“Gli
italiani guadagnano netto, ma vivono lordo.” Giuseppe Saragat
Storia d'Italia tessuta ad arte
Giuseppe Saragat nasce il 19 settembre
1898 a Torino. La famiglia di origine sarda è di stirpe catalana. Aderisce come
simpatizzante al neonato partito socialista. Fin da giovane è su posizioni
riformiste, la stessa corrente degli storici padri del socialismo nazionale tra
cui Filippo Turati, Claudio Treves, Andrea Modigliani, Camillo
Prampolini e Ludovico D'Aragona.
Volontario nella prima guerra mondiale prima come soldato semplice e poi come ufficiale
viene stato decorato con la croce di guerra.
Nel 1922 si iscrive all'allora Partito
Socialista unitario e tre anni dopo entra nella sua direzione.
L'avvento del fascismo e della
dittatura mussoliniana vedono il quasi trentenne Saragat collocarsi
all'opposizione del nuovo regime ed imboccare la via dell'esilio: prima
l'Austria e poi la Francia dove incontrerà e collaborerà con tutti i massimi
esponenti dell'antifascismo in esilio: da Giorgio Amendola a Pietro Nenni. È in questo clima e alla luce di molte
corrispondenze che gli giungono dalla Spagna, dove è in corso la guerra civile,
che matura una profonda avversione per il comunismo sovietico e per ogni sua
"propaggine" occidentale. Di converso comincia ad abbracciare il
filone socialdemocratico nordeuropeo figlio della II Internazionale.
La posizione saragattiana antisovietica
fu assai lungimirante e poi confermata, nell'ultimo decennio del Novecento,
dagli stessi avvenimenti storici, ma non altrettanto lungimirante fu
l'accettazione acritica delle posizioni secondointernazionaliste che erano
state travolte dalla Prima Guerra Mondiale e dal lungo primo dopoguerra che aveva visto, anche a causa della debolezza
della sinistra fortemente divisa tra massimalisti leninisti
e riformisti socialdemocratici, la genesi e l'instaurarsi in Europa delle
dittature fasciste e nazista.
Dopo la caduta di Mussolini Giuseppe Saragat ritorna in Italia e, con Pietro Nenni e Lelio Basso, riunifica tutte le correnti
socialiste dando origine al Partito Socialista di Unità Proletaria (Psiup) in
cui, come in tutta la tradizione socialista, conviveranno sia le istanze
riformiste, sia quelle massimaliste senza trovare, e anche questo fa parte
della tradizione del socialismo italiano, un punto di sintesi e di accordo.
Nel II Governo guidato dal demolaburista Ivanoe Bonomi, Saragat è Ministro senza portafoglio.
Nelle elezioni per l'Assemblea
Costituente i socialisti sono, con oltre il 20 % dei suffragi, il secondo
partito italiano alle spalle della Democrazia Cristiana e superano per pochi
voti i comunisti del Pci di Palmiro
Togliatti. In quanto seconda forza politica della
penisola, al partito del sol dell'avvenire va la presidenza dell'Assemblea
Costituente, e Nenni, entrato nel frattempo nel Governo guidato dal
democristiano Alcide
De Gasperi (Dc), indica Giuseppe Saragat come
candidato socialista per ricoprire tale carica e il leader riformista viene
eletto con la convergenza di tutti i partiti antifascisti (Dc, Pci, Psiup, Pri,
Pd'A, Udn, Pli) che costituivano i governi di unità nazionale.
Ma è proprio in questi mesi che
l'ennesima e insanabile rottura tra i due tronconi del socialismo italiano: da
un lato il sanguigno e "popolare" Pietro Nenni si batte per una stretta collaborazione con i
comunisti (fino a ipotizzare una unificazione dei due partiti della sinistra) e
per una scelta neutralista sul piano internazionale, dall'altra parte il colto
e raffinato Giuseppe Saragat, che si ispira ai modelli scandinavi, si oppone
strenuamente a tale ipotesi.
Le fratture in casa socialista, seguendo
la peggiore tradizione, sono sempre insanabili e nel gennaio 1947 Giuseppe
Saragat abbandona il Psiup con gli uomini a lui fedeli e dà vita ad un partito
socialista moderato e riformista (che sarà per anni l'unico referente italiano
del rinato Internazionale Socialista), il Partito Socialista dei Lavoratori
Italiani (Psli). Tale partito pochi anni dopo, con l'unificazione con la
piccola pattuglia dei membri del Partito Socialista Unificato (Psu) dell'ex
ministro Giuseppe Romita, assumerà definitivamente il nome di Partito
Socialista Democratico Italiano (Psdi) di cui Giuseppe Saragat sarà unico
leader.
Il partito socialdemocratico assumerà
ben presto posizioni molto moderate e filoatlantiche in contrasto con tutti gli
altri partiti socialisti, socialdemocratici e laburisti d'Europa. Su 115
deputati socialisti eletti nel 1946 ben 52 se ne vanno con Saragat che, pur non
riuscendo mai a conquistare il cuore della "base" socialista riuscirà
a portare nella sua orbita sindacalisti, giornalisti e intellettuali che ritorneranno nel Psi solo
nella seconda metà degli anni '60: in questa fase di fine anni '40 il movimento
socialista si trovava in una peculiare e paradossale situazione per cui Nenni e
il Psi avevano i voti e i militanti, Saragat e il Psdi la classe dirigente e i
quadri intermedi.
Simultaneamente all'assunzione della
guida della nuova creatura politica, Saragat abbandona la guida di Montecitorio
alla cui presidenza viene eletto il comunista Umberto Terracini a cui spetterà
l'onore di tenere a battesimo, insieme al Capo provvisorio dello Stato Enrico De Nicola, al Presidente del Consiglio Alcide
De Gasperi (Dc) ed al Guardasigilli Giuseppe
Grassi (Pli), la nostra Costituzione repubblicana.
Nella primavera del 1947 De Gasperi si
reca negli Usa ed al rientro estromette comunisti e socialisti dal governo
varando una formula di governo quadripartito centrista composta, oltre che
dalla Dc, dai repubblicani di Pacciardi (Pri), dai liberali di Einaudi (Pli) e dai socialdemocratici di Saragat (Psli)
che assumerà la Vicepresidenza del Consiglio dei Ministri.
È la svolta moderata nella politica
italiana che verrà confermata dalle urne il 18 aprile 1948 quando al Democrazia
Cristiana sconfiggerà duramente con il 48,8 % dei voti, il Fronte Democratico
Popolare, la lista unitaria della sinistra composta, per volontà di Nenni, dal
Pci, dal Psi e da alcuni ex esponenti del Partito d'Azione, che si fermerà ad
uno scarso 32 % dei consensi. In questa competizione elettorale Giuseppe
Saragat si presenterà alla guida di una lista, composta dal suo Psli e da
alcuni ex membri del Partito d'Azione che non avevano aderito al tandem
Togliatti-Nenni, con il nome di Unità Socialista conquistando un eccellente 7 %
di voti: è questo il più alto risultato mai conseguito dai socialisti
riformisti.
Durante la prima legislatura i
saragattiani, contro i quali si scateneranno l'ira e le accuse di tradimento
della classe operaia dei comunisti, parteciperanno ai governi egemonizzati
dalla Dc, ricoprendo, al pari delle altre forze laiche (Pli e Pri) un ruolo di
comprimari, tanto che nel nuovo governo (De
Gasperi 1948) Saragat sarà solo Ministro
della Marina Mercantile.
Le elezioni del 1953 vedono la sconfitta
del quadripartito centrista che, pur conservando la maggioranza numerica in
Parlamento, non la mantenne nel Paese e, soprattutto, non riuscirono a far
scattare il meccanismo elettorale pseudomaggioritario (la cosiddetta
"legge truffa"). Saragat ed il Psdi furono duramente sconfitti
("cinismo cinico e baro" come disse lo stesso leader
socialdemocratico) e il partito entrò in ruolo secondario nel panorama politico
e partitico nazionale da cui non è mai più uscito.
Saragat fu uno dei sostenitori
dell'apertura ai socialisti di Nenni che dopo i fatti d'Ungheria del 1956,
avevano abbandonato l'opzione frontista con i comunisti di Togliatti. Prima
Fanfani e poi Aldo Moro guideranno
governi di centrosinistra a partire dai primi anni '60. Nel periodo 1966-69 si
assisterà alla temporanea riunificazione dei due partiti socialisti, il Psu
(Psi-Psdi Partito Socialista Unificati) con due cosegretari (Francesco De
Martino e Mario Tanassi), ma con scarsi risultati elettorali (alle elezioni
politiche del 1968 il Psu ebbe molti meno voti di quelli che avevano avuto 5
anni prima Psi e Psdi presentatisi separatamente).
Dopo essere stato Vicepresidente del
Consiglio dei Ministri nei Governi Scelba (1954) e Segni (1955), Saragat fu Ministro degli Esteri nel I e
II Governo Moro (1963,
1964) di centrosinistra. Nel 1964, dopo le dimissioni anticipate de Presidente
della Repubblica Antonio Segni (Dc),
una vasta coalizione di parlamentari di sinistra su indicazione di Giorgio
Amendola (Pci) e di Ugo La Malfa (Pri) votava per Giuseppe Saragat come nuovo
Capo dello Stato che, con i voti dei Grandi elettori di Pci, Psi, Psdi, Pri e
buona parte della Dc (che aveva visto "bruciarsi" sia il suo
candidato ufficiale Giovanni Leone)
era il primo socialista a insediarsi al Quirinale.
Leit-motiv della sua presidenza fu la
Resistenza e la volontà di attivarsi sempre per la costituzione di governi di
centro-sinistra. Gli anni della presidenza Saragat furono caratterizzati
dall'inizio del terrorismo e dalla contestazione del 1968. Nel 1971 il democristiano
Giovani Leone succede a Giuseppe Saragat (il quale auspicava ad una rielezione)
nella carica di Presidente della Repubblica Italiana.
Pochi altri uomini politici (Togliatti e Spadolini) seppero coniugare l'azione
politica con l'impegno culturale come Saragat.
Il leader socialdemocratico si è spento
a Roma il giorno 11 giugno 1988: toccanti furono le parole dedicategli
sull'organo ufficiale del Pci, l'Unità, da uno dei suoi grandi avversari
comunisti, Giancarlo Pajetta, che tirò un rigo sulle polemiche di quasi un
cinquantennio prima, affermando: "Oggi è morto un compagno!".
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