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sabato 2 aprile 2016

Lo Sapevate Che: Dal fegato al cuore il caffè fa bene, ma a piccole dosi...



Il segreto del caffè è nella misura. Se bere più di 3-4 tazzine al giorno viene sconsigliato, da un consumo moderato continuano ad emergere effetti benefici per metabolismo, cervello, sistema nervoso e prevenzione dei tumori. Quale sia l’ingrediente specifico che fa abbassare il rischio di diabete negli adulti, ridurre di un terzo quello di sclerosi multipla, diminuire le probabilità di malattie al fegato, di infarto, cancro e demenza non è chiaro. Molto probabilmente non si tratta della caffeina, visto che il decaffeinato offre benefici analoghi e la Coca- Cola no. Gli Energy drink poi, che di caffeina sono ricchi, vengono considerati tutt’altro che salutari dall’American Heart Association. Secondo la socie americana di cardiologia, basterebbe infatti una sola lattina di bevande energetiche per far aumentare in modo pericoloso pressione sanguigna e ormoni dello stress. La  stessa associazione americana ha promosso, al contrario, il caffè pubblicando, lo scorso novembre, un articolo dell’Università di Harvard sulla sua rivista Circulation. Due o tre tazze al giorno, dice lo studio, riducono leggermente il rischio di morte per malattie di cuore, neurologiche, diabete di tipo due e suicidio. La ricerca di Harvard ha un pregio e un limite. Il pregio è la dimensione: oltre 200 mila persone sono state seguite per trent’anni. Ciascuna di esse ha periodicamente compilato un questionario con le sue pratiche di vita e si è sottoposto a un accurato check-up medico.. Il limite è che lo studio osserva un legame fra consumo di caffè e maggior durata della vita, ma non è in grado di spiegare esattamente il perché. Gli amanti della tazzina, poi, si sono rivelati anche più affezionati del normale a bacco e tabacco (e in questo caso gli effetti positivi sul rischio di mortalità finiscono per annullarsi). “Chi ha un consumo moderato di caffè tende effettivamente ad ammalarsi di meno” spiega Carlo La Vecchia (..) epidemiologo dell’Università di Milano, autore di uno studio sul consumo della bevanda e la riduzione del tumore del fegato. “L’aumento della durata della vita può essere tradotto con un minore rischio di morte del 5-10 per cento ogni anno. Non è un dato eclatante, ma è comunque evidente e significativo. Di certo il dibattito sul caffè si è spostato dalla sua presunta pericolosità ai suoi reali effetti benefici”. La Vecchia ha pubblicato il suo studio sulla rivista Clinical Gastroenterology and Hepatology. La sua osservazione è che nei bevitori moderati di caffè il rischio di tumore del fegato diminuisce  del 40 per cento. “E’ un dato davvero forte, ma non è l’unico. Il rischio del tumore dell’endometrio scende del 20 per cento e quello dell’intestino del 15-20”. E’ sotto esame anche il legame fra tazzina e salute del fegato in generale. “Il caffè è ricco di antiossidanti e lipidi che hanno effetto positivo. I bevitori affezionati hanno in generale valori degli enzimi epatici più bassi. Un segno che il fegato sta funzionando bene. Un effetto protettivo sui neuroni potrebbe essere invece alla base anche di un rischio ridotto fino al 30 per cento di ammalarsi di sclerosi multipla. L’osservazione è stata fatta a inizio marzo dai ricercatori del Karolinska di Stoccolma, delle Università americane Johns Hophins e Berkeley, ed è stata pubblicata sul Journal of Neurology, Neurosurgery and Psychiatry. Con il caffè bisognerebbe invece andare cauti in gravidanza. C’è il sospetto che oltre 1-2 tazzine il neonato corra il rischio di nascere sottopeso.
Elena Dusi – Scienze – Il Venerdì di Repubblica – 25 marzo 2016 - 

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