Un Vetero-Marxista potrebbe rallegrarsene: Il
rafforzamento “decisioni stico” del poter esecutivo, verso cui sembra si aneli
un po’ dovunque, era considerato dal Moro (Karl Marx) un passo avanti
essenziale nel cammino verso la rivoluzione, destinata ad abbattere i
“decisionisti” sessi. Un modesto consiglio, perciò, a costoro: si guardino
dalla logica amico-nemico, da bonapartismi d’accatto, dal coltivare l’immagine
eroicamente solitaria della propria figura. Molto più efficace, almeno per
durare qualche giorno, né da pecore né da leone, condividere responsabilità,
costruire un governo e un sistema di potere in grado di sopravvivere al Capo,
non esaltare eccessivamente le proprie capacità realizzative. Per misteriosi
motivi il comportamento del nostro premier procede ogni giorno più speditamente
in direzione opposta. Perché trasformare il referendum-trivelle in un ulteriore
motiva di rottura all’interno del Pd e con alcuni dei suoi stessi presidenti di
Regione? Quale astuto disegno sottende il prendersela giorno e notte con i
sindacati? La loro stessa debolezza è segno della fragilità del nostro sistema
produttivo. E l’ineffabile invito ai giudici a “produrre sentenze”? Son
fannulloni? Tutto il pubblico impiego lo è? Una sequela di atteggiamenti,
comportamenti e battute, assai più che di atti, il cui effetto può essere solo
il compattamento, assolutamente equivoco, privo di ogni comune indirizzo e di
ogni programma alternativo, delle forse che vogliono “mandare a casa” renzi col
referendum di ottobre. (..). In Queste Condizioni, dire qualche verità in più a
cercare serie alleanze (non i voti dei Verdini) per affrontare la crisi
potrebbe essere cosa saggia. Chi si vuol ancora sedurre con la narrazione sulle
“meravigliose sorti e progressive”? Temo che il fondo dei delusi del
berlusconismo sia già stato raschiato. La cosiddetta destra, poi, a differenza
della cosiddetta sinistra, difficilmente non mette insieme i cocci per elezioni
di rilievo politico-generale (Roma non inganni; è a Milano il confronto). I
pentastellati sono ormai impermeabili a tentazioni renziane. L’Opa sul
movimento era ipotizzabile se fosse rimasto nell’alveo della pura alternativa,
forse anzi come la alternativa al
governo. (..).In Questo Quadro continua a brillare per la sua
assenza ogni cultura riformista adeguata alla crisi nazionale, europea e
dell’intero Occidente. Un riformismo che faccia i conti con la crisi dello
Stato nazionale, con il problema dell’inevitabile caduta delle antiche forme di
sovranità, con il necessario e radicale
ripensamento della comunità europea, del suo significato, della sua missione.
Un riformismo che sappia ragionare e agire in modo sistemico, collegando nuovo welfare
(di cui il drammatico nodo delle pensioni è la parte emersa) a nuovo governo,
nuovo parlamento, visione federalistica del rapporto tra i diversi soggetti che
formano lo Stato. Si navig a vista, da noi e altrove, saltabeccando. La storia
purtroppo avverte che culture e classi dirigenti in grado di governare le
svolte d’epoca nascono da dolorose catastrofi. Auguriamoci che si possa
raggiungere il porto evitando Scilla e Cariddi.
Massimo Cacciari – Parole nel vuoto www.lespresso.it – 5 maggio 2016 -
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