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martedì 6 settembre 2016

Lo Sapevate Che: Soltanto "dopo" diventiamo una nazione...



L’Odore Del terremoto è sempre uguale: pesante come la polvere dei mattoni sgretolati, acre, soffocante. Toglie il respiro e dunque la vita. Anche la vita. Anche la voce è uguale. Sì, perché il terremoto ha voce. Parte da lontano, come un tuono. Ma non viene dal cielo, no. Dal suo opposto. E ti avvolge. ti scuote, ti annichilisce. E’ il grido di dolore della terra che dopo un po’ si mescola con lo strazio dei sopravvissuti. Ho sentito l’odore e la voce del terremoto in Campania durante la mia infanzia, una paura ancestrale. Poi l’ho raccontato da cronista per la prima volta nel novembre 1980, con il sisma di Napoli e dell’Irpinia. E ancora trent’anni dopo, aprile 2009, all’Aquila. Dirigevo il quotidiano di quella regione, allora, “il Centro”. Un’esperienza sul campo, empirica. Da testimone del tempo. Non c’è dunque riscontro scientifico all’odore e alla voce di un sisma, non può esserci. Esiste invece un monitoraggio costante all’attività tellurica, in tutto il mondo. In Italia l’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia  (Ingv), un’eccellenza tricolore, registra e dà conto di tutte le scosse che quotidianamente si verificano dalle Alpi alla Sicilia, anche quelle non avvertite dalla popolazione, la stragrande maggioranza. Siamo un territorio ad alto rischio sismico; ce lo hanno insegnato sin dalle scuole elementari. Eppure siamo una nazione senza cultura. Senza la cultura del rischio e dunque della prevenzione.  Rassegnati o irosi di fronte alla catastrofe. Le immagini trasmesse dai paesi dell’Italia centrale, durante un’interminabile diretta mercoledì 24 agosto, sono state la testimonianza di un’operosa impotenza. Vite salvate sotto le macerie sì, ci sono state. La dedizione dei volontari, tanta. La Protezione civile ha messo in movimento la sua grossa, capillare struttura. Sicuramente meno potente dei tempi in cui la dominava con pugno fermo Guido Bertolaso. Ma tutto scatta dopo.  La solidarietà del dopo-sisma – o come dopo ogni altro disastro naturale, troppo frequenti purtroppo – è uno dei tratti distintivi di quel che resta del sentimento unitario di questo sfortunato Belpaese. Lenisce e conforta l’amaro dolore della tragedia. Dopo, ma solo dopo, sembriamo una nazione. Il prima invece è un cumulo di omissioni, inadempienze, distrazioni. Se l’ora X della scossa assassina nessuno scienziato sarà mai in grado di prevederla, tuttavia nessuna istituzione pubblica si preoccupa di diffondere quella cultura della prevenzione che pure potrebbe limitare gli effetti di eventi imperscrutabili. Inutile citare il Giappone o la California. Perdita di tempo. Siamo predisposti ai lavori  di ricostruzione, non di consolidamento  preventivo. Anche stavolta, nei comuni dell’Italia centrale, sono crollate case di antica fattura e orrendi edifici in cemento armato. Vecchio e nuovo travolto dalle lunghe scosse. Colti di sorpresa come sempre. E non è una maledizione ancestrale. Purtroppo.
Luigi Vicinanza – La scossa - Ogni volta sorpresi dalla rabbia della Terra – L’Espresso – 28 agosto 2016

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