John Ford 'inventò' il western, riscrivendo la grammatica filmica e
lasciando un'eredità preziosissima al cinema di ogni genere.
John Ford, l''ombra rossa' del cinema
(Cape Elizabeth, 1
febbraio 1894 – Palm Desert, 31 agosto 1973)
John Martin Feeney, in arte
John Ford, è nato il 1 febbraio 1894 negli Stati Uniti, nel Maine, a Cape
Elizabeth, da una famiglia di origine irlandese. È l’ultimo di tredici figli,
di cui molti morti in tenera età.
Si diploma nel 1913 alla Portland High School. A diciotto anni lascia la
famiglia e il suo lavoro in una fabbrica di calzature per trasferirsi a
Hollywood, dove un suo fratello maggiore ha ottenuto un discreto successo come
attore e regista.
Inizia a lavorare facendo la controfigura al fratello, ma presto si fa
apprezzare come regista. Sono i tempi del muto, sotto contratto con la Universal dirige
col nome di Jack Ford diversi film d’avventura in un intervallo di tempo che và
dal 1916 al 1923. Nel 1924 decide di riappropriarsi del suo nome e inizia a
firmare i suoi lavori come John Ford. È del 1924 il primo western di successo,
“Il cavallo d’acciaio”. Nel 1928 realizza “L’ultima gioia” per il quale ottiene
il premio come Miglior Film dell’anno.
John Ford: un 'Uragano' a Hollywood
La sua carriera, fatta di oltre 150 pellicole, dove spazia in
tutti i generi, dalla commedia al melodramma, dai film d’avventura a quelli
d’azione, dirigendo sempre attori bravi e famosi, ottenendo premi, tra i quali
vari Oscar, ed un enorme successo di pubblico e critica. Il suo nome
nell’immaginario collettivo rimane comunque legato al genere western, che ha
esaltato con i suoi racconti sulla frontiera e sui pionieri, mostrando al mondo
le spettacolari immagini della Monument Valley, i grandi spazi, dove si muovono
uomini che per il regista non sono solo funzionali al racconto, ma soprattutto
l’opportunità di indagare l’animo umano. I suoi personaggi sono quasi sempre
approfonditi interiormente, ed è da questa intima rappresentazione del singolo
che si ha una maggiore comprensione degli accadimenti che le pellicole
mostrano.
Fra i tanti film di questi anni, segnati dall’avvento del sonoro,
segnaliamo “La pattuglia sperduta” del 1934 e sempre dello stesso anno “Il
mondo va avanti”, parodia del genere gangster allora molto in auge. Per molti
registi, come per molti attori, il sonoro ha segnato la fine di una carriera,
che non si è adattata alle nuove tecnologie, per Ford il sonoro è stato un
incentivo a poter meglio narrare le sue storie. Nel 1935 con “Il
traditore”, pellicola che tratta il tema a lui caro della rivolta
irlandese, vince il primo Oscar. La narrazione, essendo sentita profondamente
dal regista, è molto intensa, cupa e fortemente espressiva. È del 1936 “Maria
di Scozia” e del 1937 “Uragano”, un melodramma ambientato ai Caraibi.
I due John: Ford e Wayne
Arriviamo al 1939 con “Ombre rosse” considerato uno dei
capolavori cinematografici di tutti i tempi, una vera pietra miliare, premiata
con l’Oscar. La pellicola racchiude in sé tutto il genere western, con uno
strepitoso John Wayne, che sarà il protagonista di molti lavori di Ford, e con
il quale nascerà una profonda amicizia. La diligenza in fuga racconta
l’esperienza propria di ogni singolo, il suo modo di affrontare la difficoltà,
ovviamente legato al suo essere. Si mostra come le situazioni al limite
restituiscano la vera essenza dell’uomo, che a volte scopre d’avere
potenzialità inesplorate, che lo rendono capace di azioni eroiche impensabili.
Il superamento della Frontiera è da intendersi non solo in senso geografico ma
anche in senso emotivo, psicologico, morale. I grandi spazi che fanno da
cornice alle vicende caratterizzeranno le opere di Ford sulla Frontiera, la
Monument Valley viene mostrata nelle sue angolazioni migliori, lasciando lo
spettatore stupefatto per tanta bellezza.
John Ford: capolavori 'senza fine'
Il regista viene spesso accusato di conformismo, e di aver mostrato nelle
sue pellicole una realtà distorta sul tema, dove le ragioni dei nativi vengono
deliberatamente ignorate. In realtà Ford, seppur uomo che si è sempre battuto a
favore dei deboli e contro il razzismo, e nelle sue opere ha sempre mostrato
disprezzo per la guerra fine a se stessa, non ha mai condiviso il modo di
vivere e le tradizioni degli “indiani d’America”, solo in tarda età ha avuto
dei ripensamenti, ne è testimonianza “Cavalcarono insieme” del 1961 con James Stewart, che narra di un anziano sceriffo, Stewart appunto, che deve riportare a
casa delle donne rapite dai comanches, e si scontra con il rifiuto di alcune di
loro che si sentono oramai integrate nel villaggio dove hanno vissuto. Nel 1939
oltre ad “Ombre rosse” Ford gira “Alba di gloria” e “La più grande avventura”.
Gli anni '40 - '60
Nel 1940 realizza una delle sue migliori pellicole, “Furore”,
tratto dal romanzo di J. Steinbeck, in cui si parla della crisi economica del
1929 e della grande depressione che ne consegue. Il film vale un nuovo Oscar al
regista. Seguono, lo stesso anno “Viaggio senza fine”, e nel 1941 “La via del
tabacco” e “Com’era verde la mia valle”, quest’ultima tra le sue
migliori realizzazioni, nonché premiato con un altro Oscar al regista. Gli
Stati Uniti entrano in guerra e Ford come ufficiale è richiamato al fronte,
dove gira documentari e materiale propagandistico. Ferito viene decorato e
rimpatriato. La guerra non ha scalfito il suo talento: nel 1946 gira un vero
capolavoro “Sfida infernale”, dove Henry Fonda impersona Wyatt Earp, e dà vita ad una famosa scena in cui prima
titubante, si lascia poi travolgere dalle danze. Sono del 1948 “Il massacro di
Forte Apache”, del 1949 “I cavalieri del Nord – Ovest”, del 1950 “Rio Bravo”,
del 1952 la commedia “Un uomo tranquillo”, nuovo Oscar alla regia per Ford.
È del 1953 un’altra commedia “Il sole splende alto”, del 1955 il film
drammatico “La lunga linea grigia”, del 1956 il western “Sentieri selvaggi”,
del 1957 un altro dramma “Le ali delle aquile”, del 1958 “L’ultimo urrà” un
film contro il razzismo, sempre nello stesso anno il poliziesco “24 ore a
Sotland Yard”, del 1959 “Soldati a cavallo”, del 1961 il già citato
“Cavalcarono insieme”. È del 1962 “L’uomo che uccise Liberty Valance”,
considerato l’ultimo capolavoro del grande regista, dove Wayne recita accanto a
Stewart. Nel 1963 realizza “I tre della croce del Sud”, nel 1964 “il grande
sentiero” un ulteriore tentativo di revisionismo a favore dei nativi americani
e nel 1966 “Missione in Manciuria”, suo ultimo film.
Muore il 31 agosto del 1973 a Palm Desert in California, per un cancro allo
stomaco, all’età di 79 anni.
È stato sposato dal 1920 con Mary MCBryde da cui ha avuto due figli, Patrick, sceneggiatore,
che spesso ha collaborato col padre, e Barbara, montatrice: una famiglia votata
al cinema.- (Maria Grazia Bosu)
https://www.ecodelcinema.com/john-ford-biografia-filmografia.htm
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