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lunedì 12 settembre 2016

Lo Sapevate Che: Perchè si buttano soldi nelle grandi opere e il piano sntisismico non arriva mai



Dopo le lacrime e i discorsi, arriva il tempo delle scelte. Le scelte che si sono compiute fino a oggi e che si continuano a fare si possono riassumere in quattro cifre. Sono 26 i miliardi da spendere per completare nel 2042, forse, la Torino-Lione, una delle più inutili grandi opere della storia, che servirà a sostituire con l’alta velocità una rete esistente già in grado di assorbire un traffico merci e passeggeri limitato e peraltro in calo. Sarà alla fine di 5,5 miliardi il prezzo del Mose, che sarà forse completato nel 2018, oltre tre volte la stima, per un’opera probabilmente inadeguata a proteggere Venezia ma finora utilissima ad arricchire le società indagate e i politici corrotti. Sono stati 600 i milioni sprecati in studi e lavori preliminari per non fare il Ponte sullo Stretto. Ad Accumoli invece non si sono trovati più di 509 euro per la sicurezza del campanile, che è crollato uccidendo una famiglia. Un mio amico professore del Politecnico di Torino diceva che il problema principale della prevenzione antisismica è che i terremoti arrivano comunque meno spesso delle elezioni. Fra l’uno e l’altro tutti dimenticano i sopraluoghi commossi delle autorità e i reportage vibranti d’indignazione, compresi i loro autori. Si ritorna dunque alla routine di grandi appalti per favorire gli amici, le mafie, le clientele, con i media pronti a mettere in croce i quattro gatti ambientalisti, i poveri valligiani sventrati da colate di cemento e i soliti “professoroni” che dicono sempre di no a magnifiche opere in grado di creare lavoro, Pil e tante , tante belle tangenti. Questo governo passerebbe alla storia se finalmente lanciasse il grande piano nazionale di sicurezza antisismica del quale sento parlare fin da quando ero bambino, dopo il terremoto del Belice e il Friuli. I soldi come s’è visto ci sono e altri sarebbero garantiti dall’Unione europea. Invece si riprende a parlare del Ponte sullo Stretto, di riaprire la società per il Ponte, storica mangiatoia nazionale, senza che nessuna autorità, giornale o magistrato voglia provare a verificare oggi e non domani, dopo la tragedia, lo stato delle scuole e degli ospedali a Messina o a Reggio Calabria. Continuerò a sentir parlare forse del piano nazionale antisismico anche da vecchio, mentre ogni due anni vado in vacanza in California dove un terremoto del sesto grado Richter provoca al massimo la caduta di un cornicione.
Curzio Maltese – Contromano – 9 settembre 2016 -

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