Il futuro sarà un posto immateriale e
creativo, dove ogni bene è un servizio e il web si estende nello spazio del
pianeta e nel tempo delle nostre vite, rendendo il passato ricercabile a
piacimento. Lo sostiene Kevin Kelly, guru tecnologico e cofondatore di Wired
Usa, nel saggio The Inevitable:
understanding the 12 technological forces that will shape our future
(L’inevitabile: capire 12 forze tecnologiche che disegneranno il nostro futuro,
(..). Kelly identifica queste forze con verbi esistenti – tra cui
condividere, accedere, remixare, tracciare, interagire – e neologismi come
“cognificare”: “E’ la tendenza a rendere
sempre più intelligenti le cose” spiega Kelly . “Così come con la rivoluzione
industriale i cavalli vapore hanno rimpiazzato i muscoli, il prossimo passo
sarà prendere un qualsiasi oggetto e infondergli intelligenza, moltiplicando la
sua utilità”. Un prodromo è l’evoluzione della fotografia. “Negli anni Settanta
i fotoreporter si trascinavano dietro grosse lenti da mezzo chilo l’una, per
fotografare con poca luce. Oggi le fotocamere sugli smarhphone sostituiscono
queste lenti con l’intelligenza senza peso degli algoritmi, che danno foto
ancora più belle”. E’ una spinta verso l’immateriale anche linguistica: i nomi
e oggetti fisici (ad esempio l’automobile) stanno già diventando verbi e
servizi intangibili (condividere una
corsa in carsharing); il possesso di
un bene fisico, pressoché immutabile, evolverà nell’accesso a una molteplicità
di beni in continuo aggiornamento. Il futuro sarà il modello Uber applicato a
tutti gli aspetti della vita. “Smaterializzando le attività, le rendiamo più
efficienti” sottolinea Kelly. “Pensiamo alla chimica e alla medicina: le
simulazioni digitali – ad esempio le innumerevoli combinazioni di molecole
farmacologiche che il supercomputer Watson di Ibm genera e valuta a velocità
impensabili per l’uomo – ci permettono di sperimentare l’impensabile, scartare
i moltissimi risultati improduttivi e orientare il lavoro umano solo su quelli
promettenti”. Non c’è motivo per temere: “E’ vero che ogni nuova tecnologia risolve dei
problemi ma ne crea altri mai visti prima: i successi tecnologici di ieri (ad
esempio il motore a combustione) causano i problemi di oggi (il riscaldamento
globale) e le soluzioni tecnologiche di oggi causeranno i problemi di domani.
Ma questo alternarsi di problemi e soluzioni, nel tempo, porta all’accumulo costante
di benefici: ogn anno creiamo un po’ di più di quello che distruggiamo, e
questa differenza positiva, magari anche piccola, si somma nel tempo a quelle
precedenti. Ecco perché oggi viviamo meglio di un secolo fa”. E il lavoro? Per
Kelly il lavoro non sparirà, ma diventerà per forza creativo:”Il compito di
ognuno sarà inventare nuovi lavori per i robot”. E il mondo assomiglierà sempre
più al web. “Oggi non possiamo fare ricerche davvero universali. Google non può
ritrovare ogni piccolo evento che succede su Facebook, e poi non possiamo fare
ricerche dentro i “mondi” contenuti all’interno di un video musicale, di una
app o di un film. Nel futuro invece questo sarà possibile: gli eventi accaduti
in un videogioco saranno ricercabili come oggi lo sono le notizie. E siccome il life log, la memorizzazione di tutto
ciò che viviamo, diventerà un’abitudine, i nostri strumenti digitali ci
permetteranno di rivisitare a piacimento ogni punto del nostro passato”
vaticina Kelly. “Inoltre, siccome tutti gli oggetti saranno connessi in rete,
potremo “googlare” anche il mondo fisico e ricevere informazioni da strade,
case, città: il web coinciderà con il pianeta e diventerà autocosciente”
Giuliano Aluffi – Scienze – Il Venerdì di Repubblica – 26
agosto 2016 -
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