Dopo le lacrime e i discorsi, arriva
il tempo delle scelte. Le scelte che si sono compiute fino a oggi e che si
continuano a fare si possono riassumere in quattro cifre. Sono 26 i miliardi da
spendere per completare nel 2042, forse, la Torino-Lione, una delle più inutili
grandi opere della storia, che servirà a sostituire con l’alta velocità una
rete esistente già in grado di assorbire un traffico merci e passeggeri
limitato e peraltro in calo. Sarà alla fine di 5,5 miliardi il prezzo del Mose,
che sarà forse completato nel 2018, oltre tre volte la stima, per un’opera
probabilmente inadeguata a proteggere Venezia ma finora utilissima ad
arricchire le società indagate e i politici corrotti. Sono stati 600 i milioni
sprecati in studi e lavori preliminari per non fare il Ponte sullo Stretto. Ad
Accumoli invece non si sono trovati più di 509 euro per la sicurezza del
campanile, che è crollato uccidendo una famiglia. Un mio amico professore del
Politecnico di Torino diceva che il problema principale della prevenzione
antisismica è che i terremoti arrivano comunque meno spesso delle elezioni. Fra
l’uno e l’altro tutti dimenticano i sopraluoghi commossi delle autorità e i
reportage vibranti d’indignazione, compresi i loro autori. Si ritorna dunque
alla routine di grandi appalti per favorire gli amici, le mafie, le clientele,
con i media pronti a mettere in croce i quattro gatti ambientalisti, i poveri
valligiani sventrati da colate di cemento e i soliti “professoroni” che dicono
sempre di no a magnifiche opere in grado di creare lavoro, Pil e tante , tante
belle tangenti. Questo governo passerebbe alla storia se finalmente lanciasse
il grande piano nazionale di sicurezza antisismica del quale sento parlare fin
da quando ero bambino, dopo il terremoto del Belice e il Friuli. I soldi come
s’è visto ci sono e altri sarebbero garantiti dall’Unione europea. Invece si
riprende a parlare del Ponte sullo Stretto, di riaprire la società per il Ponte,
storica mangiatoia nazionale, senza che nessuna autorità, giornale o magistrato
voglia provare a verificare oggi e non domani, dopo la tragedia, lo stato delle
scuole e degli ospedali a Messina o a Reggio Calabria. Continuerò a sentir
parlare forse del piano nazionale antisismico anche da vecchio, mentre ogni due
anni vado in vacanza in California dove un terremoto del sesto grado Richter
provoca al massimo la caduta di un cornicione.
Curzio Maltese – Contromano – 9 settembre 2016 -
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