Molti Francesi Leggono in questi giorni le pagine d’amore
scritte all’amante da un loro presidente morto da vent’anni. Per alcuni è una
storia romantica d’altri tempi che suscita rispetto, ma non mancano i perplessi.
La presidenza della Repubblica è un democratico centro di potere o un nido di
amori proibiti? Questa vicenda non è tuttavia paragonabile allo scandalo rosa
che ebbe protagonista non tanto tempo fa il presidente ancora in esercizio.
Allora il capo dello Stato fu scoperto mentre usciva dal Palazzo dell’Eliseo,
di soppiatto, appollaiato sul sedile posteriore di uno scooter, per raggiungere
un’amica che non era la compagna abituale. Sembrò un episodio boccaccesco.
Questa è invece una storia d’amore durata decenni. E’ cominciata quando lui era
un uomo politico vicino ai cinquant’anni e lei una ragazza di venti. La
rivelazione di oltre milleduecento lettere di un diario ridisegna il ritratto
di un leader, secondo soltanto a de Gaulle per importanza nella Quinta
Repubblica. La storia politica è in qualche modo coinvolta. Nell’Epoca di
Internet, senza più calligrafia e corrispondenza privata in disuso, una storia
epistolare è di per sé singolare. I francesi la scoprono attraverso messaggi
scritti a mano. Non sul computer. Gli originali affiancati alle pagine
stampate, nei volumi esposti nelle librerie parigine, danno autenticità alle
dichiarazioni di amore eterno di cui il maturo autore è ben troppo generoso.
Tutti i caratteri, dall’a alla z, sono ben tratteggiati, senza svolazzi, sono
tondi, allineati nelle parole, e le parole ordinarie, prive di nevrotiche
asperità nelle frasi. Sembrano uscite dalla penna (non certo da una biro) di un
adolescente appassionato di letteratura e disciplinato nella calligrafia. Due virtù
che non sempre convivono. L’Autore Era Famoso In Vita per l’intelligenza, per l’abilità di
politico, ma anche per l’astuzia e i pochi scrupoli. Per questo lo chiamavano
il “fiorentino”. In francese sinonimo di uomo raffinato, colto, e al tempo
stesso esperto di maneggi e raggiri. Pugnali e veleni nei romanzi di Dumas e di
Zevaco. Adesso si scopre il romantico, il sentimentale. Si può capire quel che
ha spinto Anne Pingeot a pubblicare il diario di François Mitterand dedicato a
lei e le lettere che le ha scritto nei trenta e più anni di un rapporto rimasto
segreto fino a quando la loro figlia, Mazarine, oggi nota scrittrice, era ormai
ventenne. Ma neppure allora interamente rivelato. Danielle Mitterand, la
moglie, è nel frattempo morta, e al centenario della nascita del presidente
socialista è apparso un’occasione da non
perdere. Anne Pingeot ha 73 anni e ha ritenuto giusto rivelare quella che è
stata la storia di una vita e non una
delle tante relazioni amorose avute dall’ex presidente. Il loro è stato un
altro matrimonio vissuto intensamente quanto quello legittimo con Danielle,
celebrato durante la guerra e mai annullato, era ormai diventato un legame
basato sulla solidarietà. A un amico, parlando di donne, Mitterand avrebbe
detto: “Non bisogna perderne una”. No, deve esserzi detta Anne Pingeot, la
nostra relazione non rientrava in quella morale. Come cronista ho conosciuto
entrambi. Ho incontrato lui in varie occasioni, per interviste o avvenimenti
politici, in Francia o in altri paesi europei. Era già un leader socialista, ma
ella sua esistenza politica c’erano stati ideologicamente tanti Mitterand. I
quali non si erano mai rinnegati. Anche se l’ultimo Mitterand è stato per
decenni fermo nelle convinzioni che l’hanno condotto a essere il primo presidente
di sinistra della Quinta Repubblica. Non sputava sul suo passato, neppure su
quello che giudicava sbagliato. Questo valeva anche per la sua vita
intima? Mi Sono Trovato Accanto a Anne
Pingeot in un pranzo organizzato dal Museo d’Orsay nel quale era appena stata
inaugurata un’esposizione di pittori italiani di fine Ottocento. Ad allestirla
era stata lei, che era una delle conservatrici del Museo e specialista di quel
secolo, in particolare della scultura. Mi parlò, in un perfetto italiano, della
mostra. Aveva classe, come , come si dice. Ed era di una bellezza discreta,
appena velata dal tempo. Si sapeva ormai della sua relazione con Mitterand, ma
ovviamente non ne feci cenno. Avrei invece parlato, se ne fossi stato al
corrente, della Piramide del Louvre voluta da Mitterand, della quale lei fu
incaricata di seguire i lavori. Come regalo di nozze mai avvenute, Mitterand le
dedicò quel monumento geometrico disegnato dall’architetto Pei. Penso che
questa storia di infedeltà sia stata una grande storia di fedeltà.
Bernardo Valli – Dentro e fuori www.lespresso.it - L’Espresso – 16 Ottobre 2016 -
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