E’ sera, arriva la telefonata da un
numero sconosciuto. Parla una gentile signorina che, spacciandosi per il nostro
operatore telefonico, ci offre un iPhone a prezzo scontato. “Abbiamo selezionato
il suo numero tra i nostri migliori clienti”. Dobbiamo darle la carta di
credito. La signorina parla un buon italiano, risponde pronta a tutte le nostre
domande. Bisogna davvero essere sospettosi e attenti per capire che stiamo
parlando con un robot. E’ la nuova frontiera della cyber-criminalità: si avvale
di sistemi di intelligenza artificiale per truffarci. Sul dark web – un
territorio nascosto di internet accessibile solo con speciali programmi – gli
esperti hanno avvistato i primi software maligni (malware) che simulano il comportamento umano, grazie a sistemi
avanzati di intelligenza artificiale (come riportato al recente FT
Cybersecurity Summit di Londra). Software che, fingendosi persone, possono fare
telefonate, mandare mail o creare chat su Facebook, per carpire informazioni
con ciu poi derubarci o ricattarci. Finora avevamo visto sistemi rudimentali –
per esempio che simulano di essere donne avvenenti su Facebook, per poi
truffarci. Dopo qualche scambio di battute era però facile capire che non si
trattava di persone vere. Risposte stereotipate, automatiche, che non tenevano
conto di quello che dicevamo noi. I sistemi di intelligenza artificiale stanno
però facendo progressi, con ke reti neutrali (che simulano il funzionamento dei
neuroni umani): per riconoscere immagini, fare traduzioni automatiche, vincere
a scacchi. O spacciarsi per una persona. Per difendersi, è utile imparare a
riconoscere il falso umano: gli esperti consigliano di fargli richieste poco
pertinenti (“cantami buon compleanno!”), per capire, dalle reazioni, se
dall’altra parte c’è una macchina. Ma non basta. “Ci sono già software che si
intrufolano nei computer delle aziende riuscendo a simulare il comportamento di
un normale dipendente. E così passare inosservati mentre rubano informazioni”
dice Luca Bechelli, membro del Clusit. l’associazione italiana della sicurezza
informatica. “Altri si installano sul cellulare e non solo ti rubano i dati
della carta di credito ma, come riportato di recente dall’azienda specializzata
in sicurezza informatica Symantec, riescono anche a fermare le tue chiamate
alla Banca con cui volevi bloccarla”. Insomma, il malware si è incamminato
lungo la scala evolutiva. Da “bruto con un grimaldello” a Diabolik. “Il
prossimo passo saranno i virus dell’internet delle cose. Ti bloccheranno la
porta di casa o il motore della macchina e faranno apparire un messaggio sul
display: pagaci per sbloccarlo” dice Stefano Zanero, docente del Politecnico di
Milano, specializzato in cyber security. E’ lo scenario che esperti di tutto il
mondo stanno studiando: sempre più soggetti quotidiani sono dotati di chip,
sistemi operativi e connessioni: quindi sono a rischio virus e attacchi
informatici. A settembre i ricercatori di Intel Security hanno scoperto una
falla che avrebbe permesso di installare malware nei sistemi di alcune
automobili. “I malware possono bloccare anche le macchine delle fabbriche
dotate di sistemi intelligenti per aumentare la produttività” dice Zanero.
Maggiore intelligenza non è sempre un bene, soprattutto se c’è qualcuno che può
utilizzarla contro di noi.
Alessandro Longo – Scienze – Il Venerdì di Repubblica – 21
Ottobre 2016 -
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