“Un'opera
d'arte è un angolo della creazione visto attraverso un temperamento.” Emile
Zola
Naturali esperimenti in cicli
Émile Zola nasce a Parigi il 2 aprile
del 1840 ma si trasferisce presto a Aix-en-provence, dove il padre, Francesco,
un ingegnere italiano, lavora alla costruzione del canale. Il padre muore
quando Emile ha solo sette anni ed inizia un periodo di grande miseria. Grazie
ad una borsa di studio, compie i suoi studi in un collegio, dove incontra e
diventa amico di Paul Cézanne.
Nel 1858, a diciotto anni, raggiunge la
madre a Parigi e tenta di farsi riconoscere inutilmente un indennizzo dalla
società presso la quale lavorava il padre. Viene respinto per due volte
all'esame di maturità e questo fallimento lo induce ad abbandonare gli studi. Per
circa tre anni non riesce a trovare neanche un impiego, vivendo nella miseria
più nera. Questi però sono anche gli anni in cui comincia a scrivere poesie e
racconti con protagonista la sua amata ed idealizzata Provenza.
Finalmente nel 1862 Zola trova un
impiego presso la casa editrice Hachette, dove rimane fino al 1866. Grazie a
questo lavoro intesse molte relazioni letterarie e inizia anche l'attività di
giornalista, che sarà per lui sempre una sorta di secondo lavoro. Scrive una
rubrica di cronaca letteraria per l'"Evènement" e collabora con:
"Le Figaro", il "Globe", "La Cloche", il
"Sémaphore" di Marsiglia, e il "Messager de l'Europe".
Il suo primo romanzo, "Thérèse Raquin",
viene pubblicato nel 1867 e, traendo ispirazione da "La Commedie
humaine" di Honoré de
Balzac, comincia a progettare una epopea romanzesca basata sulle
vicende che coinvolgono una intera famiglia: i Rougon-Macquart. Scrive due
testi che fungono da prefazione al suo progetto: "La fortuna dei
Rougon" (1870) e "Il romanzo sperimentale" (1880). Con questi
due testi-prefazione delimita il tema dei suoi ben venti romanzi: le vicende di
una famiglia francese del Secondo Impero; vicende attraverso le quali si
ripromette di raccontare anche una intera epoca.
Emile Zola legge i romanzi realisti, si
avvicina al positivismo e alla ricerca scientifica grazie soprattutto alla
lettura di "L'introduzione allo studio della medicina sperimentale"
di Claude Bernard. Grazie a questi studi elabora il progetto di un romanzo
sperimentale guidato dagli stessi criteri di obiettività che dominano la
ricerca scientifica. I suoi romanzi però non sono una pedissequa descrizione
del mondo e dell'ambiente prescelto. Rimane un creatore che scrive seguendo
sempre lo stesso filo conduttore rappresentato dal concetto di ereditarietà: tutti
i membri della famiglia sono cioè vessati da una tara ereditaria che ha il suo
primo rappresentante nella pazzia della capostipite, la zia Dide.
Il ciclo inizia con: "La fortuna
dei Rougon" (1871) e prosegue con diciannove romanzi, tra cui: "La
cuccagna" (1872), " Il ventre di Parigi" (1874), "La
conquista di Plassans" (1875), "L'Ammazzatoio" (1877),
"Nanà" (1880), "Germinal" (1885), "La Bestia
umana" (1890), "Il dottor Pascal" (1893).
Al centro del suo universo letterario vi
sono la pazzia, la furia dell'accumulo di denaro, l'istinto di
auto-distruzione, la follia omicida, il perseguimento del piacere a tutti i
costi, la corruzione e la corruttibilità femminili.
Nel 1870 lo scrittore francese si sposa
e il successo dei Rougon-Macquart gli permette di raggiungere
quell'indipendenza economica che sogna da tempo. I lavori a cui si dedica dopo
il ciclo dei Rougon-Macquart, seguono la stessa idea del romanzo ciclico. I
nuovi romanzi hanno come protagoniste le città di Roma (1895), Lourdes (1894) e
Parigi (1898). Il protagonista vive un ritorno allo spiritualismo, che sarà lo
spunto per il successivo ciclo di romanzi basati sull'idea dei Quattro vangeli.
Zola scrive: "Fecondità" (1899), "Lavoro" (1900),
"Verità" (1902), purtroppo l'ultimo "Giustizia" resta incompiuto.
Nel 1888 conosce Jeanne Rozerot, che
diventa la sua amante e dalla quale ha due figli. Jeanne è una delle cameriere
della moglie, e quando i due si incontrano ha solo 21 anni, mentre Zola ne ha
48. Per conquistarla dimagrisce andando in bicicletta e,
grazie a lei, conosce per la prima volta le gioie della paternità. La moglie
Alexandrine, scoperta la relazione nel 1891, gli impone di abbandonare l'amante.
Emile promette di farlo, ma decide poi di vivere una doppia vita che, come lui
stesso confessa, è fonte di grande disperazione. La caratteristica che accomuna
le due donne è la grande devozione nei suoi confronti.
Dopo la morte dello scrittore, le due si
incontreranno. Jeanne presenterà i suoi figli ad Alexandrine e i due bambini,
dal 1906, potranno portare il cognome paterno.
La vita di Zola viene sconvolta oltre
che da Jeanne, anche dall'affaire Dreyfus.
Egli si schiera dalla parte del capitano Dreyfus accusato
di alto tradimento, ma in realtà vittima di una violenta ondata di
antisemitismo. Scrive il 6 gennaio del 1898 la famosa lettera intitolata:
"J'accuse, lettera aperta al presidente della Repubblica". La
sua lettera sarà la causa del deflagrare di un vero e proprio scandalo: Zola
accusa infatti una serie di capi militari di essere i complici del crimine
giudiziario di cui è vittima il capitano Dreyfus.
A causa della sua presa di posizione,
l'ultimo periodo della sua vita è funestato da due processi e alcuni mesi di
esilio a Londra, accompagnati da odi e calunnie nei suoi confronti.
Émile Zola muore a Parigi il 29
settembre del 1902 a causa delle esalazioni di una stufa, anche se, a causa
dell'affaire Dreyfus, non verrà mai fugato il sospetto che
possa essersi trattato di omicidio.
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