Per imparare a leggere le emozioni
umane il lupo ha impiegato migliaia di anni: si è dovuto trasformare
geneticamente, è diventato cane. Alla volpe, come mostra l’incredibile
esperimento di uno scienziato russo, sono bastati 45 anni. La prima è unica
popolazione di volpi domestiche si trova a Novosibirsk, in Siberia, dov’è nata
grazie a un programma avviato nel 1950 dal genetista Dmitri K. Belyaev. Lo
scopo era indagare i meccanismi della selezione artificiale, a partire da un
grande enigma della nostra storia evolutiva: come hanno fatto gli uomini a
creare le specie domestiche? Alla morte di Belyaev, nel 1985, la sua assistente
Lyudmila Trut ha assunto la guida del programma. Fortunatamente, le volti da
compagnia sono richiestissime e un’azienda americana le importa al prezzo di
8.900 dollari l’una: così a Novosibirsk
possono continuare a studiare il “fenotipo addomesticato”, come lo definisce il
biologo Richard C.Francis in un saggio appena pubblicato da Bollati
Boringhieri, Addomesticati. L’insolita
evoluzione degli animali che vivono acanto all’uomo (..). Come spiega
Francis, tutte le specie addomesticate mostrano alcuni tratti fisici e
comportamentali comuni. Tra questi, orecchie pendule, dimensioni del cervello
ridotte, spiccata socialità. Ma non è chiaro se nel processo di domesticazione
questi tratti siano stati alterati indipendentemente l’uno dall’altro, o se le
alterazioni siano collegate. Belyaev convinto che per ottenere animali con il
complesso di tratti tipico degli animali domestici fosse sufficiente
selezionarne uno: la mansuetudine. E per verificarlo ha riprodotto
empiricamente il processo di domesticazione. In un allevamento sono state
scelte le volpi particolarmente docili, trenta maschi e cento femmine; dopodiché
la loro progenie è stata sottoposta a un contatto contenuto, ma significativo,
con l’uomo. Le volpi che continuavano a mostrare risposte aggressive, o
timorose, venivano scartate dal progetto. Alla quarta generazione, alcuni
cuccioli hanno cominciato a scodinzolare; alla sesta, cercavano (e leccavano) i
ricercatori con quello struggimento tipico dei cani, fatto di sguardi e guaiti.
Oggi tutte le volpi allevate a Novosibirsk sono animali umane. E, come
immaginava Belyaev, il cambiamento non è
stato solo comportamentale. Alcuni esemplari presentano macchie sul pelo e la
stella bianca sulla fronte, tipica di mucche, capre e cavalli addomesticati; la
maggior parte ha orecchie pendule, proprio come i cani. E’ credibile che la domesticazione sia stata una “selezione
per mansuetudine” commenta l’autore di Addomestica. Ma che legame c’è tra mansuetudine
e orecchie pendule? Si tratta di due cameristiche tipiche dei cuccioli,
entrambe connesse al cortisolo (un ormone che, oltre a intervenire sulla
crescita, regola l’aggressività). Nelle colpi mansuete sono stati riscontrati
bassissimi livelli di cortisolo. L’ipotesi più probabile, quindi è che la selezione per mansuetudine produca
individui che conservano dei tratti del cucciolo. Persino la misteriosa
capacità di leggere le intenzioni umane potrebbe dipendere da un tratto
giovanile: la grande attenzione che i piccoli prestano alla madre. Ora si
tratta di capire quali geni regolino tutto questo: a Novosibirsk la ricerca è
appena cominciata.
Giulia Villoresi –
Scienze – Animali – Il Venerdì di Repubblica – 9 Otobre 2016 -
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