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domenica 2 ottobre 2016

Lo Sapevate Che: Elefanti e polpi non capiscono? Errore: siamo noi a non capire loro



Il polpo venato dell’Indonesia è capace di prendere pezzi di noce di cocco e usarli come corazza per spostarsi in sicurezza. Le ghiandaie, dopo aver naso un vermetto sottoterra, gli cambiano posto se qualche loro simile le osserva con occhi indiscreti. Le cornacchie della Nuova Caledonia creano uncini con dei rametti per stanare pesci nascosti nelle crepe degli scogli. “Sono scoperte recenti, che avvicinano il momento in cui dovremo chiedere scusa agli animali: siamo così convinti della superiorità dell’uomo che abbiamo sottovalutato le loro particolarissime e diverse intelligenze, evolute  a partire  dai loro corpi e dai problemi specifici posti dalla natura”. Lo sostiene con passione l’etologo olandese Frans de Waal, autore del saggio Siamo così intelligenti da capire l’intelligenti da capire l’intelligenza degli animali? (Raffaello Cortina ) che presenterà il primo di ottobre al festival Torino Spiritualità. “Prendiamo il caso degli eleganti: li ritenevamo incapaci di usare utensili, perché fallivano in ogni test nel quale una banana veniva lasciata sul territorio a poca distanza dalla gabbia, ma al di fuori della portata della proboscide, e accanto a loro era posato un bastone con cui avrebbero potuto raggiungere il frutto”.. Poverini – si pensava – non capiscono il problma. “In realtà erano gli etologi a non capire l’elefante” osserva De Waal. “Solo di recente si è dato il giusto peso al fatto che la proboscide, pur essendo in un certo senso la”mano” dell’elefante, è allo stesso tempo il suo organo olfattivo. Perciò, quando l’elefante afferra un bastone, perde momentaneamente il senso dell’olfatto, e non riesce più a localizzare la banana” Era  quindi il test, così impostato, a essere poco intelligente. “In un più recente esperimento si è appesa una banana in cima al recinto, piazzando vicino all’elefante diversi bastoni e una robusta cassa di legno: L’animale ha ignorato, è   vero, i bastoni, ma solo perché ha spinto in linea retta la cassa fino a portarla sotto al frutto, ci è salito sopra con le zampe anteriori e con la proboscide ha preso la banana. E pensare che il primatologo Benjamin Beck aveva indicato, inascoltato, il corretto modo di procedere già nel 1967, quando – nello stesso tipo di esperimento – riabilitò l’intelligenza dei giubboni: i soli, tra le scimmie antropomorfe, a non afferrare e usare il bastone per raggiungere la banana. Erano forse meno perspicaci di scimpanzé e oranghi? “Non per questione di cervello, ma di mano: quella dei giubboni, arboricoli a tempo pieno, ha il pollice solo parzialmente  opponibile, ed è usata quasi solo come “uncino” per appendersi ai rami” spiega De Waal. “Nel mondo soggettivo del gibbone, le cose non si raccolgono da terra, ma si afferrano dai rami. Intuendolo, Beck ridisegnò il test: per raggiungere la banana, appesa in alto, il gibbone avrebbe dovuto tirare degli spaghi pendenti a mezz’aria. E lo fece con successo”.
Dedo Tortona – Scienze – Il Venerdì di Repubblica – 23 settembre  - 2016 

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