Il polpo venato dell’Indonesia è capace di prendere pezzi di noce di
cocco e usarli come corazza per spostarsi in sicurezza. Le ghiandaie, dopo aver
naso un vermetto sottoterra, gli cambiano posto se qualche loro simile le
osserva con occhi indiscreti. Le cornacchie della Nuova Caledonia creano uncini
con dei rametti per stanare pesci nascosti nelle crepe degli scogli. “Sono
scoperte recenti, che avvicinano il momento in cui dovremo chiedere scusa agli
animali: siamo così convinti della superiorità dell’uomo che abbiamo
sottovalutato le loro particolarissime e diverse intelligenze, evolute a partire dai loro corpi e dai problemi specifici posti
dalla natura”. Lo sostiene con passione l’etologo olandese Frans de Waal,
autore del saggio Siamo così intelligenti da capire l’intelligenti da capire
l’intelligenza degli animali? (Raffaello Cortina ) che presenterà il primo di
ottobre al festival Torino Spiritualità. “Prendiamo il caso degli eleganti: li
ritenevamo incapaci di usare utensili, perché fallivano in ogni test nel quale
una banana veniva lasciata sul territorio a poca distanza dalla gabbia, ma al
di fuori della portata della proboscide, e accanto a loro era posato un bastone
con cui avrebbero potuto raggiungere il frutto”.. Poverini – si pensava – non
capiscono il problma. “In realtà erano gli etologi a non capire l’elefante”
osserva De Waal. “Solo di recente si è dato il giusto peso al fatto che la
proboscide, pur essendo in un certo senso la”mano” dell’elefante, è allo stesso
tempo il suo organo olfattivo. Perciò, quando l’elefante afferra un bastone,
perde momentaneamente il senso dell’olfatto, e non riesce più a localizzare la
banana” Era quindi il test, così
impostato, a essere poco intelligente. “In un più recente esperimento si è
appesa una banana in cima al recinto, piazzando vicino all’elefante diversi
bastoni e una robusta cassa di legno: L’animale ha ignorato, è vero, i bastoni, ma solo perché ha spinto in
linea retta la cassa fino a portarla sotto al frutto, ci è salito sopra con le
zampe anteriori e con la proboscide ha preso la banana. E pensare che il
primatologo Benjamin Beck aveva indicato, inascoltato, il corretto modo di
procedere già nel 1967, quando – nello stesso tipo di esperimento – riabilitò
l’intelligenza dei giubboni: i soli, tra le scimmie antropomorfe, a non
afferrare e usare il bastone per raggiungere la banana. Erano forse meno
perspicaci di scimpanzé e oranghi? “Non per questione di cervello, ma di mano:
quella dei giubboni, arboricoli a tempo pieno, ha il pollice solo
parzialmente opponibile, ed è usata
quasi solo come “uncino” per appendersi ai rami” spiega De Waal. “Nel mondo
soggettivo del gibbone, le cose non si raccolgono da terra, ma si afferrano dai
rami. Intuendolo, Beck ridisegnò il test: per raggiungere la banana, appesa in
alto, il gibbone avrebbe dovuto tirare degli spaghi pendenti a mezz’aria. E lo
fece con successo”.
Dedo Tortona
– Scienze – Il Venerdì di Repubblica – 23 settembre - 2016
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