A Rischio Dell’Iperbole, la vicenda radicale richiama alla
mente la celebre frase di Winston Churchill dopo la Battaglia d’Inghilterra:
“Tanto è dovuto da tanti e così pochi”. Del resto, la storia d’Italia è
intessuta, nei suoi momenti migliori, di minoranze eroiche. Risorgimento e
resistenza rappresentano i due momenti topici: piccoli gruppi, animati da
ideali e convinzioni fermissime, misero in gioco tutto per un obiettivo
collettivo. Quelle minoranze non si ponevano il problema della rappresentanza
numerica. Bastava loro l’etica della convinzione. Di Questa Etica ha vissuto il partito radicale di
Marco Pannella. Pur partendo da posizioni di estrema minoranza, i radicali
hanno avuto un ruolo determinante nella storia d’Italia. Di fronte ai milioni
di iscritti ai partiti tradizionali i radicali ne hanno raccolto, salvo casi
sporadici, qualche migliaio, non di più. Un numero risibile, ma con un impatto
moltiplicato esponenzialmente dalla leadership. Marco Pannella, ora gravemente
malato, ha incarnato a tutto tondo la weberiana personalità carismatica.
Stravolgeva consuetudini, certezze, visioni consolidate: laddove “era scritto”,
lui “diceva”. (..). Insomma Un Altro Mondo rispetto a quello vociante nelle
piazze e prevalente nella intellighenzia paleo e neo-marxista. Alla fine, hanno
vinto quei quattro gatti di radicali perché interpretavano domande ben presenti
– e pressanti – nell’opinione pubblica. Domande che erano rimaste sepolte dalle
fumisterie del post ’68 e dal ritardo dei grandi partiti di massa. Per ottenere
questo, Pannella, per primo, “ha dato corpo” alla politica. Come scrisse
Umberto Eco in un epocale articolo proprio su questo settimanale, il leader
radicale riuscì a “bucare lo schermo” con il suo corpo smagrito dai digiuni,
con il suo silenzio imbavagliato di fronte alle telecamere, con le sue grida
contro il conformismo dei costumi e della politica. Poi il Pr entrò nel
palazzo. Bastarono quattro deputati a creare scompiglio in quelle aule.
L’irritazione arrivò fino all’astio e alla scomunica da parte di tutti i
partiti, con la parziale eccezione per
alcune frange dei partiti laici. Con Pci e Dc (..), fu guerra aperta. Il
referendum sul divorzio costituisce a tutt’oggi il punto di svolta della
politica italiana del dopoguerra perché attesta la fine dell’egemonia culturale
– a livello di massa – del cattolicesimo e del suo partito di riferimento. Una
evidenza ulteriormente rafforzata dalla successiva approvazione della legge
sull’aborto e dalla schiacciante vittoria nel referendum sull’aborto. Quello
per cui vale la massima di Churchill. Poi la strada dei diritti civile e della
non violenza si è inerpicata su strade impervie, uscendo dai confini nazionali,
come la lotta alla fame del mondo.(..). Cosa Rimane Di Quella
Storia? Che eredità
lascia? E soprattutto c’è qualcuno che ne ha raccolto il testimone? Rispondiamo
con ulteriori domande: chi oggi usa la maschera del buffone tante volte
coscientemente indossata da Pannella per scuotere e catturare l’attenzione? Chi
si pone fuori dal “regime” attaccando tutto e tutti? Chi propone obiettivi
minimi e praticabili insieme a visioni originali e alternative? Chi, con
quattro gatti e due lire, esprime i sentimenti di tanti?
Piero Ignazi – Potere&Poteri www.lespresso.it – piero.ignazi@unibo.it – 31 marzo 2016 -
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