Etichette

giovedì 27 ottobre 2016

Lo Sapevate Che: Sotto accusa i social criptati....



“Il cuore dei valori di Telegram è la libertà. Non solo la libertà dal controllo e la libertà dall’oppressione, ma anche libertà dalle limitazioni provate da molte persone con i loro vecchi sistemi di messaggistica. La libertà è anche un mio valore personale”. Lo dice all’Espresso Pavel Durov, il 31enne russo ideatore del social network VK e di Telegram, l’app di messaggistica accusata di essere la principale piattaforma per la propaganda terroristica in cui passano ordini, informazioni, avvengono traffici e scambi di materiali sensibili come video, documenti e foto delle ragazze rapite. La sua ampia diffusione in tutto il Medio Oriente e la sicurezza dei dati che garantisce l’avevano portata ad essere raccomandata dallo stesso Stato Islamico come strumento di comunicazione, specie dopo il giro di vite di twitter su migliaia di account. Nel novembre scorso Telegram ha chiuso in una sola settimana 78 canali di propaganda in 12 lingue, a seguito delle segnalazioni ricevute dopo la pubblicazione sul canale “Khilafah News”, ritenuto vicino all’Isis, di una mini guida in 5 punti su come evitare infiltrati nelle comunicazioni private. Era la reazione all’annuncio degli hacker di Anonymous di un imminente attacco informatico a reti e profili utilizzati dal Califfato. Rafforzato il sistema di verifica delle segnalazioni, Durov indica personalmente il link che porta alla spiegazione del motivo della chiusura a chi fa pressioni per accedere alle informazioni degli utenti anche per finalità antiterroristiche: “I messaggi delle chat cloud sono distribuiti in data center nel mondo e controllati da diverse entità legali che a loro volta sono controllate da giurisdizioni diverse. Le chiavi di decrittazione non sono tenute insieme ai dati che proteggono. Possiamo essere forzati a rilasciare qualcosa solo se un problema è abbastanza grave da mettere d’accordo sistemi legali in tutto il mondo. Ad oggi abbiamo rilasciato zero byte di dati ai governi”. Più conciliante la posizione di WhatsApp, applicazione di messaggi proprietà del socil network Facebook. “Non c’è posto per il terrorismo su servizi come WhatsApp. Offriamo un canale di risposte in caso di emergenza per le forze di polizia e di sicurezza, e disabilitiamo tutti quegli account che violano le nostre policy”, spiega Matt Seinfeld, portavoce del colosso californiano. Anche l’App dal simbolo verde rafforza la lotta alla propaganda terroristica con lo strumento della segnalazione, ma ha introdotto da poco la crittografia nei messaggi tra utenti, la principale caratteristica della stessa Telegram, il sistema “end to end”: le chiavi di decrittazione di un messaggio sono contenute nei soli dispositivi di chi lo invia e lo riceve e sono inaccessibili alla piattaforma stessa. Ma i motivi del successo del programma di Durov tra i jihadisti sono anche altri. Mentre WhatsApp è legata al numero di telefono dell’utente, Telegram permette di utilizzare uno username: in questo modo si può essere contattati senza rendere visibile il proprio numero e mantenendo la riservatezza. E poi c’è la possibilità di comunicare in canali a cui possono iscriversi in migliaia, inviare file di grandi dimensioni, aprire gruppi che contengono fino a 5.000 contatti e creare chat segrete con tanto di comunicazione criptata, nessuna traccia lasciata sui server, timer di autodistruzione del messaggio dopo pochi secondi e impossibilità di inoltrare ad altri i contenuti.
S.L. Inchiesa – L’Espresso – 23 ottobre 2016 -

Nessun commento:

Posta un commento