In occasione della ricorrenza, l'Istituto Superiore di Sanità ha
organizzato, in streaming,
il XXIII Convegno Nazionale Tabagismo e Servizio Sanitario Nazionale, in
collaborazione con l'Istituto di Ricerche Farmacologiche “Mario Negri” e la
Società Italiana di Tabaccologia. Nel corso del convegno, che si terrà a
partire dalle 8.45, sarà approfondita la tematica proposta dall’OMS e verranno
divulgati i dati dell'ultimo Rapporto sul fumo in Italia. Leggi il programma e
il Comunicato stampa ISS.
La
campagna dell'OMS
Sono più di 8
milioni le persone che muoiono ogni anno a causa delle gravi e numerose
patologie (malattie cardiovascolari, tumori, malattie respiratorie e diabete)
correlate al consumo di tabacco. La maggior parte dei decessi si verifica nei
paesi a basso e medio reddito, spesso bersaglio di intense interferenze e marketing dell'industria
del tabacco.
L'OMS
quest’anno pone l’attenzione sull’importanza della cessazione, soprattutto in
un momento in cui si consolida anche l’evidenza che i fumatori hanno maggiori
probabilità di sviluppare una forma grave di COVID-19 rispetto ai non
fumatori.
In tutto il
mondo circa 780 milioni degli 1,3 miliardi di consumatori di tabacco affermano
di voler smettere, ma solo il 30% di loro ha accesso agli strumenti che possono
aiutarli a farlo. Questo divario nell'accesso ai servizi di cessazione è
ulteriormente aggravato nell'ultimo anno, a causa del personale sanitario
mobilitato nella gestione della pandemia.
La campagna
lanciata dall’OMS mira a consentire a 100 milioni di consumatori di tabacco di
fare un tentativo di smettere, creando reti di supporto e aumentando l'accesso
ai servizi che hanno dimostrato di aiutare i consumatori di tabacco a smettere
con successo.
L’OMS ha messo
anche a disposizione un servizio innovativo, “Florence”, un operatore
sanitario digitale (disponibile in inglese 24 ore su 24, 7 giorni su 7) per
aiutare le persone a smettere di fumare, cui si affiancano programmi di
supporto su WhatsApp e Viber.
Ma per
raggiungere l’obiettivo sono necessarie anche politiche e interventi efficaci
per ridurre la domanda e l’offerta di tabacco.
La Convenzione
quadro dell'OMS sul controllo del tabacco (WHO FCTC) indica con chiarezza le
misure che i Paesi dovrebbero adottare, aggiornando indirizzi e linee guida
sulla base del consolidarsi di evidenze scientifiche.
Strategie
chiave sono, ad esempio, l’estensione degli ambienti senza fumo, le politiche
fiscali e dei prezzi, il controllo della pubblicità e la regolamentazione degli
ingredienti e, non ultima, l'offerta di aiuto per smettere.
Anche l’Unione
Europea, aderendo alla FCTC, si muove in questa direzione con le sue
raccomandazioni e Direttive.
Inoltre, la
Commissione Europea ha presentato lo scorso 4 febbraio il Piano Europeo di
Lotta contro il Cancro (Europe’s Beating Cancer Plan) che definisce un nuovo
approccio dell'Unione Europea all’intero percorso della malattia, dalla
diagnosi precoce, alla prevenzione, al trattamento ed all’assistenza dei
malati.
Una delle
azioni del Piano europeo è finalizzata a “realizzare un'Europa senza tabacco”
per creare una generazione senza tabacco in cui meno del 5% della popolazione
ne faccia uso entro il 2040, rispetto a circa il 25% di oggi. L'obiettivo
intermedio è raggiungere lil goal dell'OMS di una riduzione relativa del 30%
del consumo entro il 2025, rispetto al 2010, corrispondente ad una prevalenza
del fumo di circa il 20% della popolazione della Unione Europea.
In
Italia
Il consumo di
prodotti del tabacco (da fumo e non da fumo) è tuttora nel nostro Paese la
principale causa di morbosità e mortalità prevenibile.
Si stima che
siano attribuibili al fumo di tabacco oltre 93.000 morti (il 20,6% del totale
di tutte le morti tra gli uomini e il 7,9% del totale di tutte le morti tra le
donne) con costi diretti e indiretti pari a oltre 26 miliardi di euro (Tobacco
Atlas sesta edizione). Per quanto riguarda i tumori, il tabacco è il
fattore di rischio con maggiore impatto a cui sono riconducibili almeno 43.000
decessi annui.
Nel 2020 il
fumo di tabacco è più diffuso nella fascia di età che va trai 25 e i 34 anni
(24,2%); in particolare, tra gli uomini la quota più elevata si raggiunge tra i
25-34 anni (29,9%), mentre per le donne la fascia di età con la prevalenza più
alta è quella tra i 55-59 anni, con una percentuale pari al 21% (Fonte ISTAT).
Per quanto
riguarda i ragazzi secondo l'ultima indagine GYTS, nel 2018 circa uno studente
su cinque dai 13 ai 15 anni ha fumato più di una sigaretta negli ultimi 30
giorni. Il fumo di sigaretta è più diffuso tra le ragazze (23,6%) rispetto ai
coetanei maschi (16,2%): entrambi i dati sono in calo rispetto al
2014 (indagine GYTS 2018).
Sigarette
elettroniche e nuovi prodotti del tabacco
La comparsa
sul mercato negli ultimi anni di nuovi prodotti a base di nicotina (dalle
sigarette elettroniche ai prodotti del tabacco di nuova generazione) ha aperto
nuovi scenari relativamente alle strategie di prevenzione. La loro diffusione
come alternativa alle sigarette tradizionali, in particolare, rappresenta
motivo di preoccupazione per la salute pubblica. Le problematiche riguardano
essenzialmente i possibili effetti sulla salute legati all’eventuale presenza
di sostanze pericolose nei liquidi di ricarica o nelle emissioni.
L’uso della
sigaretta elettronica riguarda circa il 2,5% della popolazione con più di 14
anni e dai dati della GYTS risultano raddoppiati i giovani che la usano tra il
2014 e il 2018
I nuovi
prodotti del tabacco riscaldato sono entrati nel mercato italiano nel 2015 e
anche se le indagini sulla prevalenza non riescono a coglierne appieno la
diffusione tra i consumatori, i dati sulle vendite ne fanno il prodotto più
acquistato subito dopo le sigarette.
Anche se le
aziende produttrici ne sostengono l'uso in un'ottica di riduzione del danno, le
evidenze scientifiche disponibili non sono sufficienti a dimostrare che il
prodotto sia associato a un’effettiva riduzione del rischio. Tale approccio non
può essere adottato quale strategia di salute pubblica, che mira invece alla
disassuefazione dal fumo e dall'utilizzo di prodotti del tabacco o contenenti
nicotina.
Tabacco
e Covid-19
La recente
pandemia da Covid-19 ha avuto un impatto enorme di salute pubblica a livello
mondiale e ha reso necessaria l’adozione in tutti i Paesi di misure per il
contenimento del contagio e il rafforzamento delle precauzioni individuali
(distanza di sicurezza, comportamenti corretti sul piano dell’igiene).
Data la
trasmissione per via aerea del virus, in genere attraverso le goccioline
respiratorie (droplets) diversi studi hanno cominciato ad approfondire
il rapporto tra infezione e fumo, con risultati peraltro ancora non univoci e
definitivi.
L’OMS già a
marzo 2020 sottolineava che il fumo può aggravare situazioni patologiche come
il Covid-19, dato che il tabacco comporta "una ridotta capacità polmonare
che aumenterebbe notevolmente il rischio di malattie gravi". Vari studi
hanno dimostrato che il fumo di sigaretta rappresenta un fattore prognostico
negativo per tali pazienti, i quali ricorrono più facilmente alla terapia
intensiva o alla ventilazione meccanica o presentano un numero di sintomi da
Covid-19 più elevato rispetto ai non fumatori.
Considerati i
ben noti danni da fumo e le iniziali evidenze di nocività dell’uso di sigarette
elettroniche, appare, pertanto, importante, anche in relazione all’epidemia da
Covid-19, sostenere soprattutto i fumatori e i consumatori di prodotti con o
senza nicotina verso la motivazione a smettere, con sicuri benefici, immediati
e di lungo periodo, per la salute.
Tabacco
e Piano Nazionale della Prevenzione
Con l’approvazione
del Piano Nazionale della Prevenzione 2020-25 le
Regioni sono chiamate a promuovere l’adozione consapevole di uno stile di vita
sano e attivo in tutte le età e nei setting di vita e di lavoro, integrando
cambiamento individuale e trasformazione sociale.
All’interno
del Macro Obiettivo 1 dedicato alla prevenzione delle Malattie croniche le
Regioni dovranno sviluppare programmi di contrasto al consumo dei prodotti del
tabacco e con nicotina condivisi tra i Servizi sanitari e sociosanitari,
istituzioni educative e datori di lavoro, attivando reti e comunità locali.
https://www.salute.gov.it/portale/news/p3_2_1_1_1.jsp?menu=notizie&id=5
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