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lunedì 3 ottobre 2016

Lo Sapevate Che: Sembra anoressia invece è paura di stare a tavola...



Durante un viaggio la quindicenne Laura (nome di fantasia) viene quasi soffocata da una caramella gommosa. La sensazione di avere qualcosa in gola la perseguita per ore, ma l’incidente sembra finire lì. Nei mesi successivi però inizia ad evitare sempre più alimenti, perché teme la soffochino, e finisce di nutrirsi solo di latte, perde peso e non ha più una vita sociale: impossibile stare con gli amici e non condividere con loro cene e spuntini. “A quel punto i genitori ce l’hanno portata, per una sospetta anoressia” racconta il nutrizionista Stefano Erzegovesi, dell’Ospedale San Raffaele di Milano, “ma non si trattava di quello. Era un altro disturbo alimentare descritto negli Stati Uniti solo nel 2013 chiamato Arfid. Avoidant restrictive food intake disorder, ovvero disturbo evitante-restrittivo dell’assunzione del cibo: un rifiuto di sempre più tipi di alimenti. Da allora abbiamo cominciato a riconoscere casi di Arfid anche in Italia e oggi possiamo dire che circa un caso di anoressia su 40 è in realtà Arfid”. Visto che i casi di anoressia in Italia sono circa un milione, 25mila potrebbero quindi essere Arfid. A differenziare i due disturbi il fatto chi soffre di Arfid non si preoccupa della propria immagine corporea, ma evita il cibo per ragioni  interne, non legate al giudizio degli altri. E mentre l’anoressia è molto più femminile che maschile. l’Arfid colpisce ugualmente i due sessi. Ma non si tratterà di un altro tentativo di trasformare in malattia un comportamento “deviante”, come fare i capricci a tavola? “L’Arfid è una cosa molto seria: il bambino schizzinoso non perde peso, perché poi mangia “schifezze” con gli amici o viene ammansito dandogli quello che gli piace. Nel caso dell’Arfid il rifiuto di nutrirsi è crescente e assoluto, non si risolve con qualcosa di più stuzzicante o uscendo dalla famiglia. Chi ne soffre può subire le stesse gravi conseguenze dell’anoressia: quando ce l’hanno portata Laura pesava 30 chili”. Ci sono tre tipi di Arfid. Il primo è legato a un’esperienza traumatica con il cibo, che porta ad averpaura di sempre più alimenti. Il secondo al fastidio provocato da certe caratteristiche del cibo, come consistenza, sapore, odore, che, di nuovo, si estende a macchia d’olio. Il terzo, e più bizzarro, è la perdita di interesse per il nutrirsi: si mangia sempre di meno in quantità e varietà, perché il cibo non dà piacere. “Alla base di tutto c’è una componente  ansiosa: può essere indotta dall’ambiente familiare, con  genitori molto apprensivi che soffrono di disturbi alimentari, oppure accompagnarsi a preesistenti disturbi autistici, ossessivi o di attenzione. E’ chiaro quindi perché sia importante differenziare anoressia e Arfid: la terapia psicologica di quest’ultimo disturbo punta soprattutto alla cura dell’ansia”. Se  un bambino mostra problemi costanti col cibo, che si estendono a sempre  più alimenti, è fondamentale portarlo da un pediatra per una valutazione della sua crescita in base alle curve standard. “Mai fidarsi solo del proprio giudizio. Se si scopre un arresto  di crescita andare subito da un nutrizionista, che, se ritiene sia Arfid, prescriverà integratori alimentari, per evitare danni alla salute, e indirizzerà a uno psicologo per una terapia, sia individuale che familiare”.
Alex Saragosa – Scienze – Il Venerdì di Repubblica – 30 settembre 2016 -

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