La Profezia Di
Ratzinger prende
corpo. E prende le sembianze di chi gli fu più vicino nel corso del suo
tormentato pontificato. Il cardinale Tarcisio Bertone, già potente Segretario
di Stato sotto Benedetto XV, è di nuovo al centro di quella imbarazzante
vicenda dell’appartamento vaticano ristrutturato a peso d’oro. Due persone a lui vicine sono finite sotto inchiesta
all’interno delle sacre mura.(..). Bertone formalmente non è toccato
dall’indagine condotta dagli organi inquirenti della Santa Sede; lo status di
ex “capo di governo” dello Stato della Città del Vaticano gli concede quella
che potremmo definire un’immunità. (..). Ratzinger e Bertone, l’uomo di fede e l’uomo di potere,
hanno avuto un percorso parallelo negli otto anni di regno terreno, con visioni
profondamente divergenti. Il teologo tedesco ha anticipato la svolta di
Bergoglio. Il cardinale Piemontese ha cercato fino all’ultimo di preservare lo
Status quo. Quando Papa Benedetto, il 12 febbraio 2013, annunciò l’abdicazione
del soglio di Pietro, mise a segno un atto rivoluzionario. Diede un’indicazione
destinata a ribaltare gerarchie immutabili. Se infatti il vicario di Cristo in
terra si fa umile ammettendo la propria umana debolezza, la propria incapacità
(“incapacitatem meam” disse nella solennità della lingua latina) a reggere un
potere senza pari, spirituale e temporale al tempo stesso, di fronte alla forza
di un tale gesto eversivo tutto l’apparato di Santa Romana Chiesa di
conseguenza si sarebbe dovuto adeguare. Se addirittura il Papa può rinunciare
alla propria posizione terrena, perché mai dovrebbero considerarsi intoccabili
cardinali, vescovi, prefetti e amministratori dei tanti enti ecclesiastici? Il
privilegio dell’inamovibilità non vale più per nessuno, diceva quella decisione
estrema.(..) L’apparato pontificio ha reagito, sia pure con evidenti
contraddizioni, alla richiesta da parte dell’opinione pubblica di trasparenza
sull’impiego delle ricchezze della chiesa e di coerenza nei comportamenti delle
gerarchie ecclesiastiche. Merito, ci piace credere, della libera stampa. La Memoria Torna indietro di undici anni, al venerdì santo del 2005, ultimi giorni di
pontificato di papa Wojtyla. Le preghiere e le meditazioni di quella via Crucis
al Colosseo furono elaborate da Joseph Ratzinger, di lì a pochi giorni
successore di Giovanni Paolo II. Alla nona stazione ecco cosa scriveva il
futuro papa Benedetto XVI: “ Quanta sporcizia c’è nella Chiesa, e proprio anche
tra coloro che, nel sacerdozio, dovrebbero appartenere completamente a lui!
Quanta superbia, quanta autosufficienza”. E poco dopo aggiungeva: “Signore,
spesso la tua Chiesa ci sembra una barca che sta per affondare, una barca che
fa acqua da tutte le parti. E anche nel tuo campo di grano vediamo più zizzania
che grano, La veste e il volto così sporchi della tua Chiesa ci sgomentano. Ma
siamo noi stessi a sporcarli! Siamo noi stessi a tradirti ogni volta, dopo
tutte le nostre grandi parole, i nostri grandi gesti. Abbi pietà della tua
Chiesa: anche all’interno di essa”. Questa visione ha accompagnato Rasinger per
tutti gli otto anni del suo regno. Tocca ora a Francesco il gravoso compito di
far pulizia. I segnali non mancano. Ce la farà?
Luigi Vicinanza – Editoriale – www.lespresso.it - @vicinanzal - -
L’espresso -7 aprile 2016
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