“Quando non c’è energia non c’è colore, non c’è forma, non c’è vita.” (Caravaggio)
Breve biografia e opere principali in
10 punti
Se la vita di Caravaggio fosse stata un romanzo, probabilmente sarebbe
stato scritto da Alexandre Dumas. Sarebbe stata una storia di duelli,
fughe, improvvise ascese e rovinose cadute. Se la vita di Caravaggio
fosse stata un romanzo, probabilmente il lettore si sarebbe chiesto se l’autore
non avesse esagerato con i colpi di scena: tanti e tutti spettacolari.
E invece si tratta di una storia vera: quella di Michelangelo da
Merisi, in arte “Caravaggio”. Una storia di arte e violenza, di santi
e prostitute, di bettole pericolose e sale principesche, di preti e pendagli da
forca. È soprattutto la storia di un rapporto ambiguo con la morte, che
l’artista sembra evocare, cercare per poi fuggirle spaventato.
È una storia di luci e di ombre, come se fosse venuta
fuori da uno dei suoi dipinti, in cui la luce pare lotti contro il buio in una
prova di forza carica di tensione. È la storia di un uomo che è poi anche la
storia dell’Italia a cavallo tra il XVI e il XVII
secolo, in cui la passione, la violenza, l’arte e la morte attraversavano
la strada della vita in sella allo stesso cavallo.
LA VITA E LE OPERE DI CARAVAGGIO:
RIASSUNTO IN DUE MINUTI (DI ARTE)
1. Michelangelo Merisi, detto “Caravaggio” (Milano, 1571 – Porto
Ercole, 1610) è considerato uno dei più importanti pittori della storia dell’arte
italiana. La forte carica drammatica ed emotiva e la teatralità delle sue opere
sono stati di ispirazione per molti artisti del barocco europeo.
Nonostante venga ricordato con il nome di “Caravaggio” (piccolo paese
in provincia di Bergamo), l’artista nacque a Milano. Caravaggio era il paese di
nascita dei genitori.
2. Caravaggio fin dalla più tenera età dovette fare i conti con la morte:
la peste infatti uccise suo padre, il nonno e lo zio quando
aveva solo sei anni.
La sua carriera artistica cominciò a tredici anni, quando andò a bottega
dal pittore manierista Simone Peterzano, a Milano. Per molti anni non si ebbero
più notizie sulla vita del giovane Caravaggio, fino al 1594, anno in cui
l’artista si trasferì a Roma. Secondo alcuni, l’artista lasciò Milano perché
sospettato di omicidio.
3. A Roma Caravaggio amava frequentare le osterie dei quartieri
malfamati che ritrasse nei suoi dipinti, catturando l’essenza di un’umanità
reietta e poverissima.
Fu proprio una di queste opere, I Bari (1595) che
gli fece guadagnare la stima di uno dei personaggi più importanti della città
eterna: il cardinale del Monte, che decise di accoglierlo sotto la
sua ala protettiva procurandogli importanti incarichi presso le istituzioni
religiose.
4. Nonostante gli incarichi prestigiosi e il successo, Caravaggio
continuò a frequentare le bettole, trascorrendo le notti tra
prostitute, giocatori di azzardo, risse e vino di dubbia qualità.
Indossava abiti costosissimi ma lisi e consunti e, nonostante il divieto di
portare armi, aveva sempre con sé uno stocco, una spada leggera adatta ai
duelli.
5. Uno dei primi lavori che gli venne commissionato fu la Vocazione
di San Matteo, per la chiesa di San Luigi dei Francesi, a Roma.
Caravaggio realizzò l’opera nel 1599 e stupì tutti per la scelta dei soggetti
del dipinto.
Nell’opera, Matteo (tutt’altro che santo!) viene rappresentato mentre è
seduto al tavolo di una bettola, mentre Cristo lo indica per invitarlo alla redenzione.
Mancano del tutto i toni estatici che all’epoca venivano usati per
rappresentare i soggetti sacri, a favore di un maggiore realismo compositivo
(vedi anche l’opera Natività con i santi
Lorenzo e Francesco d’Assisi).
6. Questa esasperata attenzione al
realismo dei soggetti non sempre soddisfò i committenti che spesso
considerarono blasfeme le opere di Caravaggio. L’opera La morte della Vergine (1605-1606)
venne infatti rifiutata per l’eccessiva crudezza delle scena ma soprattutto
perché Caravaggio scelse una prostituta annegata nel Tevere per dare volto e
corpo alla Vergine.
7. Le opere di Caravaggio colpiscono lo spettatore per la maestria con
cui l’artista riesce a dosare l’equilibrio tra luci e ombre con
una tecnica assolutamente innovativa per l’epoca. Per ottenere
quest’effetto, l’artista collocava con attenzione le lampade e le candele nello
studio dove posavano i modelli, come farebbe oggi un bravo direttore della
fotografia.
8. La vita di Caravaggio cambiò drammaticamente nel 1606, quando uccise
in una rissa Rinuccio Tommasoni. Pare che l’alterco fosse sorto per un
banale fallo subito durante una partita di pallacorda.
L’artista, secondo le leggi in vigore nello Stato Pontificio all’epoca, fu
condannato alla decapitazione. Per fuggire al boia Caravaggio in tutta fretta
lasciò Roma cercando rifugio nel Regno di Napoli ma ciò non servì a
rassicurarlo.
La paura di morire diventò uno dei temi ricorrenti nelle opere realizzate
in quegli anni di latitanza. Molte di queste opere hanno per soggetto scene
di decapitazione, come
nell’opera Decollazione di San Giovanni Battista (1608).
9. L’artista trovò rifugio a Napoli
e poi a Malta dove
nel 1608 riuscì a entrare nell’ordine dei cavalieri di San Giovanni. Ci rimase
per poco, però: in una rissa (un’altra!) ferì un membro dell’ordine di grado
più elevato e per questo venne imprigionato.
Fuggì
anche dall’isola ma, braccato dai sicari del cavaliere ferito che lo cercavano
per vendicare l’oltraggio, riparò in Sicilia, dove realizzò alcune
importanti opere tra cui Il seppellimento di Santa Lucia (1608), capolavoro
di grandi dimensioni (408×300 cm). Nel timore di essere inseguito lasciò
l’isola per tornare a Napoli in
cerca di protezione. Non bastò. Gli uomini del suo nemico lo raggiunsero a
palazzo Cellamare e lo ferirono al volto, lasciandolo in fin di vita.
In
preda al dolore dipinse Davide
con la testa di Golia (1609-1610). Una curiosità: il volto
di Golia è un autoritratto di Caravaggio, ma anche il volto di Davide è
ispirato al viso dell’artista, quando era ancora giovane e privo di macchia.
10. Ferito e debole, Caravaggio
decise di intraprendere un faticoso viaggio a Roma, per invocare la grazia e la
clemenza del pontefice. Nel corso del viaggio però le sue condizioni di salute
peggiorano irrimediabilmente.
L’artista
non raggiunse mai Roma, ma morì
a Porto Ercole nel 1610, a 38 anni, senza sapere che il
pontefice qualche settimana prima aveva inviato a Napoli un messo con il
condono papale per assolvere l’artista dai suoi crimini.
“Quando non c’è energia non
c’è colore, non c’è forma, non c’è vita.” (Caravaggio)
https://dueminutidiarte.com/2015/12/30/caravaggio-biografia-breve-opere-principali/
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