Gli eroi del
ciclismo: Fausto Coppi
Ragazzo dal carattere molto umile ed
introverso, apprezzato da tutti per il suo modo di fare e per la sua costanza,
trascorre l’infanzia a contatto con la natura, correndo in lungo ed in largo
sulla bicicletta donatagli dallo zio. Di chi stiamo parlando? Del
leggendario Fausto Coppi, uno dei più grandi personaggi sportivi
del nostro Paese a cui oggi dedichiamo il primo articolo della nostra nuova
rubrica dedicata agli eroi del ciclismo.
Biografia
Fausto Coppi nasce il 15 settembre del
1919 a Castellania, un piccolo comune in provincia di Alessandria. Già alla
tenera età di 13 anni, decide di trovare lavoro come garzone presso una salumeria
di Novi Ligure, deciso più che mai a non seguire le orme sua della famiglia di
origine contadina. Proprio in questo periodo inizia a coltivare la passione per
la bicicletta, grazie a Biagio Cavanna, pistard, dirigente sportivo
italiano e gestore di una scuola di ciclismo che gli insegna il mestiere e
l’amore per le due ruote.
La carriera
Soprannominato il Campionissimo o l’Airone,
Fausto Coppi è considerato uno dei più grandi e famosi atleti di tutti i tempi.
Veloce e potente sia in salita che in discesa, si è imposto nelle più
importanti classiche e corse a tappe della storia del ciclismo, grazie,
soprattutto, alle sue caratteristiche di corridore completo ed adatto a
qualsiasi tipo di competizione su strada.
Fausto Coppi ha collezionato un totale
di 122 vittorie in carriera, vincendo cinque volte il Giro d’Italia (1940,
1947, 1949, 1952 e 1953) e due volte il Tour de France (1949 e
1952) indossando, rispettivamente, 31 giorni la maglia rosa e 19 giorni la
maglia gialla.
La prima vittoria del Giro, all’esordio
nel 1940, fu sensazionale ed indimenticabile grazie alla fuga solitaria
nella tappa Firenze-Modena dove Coppi si impose sotto una
pioggia battente e, soprattutto, dopo aver ottenuto il “via libera” in seguito
alla caduta di Bartali, suo capitano, durante le prime tappe. Dal
quel momento, la figura di gregario scomparve e la maglia rosa fu sua fino alla
marcia trionfale di Milano.
La vittoria del 1949, invece, rimase
negli annali del ciclismo per la radiocronaca del giornalista Mario
Ferretti che commentò così la fuga di 193 chilometri di Fausto coppi
nella tappa Cuneo-Pinerolo: “Un uomo solo è al comando; la
sua maglia è bianco-celeste; il suo nome è Fausto Coppi”.
Numerose ed altrettanto memorabili
furono, come accennato precedentemente, le vittorie nella grandi classiche come
quelle alla Milano-Sanremo nel 1946, anno di nascita del
binomio Fausto Coppi – Bianchi con vittoria schiacciante e ben
14 minuti di distacco sul secondo classificato, 1948 e 1949, alla Parigi-Roubaix nel
1950 e alla Freccia Vallone sempre nello stesso anno.
L’Airone fu, inoltre, campione
del mondo d’inseguimento nel ’47 e nel ’49 nel ciclismo su
pista, primatista dell’ora dal 1942 al 1956 (45,798 km) e nuovamente campione
del mondo, questa volta su strada, nel 1953.
Fausto Coppi vs Gino Bartali
Passata ormai alla storia, come anche la
foto che li ritrae mentre si passano una bottiglietta durante il Tour del ’52,
rimane la sua rivalità con un altro grande campione: Gino Bartali.
Questa sana “ rivalità sportiva “ si trasforma man mano in una grande
collaborazione che porta i 2 ad unirsi nel progetto della “ San Pellegrino “.
Purtroppo però, Coppi non riuscirà mai a gareggiare per la formazione del “
Ginettaccio “: nel Dicembre del 1959 il campione contrae la malaria.
Viene ricoverato in ospedale, già febbricitante, il 29 Dicembre ma da li non
mostrerà più alcun segno di miglioramento e morirà il 2 Gennaio del 1960, a
neanche quarantun’anni.
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