Etichette

mercoledì 14 settembre 2016

Lo Sapevate Che: La vera colpa del Sessantotto? Aver vinto a metà...



Ho 74 anni e ritengo che il femminismo, insieme al Sessantotto, abbia creato voragini di mediocrità nelle nuove generazioni. Lo so che è dura da accettare, ma lasciatevelo dire da un sessantottino verace che ha sempre intravisto negli slogan il senso del paradosso e dell’eccesso, giustificato dal fatto che la nostra generazione poteva vendere baggianate, o non sense, o slogan, perché affidava loro un’accezione di sovvertimento dell’ordine costituito onde contrapporsi al passato, al conformismo, al vissuto pedante e saccente di un paternalismo svuotato dei suoi presupposti.  Ma quanto pesano quegli slogan e come potevano essere interpretati dai nostri figli? Se ne sono imbevuti senza difese, hanno assorbito ciò che di superficiale appariva e ci hanno creduto! Con lo slogan: “privato è uguale pubblico” si è fomentata l’idea che il proprio anarchico impegno fosse sufficiente a garantire credibilità e valore alle azioni. Allo stesso modo, il femminismo ha sconquassato le generazioni successive perché l’uomo non ha saputo riciclare i propri standard di valori con qualcosa che equilibrasse la forza ritrovata e riconosciuta della donna.   Marco Maggiani  marco.mag@libero.it
Una delle ipocrisie senili consiste nel rimpiangere la perduta giovinezza elencando e condannando tutti gli errori compiuti in quell’età. Così si ha il modo di consolarsi per la saggezza raggiunta in età avanzata. Evitiamo questi inganni e la disapprovazione tardiva degli eccessi della giovinezza, perché gli eccessi prima o poi rientrano, ma senza eccessi è difficile cambiare le cose. Così come per un adolescente è difficile emanciparsi dal mondo genitoriale senza sbattere la porta, anche se poi, a emancipazione avvenuta, la porta l’apre e la chiude educatamente. Lei rimprovera il sessantotto di aver venduto baggianate e slogan spregiudicati contro l’ordine costituito senza rendersi conto degli effetti che questi slogan avrebbero avuto sulle generazioni successive che li hanno fatti propri senza difese, e poi rimprovera al femminismo di aver rivendicato i diritti delle donne senza che gli uomini avessero il tempo e la possibilità di riequilibrare le cose, rendendo così difficile il rapporto tra i sessi. Io le ricordo che prima del Sessantotto l’accesso all’istruzione e quindi alla cultura era di fatto consentito solo ai figli delle classi abbienti, per cui alla classe dei non abbienti era di fatto preclusa l’ascesa della scala sociale. Prima del Sessantotto la condizione della donna, oltre a essere limitata all’ordine di moglie e di madre, era di totale subordinazione al maschio. E se poi la sua emancipazione ha messo i maschi in crisi, ciò vuol dire solamente che la loro forza era garantita dalla cultura del tempo più che dalla natura virile. Il sessantotto infine ha liberato i folli dalla condizione manicomiale, ideata non per la loro cura ed eventuale guarigione, ma per difendere la società dal disturbo che arrecano i pazzi. Aver evidenziato che i folli, oltre che per la follia, soffrono anche e magari soprattutto per la mancata accettazione della loro diversità, non mi pare un brutto messaggio. Lei rifiuta lo slogan “privato uguale pubblico” perché crea le premesse per comportamenti anarchici. In realtà lo slogan era “il privato è politico” perché per limitarci agli esempi sopra riportati, è politica la difficoltà di accesso dei non abbienti alla scuola, è politica la gestione della sessualità femminile, è politica la reclusione dei folli. Perché se la politica non si occupa delle condizioni di esistenza dei suoi cittadini, che politica è?(..). Per effetto di questa confluenza di slogan libertari dell’emancipazione si è concretizzata un’oppressione peggiore, ma più mascherata, di quella che vigeva prima del Sessantotto. Un movimento che è fallito non per ciò che si proponeva, ma perché è stato assorbito dal suo opposto, che parlava il suo stesso linguaggio con intenzioni radicalmente differenti.
umbertogalimberti@repubblica.it  - Donna di Repubblica – 3 settembre 2016

Nessun commento:

Posta un commento