Ottobre, è tempo di mostrare.
Parafrasando il poeta confermiamo un attivismo espositivo che corre da Nord a
Sud della nostra Penisola. Lamentiamo poca archeologia nel menù delle
esposizioni, sebbene si noti il tentativo ministeriale di rafforzare le
infrastrutture e il collegamento tra i diversi siti nazionali. Fa eccezione
Palazzo Altemps a Roma con un focus su Antinoo. Si segnala la vacanza delle
Scuderie del Quirinale di Roma, per l’assenza di nomine ai vertici. Ma si
guarda con attenzione al Palazzo delle Esposizioni che ospita una rinnovata
Quadriennale. Dinamica è la situazione milanese che realizza un programma
espositivo full time dall’arte antica a quella contemporanea. Ecco esplodere a Palazzo Reale i bagliori barocchi
di Rubens che illuminano tuttora la storia dell’arte, l’opera di Hokusai e
quella di Arnaldo Pomodoro nella sapienza di una scultura che ha trovato nel
tempo forme definitive. Torino risponde nella Venaria Reale con Brueghel e
segnala la giusta attenzione per l’arte fiamminga e per uno spaccato
iconografico che rappresenta l’operosità contadina, il piacere della festa e le
gioie del corpo. E procede in modo scorrevole la macchina espositiva nei grandi
centri della penisola e delle isole, da Rovereto a Nuoro, fino ad Ancona con la
mostra Ecce Homo. Da Marino Marini a
Mimmo Palladino, ovvero la scultura di figura nell’arte italiana dal secolo
dopoguerra a oggi. Si segnala come
il Futurismo aleggi sempre, confermando il suo spirito profetico dei maestri
Balla, Boccioni, Arp e Dalì. Con la sua pittura e il suo spirito libero,
Artemisia Gentileschi trionfa a Palazzo Braschi di Roma. Ed Atkins al Castello
di Rivoli ci conferma che il terribile è già accaduto, come dimostra una
poetica che scava nel profondo. Così all’Hangar Bicocca di Milano l’artista
giapponese Suga del gruppo Mono invita il pubblico attraverso le sue
installazioni “a scuola delle cose”. Warhol, nel Palazzo Ducale di Genova, ci
rammenta ormai la sua classicità, Letizia Battaglia al MAXXI di Roma la sua
attualità, Fabio Mauri al Madre di Napoli il suo spirito visionario, Chia a
Foligno la grandezza della Transavanguardia. Insomma, un felice disordine
espositivo circola nel sistema dell’arte italiano, aperto all’antico, al
contemporaneo, alle molteplici generazioni e ai diversi movimenti che si sono
succeduti nel tempo.
Achille Bonito Oliva – Arte – Il Venerdì di Repubblica - 14 Ottobre 2016 -
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