«I have a dream!»
Esistevano in America fontanelle pubbliche separate
per bianchi e neri. A teatro, le balconate erano altrettanto separate e così i
posti negli autobus pubblici. La lotta per cambiare queste condizioni e
guadagnare la parità dei diritti di fronte alla legge per i cittadini di
qualsiasi razza è stata la scelta di fondo della breve vita di Martin Luther
King.
Pacifista convinto e grande uomo del Novecento, Martin
Luther King Jr. nasce il 15 gennaio 1929 ad Atlanta (Georgia), nel Profondo sud
degli States. Suo padre era un predicatore della chiesa battista e sua madre
una maestra. I King inizialmente vivono nella Auburn Avenue, soprannominata il
Paradiso Nero, dove risiedono i borghesi del ghetto, gli "eletti della
razza inferiore", per dirla con un'espressione paradossale in voga al
tempo. Nel 1948 Martin si trasferisce a Chester (Pennsylvania) dove studia
teologia e vince una borsa di studio che gli consente di conseguire il
dottorato di filosofia a
Boston.
Qui conosce Coretta Scott, che sposa nel '53. A partire
da quell'anno, é pastore della Chiesa battista a Montgomery (Alabama). Nel
periodo '55-'60, invece, è l' ispiratore e l' organizzatore delle iniziative
per il diritto di voto ai neri e per la parità nei diritti civili e sociali,
oltre che per l'abolizione, su un piano più generale, delle forme legali di
discriminazione ancora attive negli Stati Uniti.
Nel 1957 fonda la "Southern Christian Leadership
Conference" (Sclc), un movimento che si batte per i diritti di tutte le
minoranze e che si fonda su ferrei precetti legati alla non-violenza di stampo
gandhiano, suggerendo la nozione di resistenza passiva. Per citare una frase di
un suo discorso: "...siamo stanchi di essere segregati e umiliati. Non
abbiamo altra scelta che la protesta. Il nostro metodo sarà quello della
persuasione, non della coercizione... Se protesterete con coraggio, ma anche
con dignità e con amore cristiano, nel futuro gli storici dovranno dire: laggiù
viveva un grande popolo, un popolo nero, che iniettò nuovo significato e
dignità nelle vene della civiltà.". Il culmine del movimento si ha il 28
agosto 1963 durante la marcia su Washington quando King pronunci a il suo
discorso più famoso "I have a dream...." ("Ho un sogno").
Nel 1964 riceve ad Oslo il premio Nobel per
la pace.
Durante gli anni della lotta, King viene più volte
arrestato e molte manifestazioni da lui organizzate finiscono con violenze e
arresti di massa; egli continua a predicare la non violenza pur subendo minacce
e attentati.
"Noi sfidiamo la vostra capacità di farci
soffrire con la nostra capacità di sopportare le sofferenze.metteteci in
prigione, e noi vi ameremo ancora. Lanciate bombe sulle nostre case e
minacciate i nostri figli, e noi vi ameremo ancora Mandate i vostri
incappucciati sicari nelle nostre case nell' ora di mezzanotte, batteteci e
lasciateci mezzi morti, e noi vi ameremo ancora. Fateci quello che volete e noi
continueremo ad amarvi. Ma siate sicuri che vi vinceremo con la nostra capacità
di soffrire. Un giorno noi conquisteremo la libertà, ma non solo per noi
stessi: faremo talmente appello alla vostra coscienza e al vostro cuore che
alla fine conquisteremo anche voi, e la nostra vittoria sarà piena.
Nel 1966 si trasferisce a Chicago e modifica parte
della sua impostazione politica: si dichiara contrario alla guerra del Vietnam
e si astiene dal condannare le violenze delle organizzazioni estremiste,
denunciando le condizioni di miseria e degrado dei ghetti delle metropoli,
entrando così direttamente in conflitto con la Casa Bianca.
Nel mese di aprile dell'anno 1968 Luther King si recò
a Memphis per partecipare ad una marcia a favore degli spazzini della città
(bianchi e neri), che erano in sciopero. Mentre, sulla veranda dell'albergo,
s'intratteneva a parlare con i suoi collaboratori, dalla casa di fronte vennero
sparati alcuni colpi di fucile: King cadde riverso sulla ringhiera, pochi
minuti dopo era morto. Approfittando dei momenti di panico che seguirono,
l'assassino si allontanò indisturbato. Erano le ore diciannove del 4 aprile. Il
killer fu arrestato a Londra circa due mesi più tardi, si chiamava James Earl
Ray, ma rivelò che non era stato lui l'uccisore di King; anzi, sosteneva di
sapere chi fosse il vero colpevole. Nome che non poté mai fare perché venne
accoltellato la notte seguente nella cella in cui era rinchiuso.
Ancora oggi il mistero della morte dell'indimenticabile
leader nero rimane insoluto.
A lui sono oggi dedicate molte vie, piazze, poesie e
canzoni; non ultima la famosissima "Pride - In the name of love"
degli U2.
https://biografieonline.it/biografia-martin-luther-king
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