Le luci, la musica e il clima di festa
di una crociera iniziata da poco. È la suggestiva immagine che la Costa
Concordia consegna al suo passaggio
davanti all'Isola del Giglio, perla naturalistica
dell'arcipelago toscano.
In pochi attimi uno schianto prelude a una
notte di terrore e morte, che si conclude con la mastodontica nave sommersa per
metà dal mare. Inizia così la storia di un assurdo naufragio che ferisce al
cuore la secolare tradizione di un «paese di
poeti, santi e navigatori».
Dal porto di Civitavecchia, alle 19 di venerdì
13 gennaio, agli ordini del comandante
Francesco Schettino, 52enne originario della penisola
sorrentina.
Alle 21,30 la nave si approssima a fronteggiare la costa del Giglio e
il comandante risale in plancia per realizzare un qualcosa che ha in mente
dall'inizio del viaggio: la manovra
dell'inchino. Si tratta di una prassi consolidata (anche se
ufficialmente non riconosciuta) tra i capitani delle navi crociera, che prevede
il passaggio sottocosta per salutare con luci e
segnali acustici gli abitanti del posto. In questo caso, la dedica è personale ed è rivolta a Mario Palomo,
comandante in pensione che Schettino chiama al telefono proprio in quel
frangente.
Nemmeno un
quarto d'ora dopo, la Concordia impatta violentemente con la fiancata sinistra
contro uno scoglio che sventra la pancia della nave,
aprendo una ferita lunga 75 m e larga 2.
L'urto provoca un boato allarmando i passeggeri. La paura si trasforma in
panico quando pochi istanti dopo la motonave compie una sorta di testa coda e
si incaglia a mezzo miglio dalla costa. Nei locali è un inferno di tavoli e
mobili che si rovesciano, con la gente, ignara dell'accaduto, che scappa in
tutte le direzioni.
L'equipaggio predica la calma parlando di
guasto tecnico ma quando il primo ufficiale Giovanni Iaccarino scende in sala
macchine e trova l'area completamente invasa dall'acqua, intuisce che non resta
più tanto tempo per agire. Alle 22,
mentre la nave cala nel buio più totale, partono le prime chiamate dei
passeggeri verso i parenti che a loro volta allertano
Carabinieri e Capitaneria di Livorno. Inizia una fase convulsa di telefonate
tra quest'ultima e Schettino, che solo
alle 22.26 ammette l'esistenza di «una via d’acqua»,
assicurando che non ci sono morti e feriti da segnalare.
La capitaneria non si fida e fa partire i
soccorsi. A questo punto scatta una sorta di ammutinamento
tra gli ufficiali, che affidano il comando a Roberto Bosio. È
lui a dare il segnale di evacuazione
immediata poco prima delle 23, al cui suono la gente si fa
prendere dal panico accalcandosi sulle scialuppe
tra urla e pianti. Attimi fatali per due turisti francesi e un
marinaio che precipitano in mare, morendo annegati e per assideramento. Sono le
prime tre vittime di questa assurda tragedia.
Intorno alla mezzanotte, con la nave riversa
in acqua sul fianco destro, testimoni
notano Schettino su uno scoglio vicino alla Concordia, mentre le operazioni di
evacuazione sono ancora in corso. Il sospetto che abbia abbandonato la nave per mettersi in salvo, mette in
allarme il comandante della capitaneria di porto di Livorno Gregorio De Falco, che lo raggiunge
telefonicamente. Tra i due intercorrono tre chiamate dai toni concitati che,
diffuse successivamente dai media, alimentano i sospetti sulla condotta poco
ortodossa di Schettino.
Alle 4,46
si concludono le operazioni di salvataggio dei passeggeri, ma all'appello
mancano 27 persone oltre alle tre vittime già accertate; i
loro corpi vengono recuperati nei mesi successivi portando il bilancio complessivo a 32 morti. All'indomani
del naufragio parte la caccia ai responsabili. In cima all'elenco c'è
ovviamente Schettino, per il quale scatta l'arresto con le accuse di omicidio
plurimo colposo, naufragio e abbandono di nave. Al vaglio degli inquirenti c'è
la mancata segnalazione del mayday (richiesta di soccorso) e il passaggio
troppo ravvicinato alla costa del Giglio. Nel maggio 2017 la Corte di Cassazione
conferma la sentenza di condanna a 16
anni di reclusione.
Statistiche alla mano, la Concordia risulta la nave passeggeri di maggior
tonnellaggio mai naufragata. Ciò spiega le difficili operazioni
di recupero del relitto, iniziate il 29 maggio 2013 e giunte a una svolta nel
settembre dello stesso anno con il completamento della rotazione.
https://www.sanmarinortv.sm/news/attualita-c4/13-gennaio-2012-naufragio-nave-costa-concordia-a54160
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