“Dobbiamo
andare con il piede per terra.” Aldo Biscardi
Una corte molto speciale
Aldo Biscardi, il popolare giornalista sportivo, nasce
il 26 novembre 1930 a Larino, un paesino ubicato in provincia di Campobasso.
Per effettuare gli studi universitari si trasferisce a Napoli: nel cuore e
nella testa ha sempre il calcio, sogna le partite ad occhi aperti e legge tutto
quello che può ma il dovere incalza ed è così che, facendo felice tutta la
famiglia, finalmente consegue la tanto agognata laurea. Appassionato comunque
di sport a 360 gradi, sogna di poter fare di questa sua "febbre" una
professione. Tra la ricerca di un lavoro e l'altro, dunque, bussa alle porte
anche di qualche redazione, alcune delle quali fortunatamente lo accolgono
nelle loro file come collaboratore.
Una gavetta fondamentale per il futuro sviluppo della
sua carriera di giornalista sportivo. Nel '52, ad esempio, lo troviamo nei
corridoi del quotidiano napoletano "Il Mattino", dove rimane per
qualche anno, mentre nel 1956 passa a "Paese Sera", la testata che
rappresenta il suo vero trampolino di lancio. Grazie alla sua vèrve, alla sua
capacita organizzativa e alle sue doti di accentratore. Infatti, ben presto
approda alla qualifica di caporedattore, infondendo nelle pagine da lui guidate
e nei suoi collaboratori quella carica innovativa che è una caratteristica
peculiare anche del Biscardi poi diventato popolare.
Il lavoro a "Paese Sera", fra l'altro, lo
obbliga ad una trasferta nella capitale, un ottimo punto d'arrivo per sondare
gli umori di quello che succede intorno (non bisogna dimenticare che a Roma c'è
pur sempre la sede più importante della Rai). Prosegue dunque la sua carriera
ricoprendo anche il ruolo d'inviato speciale nel seguire diversi campionati
mondiali di calcio.
In questo periodo ha comincia a concepire l'idea di un
programma che, ogni settimana, metta vivacemente a confronto esperti di calcio,
di opposti pareri, su un particolare aspetto del campionato. Nel 1979 il colpo
di fortuna: inizia a lavorare per la televisione come responsabile dei
programmi sportivi della terza rete e nel, 1980, riesce finalmente a realizzare
il suo sogno, lanciando "Il Processo del Lunedì", un titolo
azzeccatissimo suggerito da una frase di Gianni Rodari che,
nella prefazione ad una storia del giornalismo sportivo
dello stesso Biscardi, affermava che questi "...parla di calcio come ad
un processo". A condurre in studio Enrico Ameri, all'epoca prima voce
della trasmissione radiofonica "Tutto il calcio minuto per minuto", e
Novella Calligaris. Aldo Biscardi era in regia a pilotare in voce l'intero programma
che andava in onda in terza serata alle 22.45. Biscardi introdusse la
"scheda d'accusa" che affidò all'allora giovanissimo giornalista
Carlo Nesti (scheda che durò fino a quando il Processo rimase in Rai).
La formula del Processo, così apparentemente semplice
ed elementare, si rivela in raltà un autentico colpo di genio comunicativo,
riuscendo a catalizzare i sentimenti di un'intera nazione e proponendosi come
il crogiuolo ideale dove dibattere i temi caldi, scelti con arguzia dallo
stesso Biscardi (indifferente e per nulla condizionato rispetto alle tematiche
imperanti sui maggiori quotidiani). La forza di Biscardi, inoltre, è quella di
porsi come un moderatori appassionato ma inflessibile, un arbitro che naviga
con sapienza nel polverone che spesso i dibattiti assumono. Insomma, il nome
del Processo si lega indissolubilmente al nome di Biscardi: ben presto diventa
lui è il conduttore unico, immediatamente riconoscibile, e gli ascolti sono
tutti dalla sua parte.
In un'intervista Aldo Biscardi ha avuto modo di
dichiarare: "Non ti dico le lotte, allora anche nelle Tribune Politiche
vigeva la legge della clessidra, tre minuti a testa e via. Non c'erano
trasmissioni di approfondimento sul calcio, a parte la timida moviola inventata
da Eros Vitaletti e Carlo Sassi. Io mi inventai il moviolone e sconvolsi il
calcio con le polemiche. Per aver detto che la Juve aveva rubato lo scudetto
alla Roma pagai sette anni di boicottaggio della società bianconera, Sergio Zavoli mi
rivelò ai funerali di Willy De Luca tutte le pressioni ricevute dagli Agnelli.
Se avessi avuto allora il Moviolone di oggi, avrei fatto dieci milioni di
ascolto con il gol annullato a Turone. E poi in Rai, insomma, qualche merito
l'ho avuto pure nelle assunzioni, ma nessuno me lo riconosce mai. Ho portato
Varriale, Cerqueti, Nesti, Ivana Vaccari, Floriana Bertelli, Carlo Paris,
Stella Bruno e Marco Mazzocchi. Insomma il rinnovamento della Rai si deve a me".
Nel 1993 il giornalista è passato a Telepiù 2, con un
contratto che lo vincola fino al 1996 e con la responsabilità dell'intero
palinsesto della rete sportiva a pagamento, dove ha riproposto un programma con
la stessa formula del precedente: "Il Processo di Biscardi".
Dal 1996 al 2001, ha condotto lo stesso programma e
varie edizioni speciali su TMC. Nell'agosto del 2003 la trasmissione va in onda
sulla nuova emittente televisiva "La 7", nata dalla trasformazione di
TMC.
Pochi sanno infine che Biscardi ha scritto diversi
libri tra i quali la biografia di Papa Giovanni Paolo II dal
titolo "Il Papa dal volto Umano". Il suo interesse si è in ogni modo
esteso ad altri settori, quali quello letterario o artistico.
Nel maggio 2006, dopo la fine del campionato, segnata
dagli scandali delle intercettazioni telefoniche che hanno visto
coinvolti Luciano
Moggi e altri dirigenti di altre squadre
di serie A, Biscardi annuncia la fine del suo rapporto con La 7.
Muore il giorno 8 ottobre 2017 a Roma, poche settimane
prima di compiere 87 anni.
https://biografieonline.it/biografia-aldo-biscardi
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