“La
vera vittoria è la vittoria per la democrazia e il pluralismo.” Hosni Mubarak
Politica all'ombra delle piramidi
L'attuale presidente egiziano, in carica
ormai da quasi vent'anni, è nato nel 1928 a Kafru I-Musilha. Fra i maggiori
fautori, all'interno del mondo arabo, di una riconciliazione con l'occidente e
di una risoluzione di pace con Israele è oggi riconosciuto tra i più stretti alleati di
Washington e fra i più efficaci e tenaci mediatori tra palestinesi e
israeliani.
Le sue origini sono quelle di una
famiglia dell'alta borghesia, che lo indirizza verso la carriera militare,
anche in ossequio al suo carattere forte e risoluto, già percepibile in tenera
età. Frequenta dunque l'Accademia militare nazionale e l'Accademia aeronautica
e poi, in Unione Sovietica, l'Accademia di Stato maggiore. All'età di ventidue
anni si arruola nell'aeronautica. Ci rimarrà per altri ventidue anni della sua
vita, un periodo in cui avrà modo di intraprendere una carriera militare che
gli permetterà di arrivare ai vertici delle gerarchie delle forze armate.
Diviene, infatti, capo di stato dell'aeronautica nel 1969 e comandante in capo
nel 1972.
Durante gli anni della presidenza
di Anwar Sadat,
invece, ricopre incarichi militari e politici: oltre ad essere il più stretto
consigliere dello stesso presidente egiziano, viene nominato viceministro della
guerra e, nel 1975, vicepresidente. Il 13 ottobre 1981, una settimana dopo
l'uccisione di Sadat, viene eletto presidente dell'Egitto.
Mubarak ne continua la politica, ponendo
una maggiore attenzione al problemi interni del Paese. Autorizza ad esempio la
pubblicazione di giornali di ispirazione islamica e in qualche modo smorza i
rapporti con Israele, per tenere a bada l'opposizione interna, ma ne
favorisce anche la riconciliazione con i paesi occidentali. Allo stesso tempo
accelera il processo di privatizzazione dell'economia, favorendo la nascita di
infrastrutture che facilitano la crescita del turismo in Egitto.
Sul piano internazionale, da anni si
propone come uno dei più convinti sostenitori di quella pace agognata che in
molti auspicano per il Medio Oriente. Per questo motivo, è stato rieletto
nell'ottobre 1987, in uno scenario interno che si presenta agitato da gruppi e
partiti allineati su posizioni oltranziste. Invece Mubarak, proprio a partire
dalla metà degli anni Ottanta, ha maggiormente curato le relazioni diplomatiche
e commerciali con gli altri Paesi arabi, privilegiando, da un lato, le nazioni
moderate e, dall'altro, conservando buoni rapporti come già detto con lo Stato
israeliano. sempre in politica estera, nello stesso periodo, appoggia le
sanzioni applicate dalle Nazioni Unite contro l'Iraq dopo l'occupazione del Kuwait del
1990.
Ad ogni buon conto, la situazione
interna all'Egitto continua a rimanere tesa e molto lontana dall'essere
stabile. Anzi, agli inizi degli anni Novanta, le riforme economiche e
infrastrutturali non tengono il passo con l'esplosione demografica e con
l'inflazione. A complicare il quadro ci si mettono pure gli integralisti
islamici che, a più riprese, cercano di pregiudicare il flusso turistico verso
l'Egitto, con numerose azioni terroristiche. Fortunatamente, il governo ha
dimostrato in più occasioni di avere il polso fermo e di essere determinato a
perseguire i responsabili. Alla luce di questi fattori, nel 1993 Mubarak
guadagna ancora la fiducia degli elettori nello scontro alle urne.
Situazione leggermente diversa invece
per le successive elezioni del 1999 dove risulta essere l'unico candidato. Per
questo motivo, riceve pesanti critiche da parte delle forze di opposizione come
mai si era verificato in precedenza in Egitto. I suoi avversari contestano i
risultati della sua politica, in particolare l'alto tasso di disoccupazione e i
sempre più stretti legami con Israele.
Mubarak, infatti, oltre ad essere stato
a lungo un importante sostenitore di Arafat è stato anche fra i primi a dare il proprio
appoggio al primo ministro israeliano Ehud Barak. Oggi Mubarak ricopre un ruolo
di primo piano nella crisi mondiale apertasi con gli attentati dell'11 settembre a New York e Washington. Il leader egiziano ha
assunto da subito una posizione di netta condanna nei confronti di Bin Laden e dei suoi complici, guadagnandosi in questo
modo la stima e l'appoggio del mondo occidentale.
Lo stato d'emergenza in atto nel paese,
decretato nel 1981 a seguito dell'assassinio del Presidente Sadat,
è stato oggetto di dure critiche da parte dell'opposizione per l'abnorme
estensione dello stesso: in questo regime tra le altre cose, ci sono stati
negli anni arresti preventivi e controlli diretto dei media. Il degenerare
delle cose ha portato all'inizio del 2011 a sommosse popolari durate oltre due
settimane: l'aggravarsi della situazione ha portato alle dimissioni del
presidente Mubarak il giorno 11 febbraio 2011.
Gli ultimi anni di vita
All'inizio di giugno del 2012 viene
condannato all'ergastolo per avere ordinato di sparare sui manifestanti durante
la rivoluzione del 2011. La Corte di Cassazione, però, decide che il processo è
da rifare: il 29 novembre 2014 Mubarak è così prosciolto dalle accuse di
omicidio e assolto dalle accuse di corruzione.
Deve tuttavia scontare la condanna con
detenzione a tre anni di carcere per sottrazione di fondi pubblici destinati ai
restauri del palazzo presidenziale. All'inizio del mese di marzo 2017 viene
assolto in via definitiva dalla Corte di Cassazione egiziana nell'ambito del
processo a suo carico per l'uccisione di manifestanti durante la rivoluzione
del gennaio 2011. Torna in piena libertà il 24 marzo 2017.
Malato da diversi anni, muore il 25
febbraio 2020 a Il Cairo all'età di 91 anni.
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