Giorgio Perlasca nasce a Como il 31 gennaio 1910. Negli anni Venti aderisce con entusiasmo al fascismo, in particolar modo alla versione dannunziana e nazionalista. Parte poi come volontario, prima per l’Africa Orientale e poi per la Spagna, dove combatte al fianco del generale Franco. Tornato in Italia al termine della guerra civile spagnola, prende le distanze dalle scelte di Mussolini di allearsi con la Germania e di promulgare le leggi razziali nel 1938. Non per questo, tuttavia, diventa un antifascista.
Scoppiata la seconda guerra mondiale, è inviato
come incaricato d’affari nei paesi dell’Est con lo status diplomatico.
L’Armistizio tra l’Italia e gli Alleati (8 settembre 1943) lo coglie a
Budapest. Rifiuta di aderire alla
Repubblica Sociale Italiana ed è quindi internato per
alcuni mesi in un castello riservato ai diplomatici.
Nell'ottobre del 1944 iniziano le persecuzioni
sistematiche, la violenza e le deportazioni dei cittadini di religione ebraica.
Perlasca, con uno stratagemma, sfugge al controllo sugli internati e si
nasconde prima presso conoscenti, poi nell'Ambasciata spagnola. Qui inizia a
collaborare con l'Ambasciatore Sanz Briz, il quale ha iniziato a rilasciare i
salvacondotti per proteggere i cittadini ungheresi di religione ebraica. A fine
novembre Sanz Briz deve lasciare l’Ungheria per non riconoscere il nuovo
governo filo nazista di Szalasi. Perlasca
si presenta come sostituto dell'Ambasciatore spagnolo e regge pressoché da solo
l'Ambasciata, con il rischio di essere scoperto dai nazisti e
pressato dalla necessità reperire i viveri per gli ebrei rifugiati nelle sue
"case protette" lungo il Danubio. Riesce ad evitare la loro
deportazione fino all'arrivo dell'Armata Rossa, salvandone ben 5218.
Fatto prigioniero dai sovietici e liberato dopo
pochi giorni, rientra finalmente in Italia, dove conduce una vita normalissima,
chiuso nella sua riservatezza. Non
racconta a nessuno, nemmeno in famiglia, la sua storia di coraggio, altruismo e
solidarietà, finché negli anni Ottanta alcune ebree ungheresi
si mettono alla ricerca del diplomatico spagnolo che durante la seconda guerra
mondiale le aveva salvate. Attraverso il giornale della comunità ebraica a
Budapest, lo rintracciano a Padova. In questo modo la sua vicenda esce dal
silenzio.
Giorgio Perlasca muore il 15 agosto del 1992. È
sepolto nel cimitero di Maserà, a pochi chilometri da Padova. Sulla sua lapide,
a fianco delle date, ha voluto un'unica iscrizione “Giusto tra le Nazioni”, in
ebraico.
La sua storia è stata raccontata da Enrico
Deaglio nel libro La banalità del
bene (Feltrinelli, Milano, 1991) da cui è stato tratto il film
per la TV Perlasca. Un eroe italiano
https://it.gariwo.net/giusti/shoah-e-nazismo/giorgio-perlasca-142.html
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