Vent'anni dopo il celebre volo dei fratelli
Wright, l'aviazione si apprestava a vivere una fase di svolta con il boom
degli anni Venti e Trenta del XX secolo. I progressi tentati in termini di
prestazioni e affidabilità nel corso della Prima guerra mondiale, vennero messi
a frutto in questo periodo, grazie a una rinnovata ambizione verso la conquista
dei cieli e alle pressanti esigenze di rendere più veloci i collegamenti civili
e commerciali sulle grandi distanze.
La nuova sfida era rappresentata dai voli transatlantici per i quali c'era
qualcuno disposto a pagare profumatamente; come l'imprenditore Raymond Orteig
che, dal 1919, aveva messo in palio un premio di 25.000$ per chi avesse
compiuto la prima trasvolata atlantica senza scalo. Una scommessa che Charles
Lindbergh, pilota 25enne dell'aeronautica statunitense, era intenzionato ad
affrontare con una soluzione tecnica che in quel momento ai più sembrava una
follia, al punto da soprannominarlo il "pazzo volante".
Il giovane, figlio di immigrati svedesi benestanti, era convinto che il
monoplano monomotore fosse il mezzo più adatto a quel tipo di volo, perché più
affidabile ed aerodinamico, rispetto ai tradizionali biplani plurimotore. Dopo
numerosi rifiuti, trovò i finanziatori per la costruzione del velivolo che
aveva in mente, affidata alla compagnia californiana Ryan Airlines.
Il modello, un monomotore ad ala alta e con 240 CV di potenza, prese il nome
di "Spirit of Saint Louis", in onore della città del
Missouri da cui provenivano i finanziatori.
La partenza venne fissata per venerdì 20 maggio del 1927 dall'aeroporto Roosevelt
Field, vicino a New York. Giornali e radio di mezzo mondo costruirono
un'attenzione spasmodica attorno all'evento, parlando di impresa del secolo,
mentre i bookmakers inglesi registravano migliaia di scommesse sulla sua
riuscita. Un certo pessimismo aveva iniziato a farsi largo dopo il fallito
tentativo degli aviatori francesi Charles Nungesser e François Coli, partiti
l'8 maggio e scomparsi nel nulla.
A Lindbergh andò diversamente. Esattamente dopo 33 ore e mezza di volo,
a una velocità media di 188 km/h, il giovane pilota sorvolò la Torre Eiffel
atterrando nel vicino aeroporto di Champs de Le Bourget. Ad attenderlo 150 mila
persone in delirio e le massime autorità francesi, che gli conferirono la croce
d'onore. Il ritorno in patria fu ancor più trionfale: accolto come un eroe dal
presidente Calvin Coolidge e portato in trionfo per il paese, si vide assegnato
il grado di colonnello.
La sua fama crebbe negli anni a seguire, parallelamente all'insofferenza per
l'attenzione morbosa riservata dai media a lui e alla sua famiglia. Una
condizione che si fece insopportabile con la vicenda del rapimento e
dell'assassinio del primogenito Charles August, che lo costrinse a trasferirsi
in Europa. Cinque anni più tardi l'impresa di Lindbergh venne bissata dalla
connazionale Amelia Earhart, prima donna a compiere la trasvolata
dell'Atlantico in solitaria.
http://www.mondi.it/almanacco/voce/6175
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