Questo fiore conserva per tradizione una mesta
associazione alla ricorrenza dei Morti che si celebra il 2 novembre di ogni
anno.
Ma a dispetto di questo triste abbinamento, l'alone
misterioso che aleggia sulle origini di questo fiore è esattamente l'opposto:
la sua fioritura è un inno alla vita. Chi ricorda altri fiori che raggiungono
la fioritura a fine autunno, quando la stragrande maggioranza dei fiori già
soccombe alle prime avvisaglie del tardo autunno o dei primi rigori invernali?
La leggenda così racconta:
In un piccolo e remoto paesino di campagna viveva con
sua mamma un bambino orfano di padre. Il suo nome era Cristiano, e non aveva
mai conosciuto suo papà, morto di una grave malattia prima ancora che nascesse.
Viveva con la madre che sgobbava da mattina a sera facendo le pulizie nelle
case altrui, stirando i vestiti di alcuni signori del paese, coltivando un
piccolissimo orticello a ortaggi e fiori.
La vita per la mamma si era fatta dura dopo la morte
del papà, ma nonostante questo non faceva mancare nulla al figlio, a cominciare
dall'istruzione e dall'insegnamento di sani princìpi.
Proprio perché i soldi non erano tanti, anzi appena
sufficienti, il figlio portava indumenti magari rattoppati e lisi dal tempo, ma
sempre puliti e decorosi. I pasti, in linea con le scarse disponibilità
economiche della famiglia, erano piuttosto frugali e, in una mutua solidarietà
silenziosa, a volte l'uno fingeva all'altro poco appetito per favorire l'altro
della propria razione di cibo. Una zuppa di cipolle era il pasto migliore che
potevano permettersi, ma spesso dovevano accontentarsi di un tozzo di pane
raffermo che ammorbidivano nell'acqua.
Un inverno estremamente rigido ridusse a letto la
mamma di Cristiano, con l'inevitabile interruzione dell'introito di quei pochi
spiccioli che la mamma guadagnava. Le medicine di cui necessitava la mamma
erano troppo costose per le loro disponibilità e quantunque il ragazzo
s'ingegnasse con piccoli lavoretti e servigi a racimolare qualche spicciolo,
questi erano appena sufficienti a garantire un brodo caldo alla mamma e qualche
tozzo di pane. Ogni giorno che passava, Cristiano vedeva il progressivo
deperimento della mamma e gli si struggeva il cuore nel sentire di notte la sua
tosse cavernosa ed il suo respiro affannoso.
Una sera terribile di tuoni e lampi, Cristiano sentì
bussare all'uscio. Aprì la porta e vide una malmessa vecchietta tutta
inzuppata, che si reggeva a stento su un bastone. Senza indugio Cristiano porse
il proprio braccio alla vecchietta e la fece accomodare su una sedia vicino al
misero fuoco che si sprigionava dal camino. Una volta che la vecchietta fu
riscaldata, Cristiano la portò vicino al tavolo della credenza e le porse la
sua cena: un piatto di brodo ben caldo ed un tozzo di pane, scusandosi di non
poterle offrire di più.
Finita la cena, la vecchietta, che altro non era che
una fata sotto false sembianze, si svelò al ragazzo: "Cristiano, stasera
ho conosciuto la tua bontà d'animo. Come fata, voglio ringraziarti a modo mio
per esserti privato della tua cena. So che tua mamma è molto malata e che non
potete permettervi le cure mediche. Ebbene, sappi che da domani starà meglio e
vivrà con te almeno tanti altri giorni quanti i petali del fiore che all'alba
di domani mi farai trovare all'esterno dell'uscio di casa."
Detto questo svanì dalla vista dell'attonito Cristiano
che, dopo l'iniziale sbigottimento, fra lo sbalordito e l'incredulo si
precipitò nel piccolo orticello dove colse un fiore che assomigliava ad una
dalia dei giorni nostri.
L'ingegnoso fanciullo sapeva il fatto suo e tanto era
il desiderio di poter godere della compagnia della mamma per molti altri anni,
che maturò il suo disegno: portò il fiore in casa e, con delle forbici affilate
e mano ferma, incise ognuno dei già tanti petali del fiore fino ad ottenere
tantissime minuscole listarelle. Prima dell'alba ripose nel posto stabilito il
fiore, trasformato come i nostri attuali crisantemi ricchi di fitti petali
ricurvi su se stessi, ed infine, stanco, si addormentò.
L'indomani il fiore era sparito e, come promesso dalla
fata, la mamma di Cristiano guarì e godette della vicinanza di Cristiano ancora
per moltissimi anni.
Ecco perché questo fiore, poi chiamato Crisantemo, a
dispetto del suo prevalente uso sulle tombe cimiteriali, rappresenta invece un
simbolo di vita e come tale, in ossequio alla leggenda, anche simbolo di
'tenacia' alla sopravvivenza nei rigori climatici stagionali. (dal web)
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