Quel che si sa è che le disuguaglianze
di reddito sono tornate ai livelli di un secolo fa. La gente trasecola nel
leggere la stima Oxfam per cui la ricchezza dell’1 per cento più ricco sarebbe
pari a quella del restante 99. Poi volta pagina, e se lo dimentica. La vita è
già abbastanza dura. Ogni tanto qualcuno scende in strada, ieri gli americani
di Occupy Wall Street, oggi i
francesi delle Nuit Debout.
Passeranno anche loro. Ma intanto servirebbe capire.(..)Maurizio Franzini e
Mario Pianta, due economisti che da tempo ripetono che non esiste tema più
importante. Per spiegare individuano quattro cause. Primo, il potere del
capitale sul lavoro, che dagli anni ’80 a oggi ha spostato 10-15 punti di Pil
dal secondo al primo. Secondo, il capitalismo oligarchico: ovvero, riprendendo
l’intuizione di Piketty, la rendita che ormai cresce più della crescita mentre
l’ascensore sociale si è bloccato. Terzo, l’individualizzazione dei lavoratori,
che deriva dal sistematico indebolimento dei sindacati, con meno contrattazione
collettiva e più aziendale e forme contrattuali precarizzanti. Quarto,
l’arretramento della politica. Significa che,negli ultimi trent’anni, le leggi hanno favorito i
ricchi anziché i poveri. Togliendo le tasse di successione, permettendo
l’elusione fiscale e riducendo drammaticamente la progressività delle imposte.
E’ utile ricordare che, ancora nel ’63, negli Stati Uniti l’aliquota più alta
era del 91 per cento (sì, novantuno)e del 70 fino al 1980. Oggi Warren Buffet
paga il 17 per cento contro il 34 della sua segretaria. I soldi ben
ridistribuiti di ieri crearono la middle
class più florida di sempre, quelli concentratissimi di oggi stanno producendo la più miserabile. Che
fare? Ridimensionare la finanza. Limitare la rendita. Distribuire meglio i benefici della
tecnologia. Introdurre un salario minimo. Ridurre i super-redditi. Rafforzare
l’istruzione pubblica. Introdurre un reddito di base. Eccessivo? Mi viene in
mente la risposta del preside di Harvard a chi obiettava sulle rette: “Troppo
care? Provate con l’ignoranza”.
Riccardo Staglianò -
Economia – Il Venerdì di Repubblica – 27 maggio 2016 -
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