Prima la cattiva notizia: gli
adolescenti italiani fumano, bevono e si drogano oltre la media europea. Ma per
consolarci, ecco la buona: l’uso di molte sostanze psicoattive fra i nostri
giovani è in costante calo. Questo, in estrema sintesi, è quanto dice il
rapporto Espad (European School Survey Project on Alcohol and Other Drugs), la
rivelazione quadriennale fra gli studenti di 15-16 anni di 35 Paesi europei su
uso di sostanze psicoattive e comportamenti a rischio dipendenza, come il gioco
d’azzardo. “Espad è una rivelazione particolarmente attendibile, sia per il
numero di studenti coinvolti, 96 mila in Europa, che per il suo metodo:
questionari anonimi distribuiti nelle classi, che aumentano la sincerità delle
risposte” spiega Sabrina Molinaro, dell’Istituto di fisiologia clinica del Cnr
e coordinatrice di Espad Italia. “Da noi, poi, la ricerca viene ripetuta ogni
anno su 30 mila studenti dai 15 ai 19 anni, fornendo così un quadro ancora più
dettagliato”. E che induce a un certo ottimismo: per il tabacco, per esempio,
nel 2015 lo consumava frequentemente il 25,2 per cento dei giovani di 15-19
anni, contro il 28,3 del 2008. Analogo calo per l’uso frequente di alcol: picco
nel 2008 con il 6,6 percento, sceso a 4,2 nel 2015. Più o meno costante da
molti anni, invece, l’uso frequente di sostanze illegali, intorno al 3 per
cento per la cannabis, così come, su numeri molto inferiori, quello di droghe
più pesanti. “A preoccupare, però, sono due fattori relativamente nuovi” dice
Molinaro. “La tendenza a provare” droghe nuove” senza sapere neanche cosa sono
(ormai dichiara di farlo il 2 per cento dei giovani) e il ritorno delle
sostanze ad uso iniettivo, eroina in testa, risalito all’1 per cento dallo 0,1
del 2002: la paura di overdose e malattie, evidentemente, sta sfumando”. E
preoccuoante è anche lo scarto fra Italia e medie europee. Nel sondaggio ha
dichiarato di aver fumato sigarette nell’ultimo mese il 21 per cento dei
sedicenni europei, contro il 37 per cento dei coetanei, per l’alcol i valori
sono 48 e 57 rispettivamente e 18 contro 28 per l’uso “almeno una volta” di
droghe illegali. E’ vero che siamo sui livelli di Francia e Spagna, ma lontani
da Paesi come la Svezia, dove solo l’8 per cento dei giovani ha provato droghe
illegali. Se però si estende lo sguardo alla popolazione di tutte le età,
allora l’Italia diventa virtuosa: per esempio, secondo l’Oms, se da noi fuma il
21 per per cento della popolazione adulta, la media europea è del 28, e se in
Europa c’è un 4 per cento di alcolisti, in Italia sono appena lo 0,5 per cento.
Come si spiegano questi risultati contradditori? “ Per l’alcolismo la
spiegazione è nota: nei Paesi mediterranei non c’è cultura della sbronza” dice
lo psicologo Riccardo De Facci, direttore del Coordinamento nazionale comunità
di accoglienza e grande di dipendenze giovanili. “Da noi tradizionalmente si
comincia a bere presto in famiglia e si continua a farlo, ma nei momenti di
socializzazione, abituandosi a un uso positivamente. Anche il tabacco è molto
usato in contesti sociali, come segno
di essere “diventati grandi”. (..). Interessante anche il calo nell’uso di
molte sostanze. “Il lavoro fatto da noi
e da altre associazioni nei luoghi di raduno giovanili e nelle scuole, per informare
sui rischi. sta portando dei risultati. Ma certo conta anche la crisi
economica, che ha inciso sulle possibilità di spesa. Per fortuna in Italia non
sono arrivate in massa le droghe “da poveri”, molto dannose, che imperversano
in Grecia o Europa orientale”. Di cerrto i giovani vanno seguiti con
attenzione. “Calibrando i messaggi: in genere si punta sugli effetti sulla
salute o si fanno denunce morali. Ma da quell’orecchio gli adolescenti non ci
sentono, meglio far ribadire da giovani visti come “modelli” che fumare,
ubriacarsi o drogarsi non è cool e ti rende meno sexy”.
Alex Saragosa – Scienze – Il Venerdì di Repubblica – 21
Ottobre 2016 -
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