La Ricostruzione Post
Terremoto è il punto
da cui adesso si deve ripartire. Potranno speculazioni e criminalità restare
fuori da questa tragedia? Si riuscirà a non fare business sulla morte e il
dolore? Dovrà pur servire qualcosa l’esperienza amministrativa giudiziaria
fatta su un territorio altamente sismico. E queste nuove vittime non dovranno
servire a sostenere vecchi business e nuovi appetiti per le mafie e i mafiosi.
Questa tragedia che ha colpito l’Italia centrale dovrà necessariamente
attingere all’esperienza fatta dopo il sisma dell’Aquila e dell’Emilia. Ferite
ancora aperte, anche per il dolore inflitto da imprenditori-scacalli e
organizzazioni criminali che su queste tragedie non hanno visto la morte come
sofferenza, ma un motivo, spesso illegale per arricchirsi. La storia italiana
di ogni ricostruzione ci ha consegnato non solo sofferenza e dolore, ma
soprattutto malaffare. A cominciare dal Belice, passando per l’Irpinia, fino ad
arrivare in Abruzzo e in Emilia Romagna. Le mafie si sono lanciate sui ruderi
dei paesi distrutti come se i cocci caduti dalle abitazioni in sui sono morti
donne e bambini, studenti e pensionati, fossero pepite d’oro da raccogliere. A
tutti i costi e con tutti i mezzi irregolari. I protocolli di legalità pensati
e firmati in questi decenni si sprecano. Qualcuno ha funzionato, altri sono
stati raggirati. Ad ogni modo, sul dopo terremoto si è sempre trovato un
prestanome di mafiosi, un’impresa irregolare che ha messo le mani sugli appalti.
E’ stata ancora una volta fotografata un’Italia illegale che si contrappone
alla grande solidarietà che questo Paese è capace di offrire a chi ne ha
bisogno. L’esperienza quindi ci dice che il grande business della ricostruzione
non viene mai ignorato dalla criminalità organizzata, e per questo motivo
occorre attuare tutti gli strumenti necessari per evitare l’inquinamento
mafioso. Perché sulle emergenze è più facile che le organizzazioni trovino
spazi e modi per infiltrarsi e lucrare. E guadagnare sulla morte. Negli ultimi
vent’anni è stata combattuta la mafia, ma meno efficacemente la corruzione. E
mafia e corruzione sono sempre più intrecciata. Lo ha dimostrato l’inchiesta
“mafia Capitale” che ha messo in luce un modello tipicamente mafioso; un
modello, come ripete il procuratore nazionale antimafia, Franco Roberti, “che
già aveva funzionato per gli appalti post terremoto in Campania” e che vede un
intreccio tra mafia, politica e imprenditoria. La caratteristica della
criminalità mafiosa è la mimeticità nell’area grigia: ovvero esponenti delle
istituzioni, dell’imprenditoria, delle professioni. Non basta intervenire con
la repressione ma bisogna prevenire: l’educazione ai valori della Costituzione
è fondamentale per recuperare il rispetto della legge. Soprattutto dopo una
nuova tragedia come questa del terremoto.
Lirio Abbate – La scossa – E la mafia è già presente
fermate quelle mani –
L’Espresso- 28 agosto 2016
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