Quando i Bambini guarderanno i grandi scienziati come
guardano i grandi cantanti e attor, la civiltà passerà al livello successivo”,
dice il fisico statunitense Brian Greene, sostenendo così che l’umanità avrebbe
bisogno di un seguito per gli scienziati simile a quello delle rockstar e dei
divi del cinema. Non sempre però la grande popolarità è commisurata ai reali meriti. E il
“genomicista” Neil Greene, ha scatenato un putiferio ideando il cosiddetto
“Kardaschian Index” o K-index, che richiama nel nome l’H-index, parametro che
quantifica il lavoro degli scienziati prendendo in considerazione il numero
delle pubblicazioni e delle citazioni dei loto lavori scientifici. Il K-index
mette invece in relazione il numero delle pubblicazioni e delle citazioni dei
loro lavori scientifici. Il K-index mette invece in relazione il numero di
follone su Twitter degli scienziati con quello delle citazioni dei loro lavori
scientifici. Questo indice prende il nome dalla celebrità americana Kim
Kardaschian che, pur non avendo meriti riconoscibili, conta oltre 42milioni di
follone su Twitter. L’indice K è quindi una misura di discrepanza tra la fama
social di uno scienziato e i suoi meriti reali. Le polemiche genera teda questa
provocazione sono arrivate fin sulle prestigiose riviste “Genoma Biology” e
“Science”. Su quest’ultima è stata anche
pubblicata la classifica dei 50 scienziati più seguiti su twitter: ai primi due
posti risultano l’astrofisico Neil de Grasse Tyson e il fisico Brian Cox. Su
questa linea di “scienza e popolarità” è di questi giorni la notizia della
ressa a Torino per ascoltare Piero Angela, non uno scienziato ma un grande
comunicatore della scienza, protagonista di un appuntamento dedicato alla
macchina del cervello. C’è un grande interesse in questo periodo per la scienza
e una richiesta sempre più matura e consapevole da parte del pubblico di avere
informazioni e dati, come testimoniato dalle tante trasmissioni tv. pagine sui
giornali e festival della scienza. E sta agli scienziati cogliere il momento
per portare avanti con forza le battaglie in difesa della scienza e della
ricerca scientifica, sempre un po’ calpestata.
In Italia ai primi posti pere meritata) ci sarebbe Edoardo Boncinelli:
fisico, biologo, genetista, divulgatore, grecista per passione e non poeta.
Boncinelli ha la capacità di comunicare la scienza portandola a un pubblico
vasto e variegato, con parole semplici ma accurate. Lo fa attraverso l’attività giornalistica e i libri, ma anche
con Facebook e Twitter . Con straordinaria umiltà, Boncinelli si è interrogato
inoltre sulla vita e sulla sua origine, da sempre al centro di dibattiti più o
meno articolati. Un vero e completo “uomo di scienza”, portatore di un pensiero
forte sul tema, in grado anche di accoppiare alla scienza la poesia. E’ così
che Boncinelli riscontra successo dovunque vada, non solo in tv ma anche negli
incontri a cui viene invitato dalle scuole alle università, fino ai festival.
In lui vediamo la rockstar italiana della scienza, come testimoniato dal
Boncinelli Fan Club nato su Facebook, come si usa fare con le vere rockstar.
Già: la scienza sta diventando uno dei nuovi trend dei social network, specie
Facebook e soprattutto con la funzione Live, con un boom di appassionati che
seguono argomenti scientifici. Recentemente l’astronauta e medico Scott
Parazynski ha raccolto circa 225 mila visualizzazioni trattando gli effetti dei
viaggi spaziali sul corpo umano. E via allora con la scienza sui social. Potrà
far storcere il naso a molti scienziati, ma che male c’è a utilizzare questi
strumenti per diffondere la cultura scientifica e comunicare direttamente con
tutti, specie con i più giovani? *Presidente facoltà Farmacia e Medicina Università di Salerno
Maurizio Bifulco* - Sapere e Mass Media – L’Espresso – 5
maggio 2016 -
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