“Fate passare i cittadini! Ecco, i
giornalisti impediscono ai cittadini di votare!”. Brunetta è su di giri,
eccitato, divertito dal nonsense di quello che dice. Sotto al gazebo allestito
al Pantheon, è lui che dirige le operazioni. Alle 10 di mattina ha già girato
mezza Roma, preso i dati dell’affluenza, fatto le proiezioni grazie al seggio
campione di Mezzocammino, decretato il successo delle “gazebarie” o come si
vuol chiamare l’iniziativa pro Bertolaso che segue di una settimana gli
sgarrupati banchetti di Salvini pro non si capiva bene chi. Intorno a Brunetta
presenzia e posa a futura e rischiosa memoria un numero crescente di
parlamentari e seconde linee del centrodestra più fedelmente berlusconiano. La
senatrice Pelino salda i legacci del gazebo senza che gli importanti monili
sfoggiati ne ostacolino la manualità. Gasparri immola i suoi due telefonini
alla documentazione dell’evento, fotografando, selfando, twittando. La deputata
Rossi fa da scrutatrice, l’europarlamentare Tajani da pr; Carraro, uno che
sindaco di Roma lo è già stato, circumnaviga il gazebo tra i turisti. Tanta è
ancora la fiducia nella propaganda (da destra a sinistra) che il rischio di far
tenerezza (da sinistra a destra) non è preso in considerazione. Tutt’intorno,
giornalisti, fotografi e operatori, sfidano il senso della notizia aspettando
Berlusconi. Quando finalmente la maschera del leader avanza e prende corpo,
inizia lo show. Magnificare “l’uomo del fare” Bertolaso partendo dall’Aquila è
scelta ardita, ma l’ardore non fa difetto a ci sostiene che “gli aquilani ci
hanno mandato molti inviti per portarci in giro come la Madonna e Gesù bambino,stiamo
decidendo chi farà la Madonna e chi Gesù bambino”. Ma quella di Berlusconi è
soprattutto un’arringa, l’ennesima, contro i politici di professione, “che
pensano solo ai propri interessi, alle proprie carriere”. Ci vuole un tecnico,
proclama poco dopo aver detto che “di tecnici non ne vogliamo più, ci è bastato
Monti”. Pochi giorni dopo la professionista della politica Meloni si candiderà,
forte di una gaffe di Bertolaso sul suo dover restare a casa a fare la mamma. E
siccome la propaganda si ciba di tutto ciò che può tornare utile, s’impugna la
gravidanza come una clava elettorale. Annunciata al Family Day con tempistica
migliore di ogni Ogino-Knaus, la maternità diventa arma buona tanto per la
ritirata dalla corsa quanto per la discesa in campo. Che avviene paragonandosi
alla lupa e cantando “ W la mamma”, al Pantheon a Roma, città destinata a
vederne tante, troppe. E a superarle tutte.
Diego Bianchi – Il Sogno di Zoro – Il Venerdì di Repubblica –
25 marzo 2016 -
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