In questo
scenario maturò la risoluzione n° 181, adottata il 29 novembre 1947
dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, con la quale si stabiliva
un piano di spartizione della Palestina che dava luogo alla nascita di uno
stato arabo e di uno ebraico, mentre Gerusalemme veniva posta sotto il
controllo internazionale. Fu la premessa alla nascita di Israele, che sarebbe
avvenuta ufficialmente il 14 maggio dell’anno dopo.
Il provvedimento dell'Onu, approvato con 33 voti a favore, 13 contrari e 10
astenuti, recepì le conclusioni dell'Unscop, un comitato formato dai
rappresentanti di 11 Stati (Australia, Canada, Guatemala, India, Iran, Paesi
Bassi, Perù, Svezia, Cecoslovacchia, Uruguay, Jugoslavia) e incaricato di
studiare la migliore soluzione per il nuovo assetto dei territori palestinesi,
su cui il Regno Unito aveva rinunciato al proprio mandato, rimettendolo nelle
mani dell’Onu.
Questo aveva scatenato una feroce contesa tra la popolazione
araba (in quel momento in maggioranza con 1.200.000 unità) e quella ebraica
(che contava 600.000 abitanti), che l’Unscop – pur sottolineando
l'impossibilità di soddisfare le richieste di entrambe – tentò di risolvere
prospettando due opzioni: 1) la suddivisione in due stati indipendenti con
Gerusalemme sotto egida Onu; 2) la creazione di un unico stato federale che
comprendesse le due etnie.
Accettata a maggioranza la prima opzione, si arrivò alla risoluzione Onu che,
dopo due sedute a vuoto (per mancanza del quorum necessario), fu approvata
grazie soprattutto all'opera diplomatica degli Stati Uniti d’America e al
sostegno nondimeno influente dell’Unione Sovietica. A votare contro in blocco
tutti i paesi arabi, che giudicarono il piano penalizzante nei confronti
dei villaggi palestinesi, cui veniva riconosciuto una porzione di
territorio minore e senza alcuno sbocco sul Mar Rosso e sul Mare di Galilea.
Dopo un ricorso respinto dalla Corte Internazionale di Giustizia, gli Stati
arabi del Vicino Oriente (tra cui Egitto e Siria) dichiararono guerra ad
Israele, inviando truppe a sostegno della popolazione palestinese. Il conflitto
arabo-israeliano conobbe diverse fasi, giungendo a termine nel marzo
del 1949 con la vittoria di Israele, che nel frattempo si era ritrovata ad
occupare un territorio più ampio di quello disegnato dalla risoluzione del
1947.
L'aspetto più drammatico di quegli eventi fu la diaspora di 711mila palestinesi
(stima Onu), costretti a fuggire o sgomberati con la forza, cui corrispose la
fuga di 800mila ebrei dagli altri paesi arabi per il diffondersi di sentimenti
anti-ebraici.
Fu solo il primo atto di una lunga scia di guerre e attentati terroristici, che
insanguineranno successivamente l'intera area mediorientale, e l'inizio di una
crisi politica ma soprattutto umanitaria (per le condizioni del popolo
palestinese) tuttora insoluta.
http://www.mondi.it/almanacco/voce/11076
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