Nathaniel
Hawthorne (1804-1864) diede vita a una narrativa "americana" radicata
nei valori originari dei coloni, stilisticamente impeccabile.
La vita
Hawthorne
nacque a Salem, Massachusetts, da un'antica famiglia puritana. Nel 1692 un suo
antenato era stato un giudice particolarmente crudele in un famoso processo
contro le streghe di Salem ed egli sentiva ancora su di sé il peso di tale
colpa. Perse il padre a quattro anni, dal 1825 al 1837 visse isolato nella casa
di Salem accanto alla madre vedova, studiando, pubblicando articoli su vari
giornali e scrivendo le prime opere. La segregazione volontaria accentuò le
caratteristiche della sua indole poco socievole, portata alla malinconia e
all'introspezione. Dal 1837 al 1848 lavorò come impiegato presso gli uffici
doganali di Boston e Salem, stringendo amicizia con R. Emerson; nel 1841 visse
per qualche mese a Brook Farm, sede di una comunità di trascendentalisti, e nel
1842 si sposò con Sophia Peabody, anch'essa trascendentalista. Liberatosi
dall'impiego alla dogana, in tre anni pubblicò un volume di racconti e tre
romanzi, fra cui The scarlet letter (La lettera scarlatta), che gli diedero
fama e tranquillità economica. Nel 1853 fu nominato console a Liverpool e,
concluso il mandato nel 1857, soggiornò per due anni in Italia; nel 1860
rientrò in patria. Morì improvvisamente quattro anni dopo a Plymouth, nel corso
di un viaggio intrapreso per motivi di salute.
Le opere
Dopo il
romanzo Fanshawe (1828), intessuto di elementi autobiografici, le tematiche
caratteristiche della produzione di Hawthorne cominciarono ad affermarsi nelle
raccolte Twice told tales (Racconti narrati due volte, 1837) e Mosses from an
old manse (Muschi da un vecchio presbiterio, 1846): alcuni racconti mostrano
una sapiente organizzazione formale; vi riappaiono più volte le dicotomie
bene-male, intelletto-emotività, ragione-istinto. Improntati a terrori
"gotici", a patti faustiani e demoniaci, a un senso della colpa e del
peccato, i racconti, che colpirono profondamente H. Melville, sottintendono
sempre lo scetticismo dell'autore, che lascia spesso al lettore il compito di
ricavarne eventuali significati.
La polemica
verso il rigorismo puritano, implicita nel capolavoro La lettera scarlatta,
venne ripresa e accentuata nel romanzo The house of seven gables (La casa dai
sette abbaini, 1851), il cui nucleo è costituito dal problema del male e della
sua trasmissione ereditaria.
Con The marble
faun (Il fauno di marmo, 1860), pubblicato in Inghilterra, Hawthorne chiudeva
la sua grande stagione creativa: il romanzo era la storia di una comunità di
giovani artisti americani residenti a Roma e riproponeva alcuni dei motivi
centrali della sua narrativa. In particolare, l'esperienza del peccato era
presentata come il mezzo per la crescita del protagonista.
Tornato in
patria dall'Europa, Hawthorne pubblicò una raccolta di saggi sull'Inghilterra
intitolata Our old home (La nostra antica patria, 1863) e lavorò a quattro
romanzi, che rimasero incompiuti.
I Notebooks
(Taccuini), usciti postumi in tre serie (americani, 1868, inglesi, 1870 e
franco-italiani, 1871) costituiscono un'importante testimonianza
dell'evoluzione artistica di Hawthorne e della sua complessa psicologia.
Da ricordare
sono anche i numerosi libri dedicati ai ragazzi, notevoli per la chiarezza
dello stile: Biographical stories for children (Storie biografiche per bambini,
1842) e i Tanglewood tales (Racconti di Tanglewood, 1853).
"La
lettera scarlatta"
The scarlet
letter (La lettera scarlatta, 1850) è ritenuto il suo capolavoro. La vicenda,
ambientata nel XVII secolo, tratta della vendetta che l'anziano Chillingworth
intende compiere nei confronti del reverendo Dimmesdale, che ha commesso
adulterio con sua moglie Hester Prynne, condannata per questo a portare sul
petto la lettera "A". Questa trama viene però svolta attraverso una
serie di drammatici confronti fra i tre protagonisti, ciascuno dei quali si
pone di fronte all'adulterio in una specifica e contrastante visione. Ne deriva
uno scavo psicologico di grande raffinatezza, che ritrae in un crescendo
serrato e impressionante la graduale trasformazione del marito in una figura
demoniaca, che vive solo per la vendetta, e insieme delinea sia la disperata
sofferenza del religioso, combattuto fra il desiderio di confessare alla
comunità la sua colpa e il desiderio di non recare oltraggio all'abito che
porta, sia la grande dignità di Hester, che sopporta con coraggio la propria
condanna e che, di fronte al precipitare degli eventi, trova la forza di
progettare una fuga che la catastrofe finale renderà impossibile. Sullo sfondo
vi è la comunità puritana, chiamata di volta in volta ad assistere partecipe
agli sviluppi della vicenda, in scene che ruotano tutte intorno al palco della
gogna collocato al centro della piazza. La presenza di Pearl, bambina strana ed
enigmatica, frutto dell'adulterio, e le frequenti descrizioni della natura,
spesso utilizzata in chiave simbolica, contribuiscono ad arricchire il romanzo.
Le tematiche
La produzione
letteraria di Hawthorne fu saldamente legata alla realtà storico-politica
dell'America puritana e precisamente di quel New England che costituì lo sfondo
della maggior parte dei suoi scritti. Questo ambiente fornì all'autore anche i
nuclei tematici fondamentali: la profonda passione morale, la riflessione sulla
drammatica lotta fra il bene e il male, il senso del peccato e la necessità
dell'espiazione, problemi e sentimenti considerati sia dal punto di vista del
singolo, sia da quello della collettività. Tali motivi condizionarono il modo
in cui Hawthorne si accostò alla narrazione: come risulta dagli appunti dei
suoi taccuini, le varie opere si tratti di un semplice racconto o di un
romanzo nascevano dall'individuazione di un nucleo problematico incarnato in
una determinata situazione, che si sviluppava gradualmente in una trama e via
via nei personaggi che si disponevano in essa. Il rischio dell'astrattezza e
della riflessione intellettualistica veniva evitato dalla potente capacità
trasfiguratrice dello scrittore, dall'abilità nel dar vita con simboli e
immagini alle sue narrazioni e soprattutto dall'ineguagliabile capacità di
costruire psicologicamente i personaggi, di seguire fin nei più minuti
particolari le loro sofferenze e angosce.
Pur assorbendo
elementi di liberalismo e romanticismo, pur partecipando all'esperimento
trascendentalista della comunità di Brook Farm (che gli ispirò l'ironico The
Blithedale romance, Il romanzo di Valgioiosa, 1852), a Hawthorne appariva
assurda quella fiducia assoluta nella natura e nella ragione. Non si poteva
semplificare in tal modo la complessità della condizione umana, eliminando le
zone d'ombra, il male che si annida nel cuore di ognuno. La ricerca del vero
coincideva con l'analisi delle "allegorie del cuore", consapevolezza
della dialettica di bene e male, di colpa e riscatto, quali tramandavano le
simbologie dei vecchi puritani. Era necessario recuperare quell'eredità di
cultura introspettiva, di simboli e corrispondenze, trasferire in senso
"laico" quelle verità di inquietudine, di disagio. Ammirato da
Melville, Hawthorne ebbe uno dei più grandi estimatori in Henry James, che vide
in lui un maestro impareggiabile di introspezione psicologica.
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