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mercoledì 19 ottobre 2016

Lo Sapevate Che: Referendum: Italia Sì, Italia No comunque vada sarà una svolta...



Sarebbe una gran cosa se la campagna referendaria sulla riforma costituzionale rimanesse ancorata ai contenuti e non alla propaganda, ma temo si tratti ormai di una pia aspirazione. Il fronte del No è troppo variegato, da Salvini a Grillo alla sinistra del Pd, per non concentrarsi sul più facile degli slogan: a casa Renzi e il renzismo. Un tema forte che lo stesso premier ha consegnato dal principio agli avversari. D’altra parte il fronte del Sì, una volta accantonato per prudenza il leitmotiv del plebiscito al capo, ha l’aria di non aver ancora trovato un messaggio altrettanto semplice ed efficace e ondeggia fra la proposta di argomenti veri ma inefficaci o efficaci quanto falsi. E’ vero per esempio che la riforma garantirebbe maggior durata, stabilità e poteri ai governi, limitando l’azione di “disturbo” delle opposizioni. Ma gli italiani nella Seconda repubblica hanno sperimentato governi di lunga durata come i due ultimi Berlusconi e lo stesso Renzi, assai attivi e con opposizioni deboli e divise, che pure non hanno garantito alcuna crescita nel Paese. E’ efficace ma falso l’argomento del taglio ai costi della politica. La Corte dei Conti ha stimato in appena 58 milioni il risparmio del nuovo Senato, una briciola. Si potrebbe ottenere dieci volte tanto approvando una delle molte proposte di ridurre gli stipendi dei parlamentari, senza riscrivere mezza Costituzione. Alla fine, il 4 dicembre si voterà comunque pro o contro il governo. Era questa l’idea originaria di chi ha voluto la riforma insieme all’Italicum. Allora il Pd era reduce del 40 per cento alle elezioni europee e i sondaggi davano i Sì oltre il 60 per cento. Nei progetti della maggioranza la sicura vittoria nel referendum costituzionale avrebbe spianato al Pd di Renzi la strada di un trionfo elettorale. Poi il clima è cambiato. La crudeltà della crisi crea bolle di consenso disperato che si gonfiano e sgonfiano alla velocità della luce. Ovunque i nuovi poteri che hanno voluto usare i referendum come plebisciti sono andati in rovina. I leader scozzesi hanno perso il referendum sulla secessione. Cameron quello sulla Brexit, Orban non ha raggiunto il quorum sul quesito antirifugiati. L’apparente eccezione alla regola è stata il referendum voluto da Tsipras in Grecia contro il nuovo memorandum di austerità, vinto alla grande. Salvo poi capitolare, smentendo il voto popolare, di fronte al ricatto della trojka. Il risultato del 4 dicembre dunque segnerà in ogni caso una svolta, non soltanto per la storia d’Italia.
Curzio Maltese – Contromano – Il Venerdì di Repubblica 14 Ottobre 2016 -       

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