
Dentro la banca si materializza l'inferno: al posto del tavolo si è aperta una
voragine e tutto intorno è un insieme confuso di marmi, vetri, documenti e
corpi straziati. Muoiono sul colpo dodici persone a cui, nelle ore successive,
se ne aggiungeranno altre cinque, mentre sono 86 i feriti.
L'illusione che si tratti di un atto terroristico isolato (alcuni pensano anche
a una caldaia esplosa incidentalmente) svanisce presto: in meno di un'ora
avvengono altre quattro esplosioni tra Milano (alla Banca
Commerciale Italiana, solo in questo caso scoperta in tempo e fatta brillare
dagli artificieri) e Roma (al passaggio sotterraneo di Via Veneto, davanti
all'Altare della Patria e all'ingresso del Museo del Risorgimento).
Dietro tutto questo c'è un disegno eversivo ben congegnato, che fino all'inizio
degli anni Ottanta precipiterà il paese in un clima di terrore e che sarà
ricordato come «Strategia della tensione». Si farà largo
inizialmente la pista anarchica e la notte successiva alla strage di piazza
Fontana gli investigatori arresteranno diversi esponenti dei circoli anarchici
milanesi.
Tra questi il ferroviere Giuseppe Pinelli che morirà due
giorni dopo, precipitando dal quarto piano della Questura di Milano, in
circostanze tuttora misteriose. L'episodio scatenerà una violenta campagna
stampa nei confronti del commissario Luigi Calabresi, assassinato
nel maggio del 1972 da esponenti del movimento di sinistra Lotta
Continua.
Decenni di inchieste giudiziarie e giornalistiche e sette processi (l'ultimo
nel 2005) non saranno sufficienti a trovare mandanti ed esecutori della strage
di piazza di Fontana, ma emergeranno con evidenza le responsabilità di gruppi
eversivi dell'estrema destra e di ambienti dei servizi segreti
italiani e stranieri, animati dallo scopo di instaurare, attraverso gli
attentati, uno stato di polizia permanente e rendere instabile la vita
democratica del paese.
A dieci anni di distanza, sulla piazza milanese sarà inaugurata una lapide
commemorativa con i nomi delle diciassette vittime. Tra i film sul drammatico
evento, merita una citazione Romanzo di una strage di Marco
Tullio Giordana (del 2012), premiato con tre David di Donatello.
http://www.mondi.it/almanacco/voce/23109
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