Presto potrebbe finire in un cantuccio
il controverso olio di palma, messo in ombra dall’astro nascente delle
microalghe. Le grandi multinazionali si stanno dando da fare, sperimentando una
nuova ricetta per biscotti e merendine confezionate, che al posto dell’olio di
palma impieghi quello estratto dalle piante marine. “In futuro il plancton
diventerà un ospite fisso nella nostra dieta. Il potenziale alimentare è
altissimo”, conferma Angelo Fontana, ricercatore dell’Istituto di chimica biomolecolare
di Pozzuoli (Napoli) e responsabile scientifico del progetto Sibafeq, che
l’ente sta portando avanti con l’impegno,pilota in Italia, del colosso
piemontese Ferrero. Il fitoplancton marino è già usato per produrre
biocarburanti, ma è solo l’inizio spiega il ricercatore. “Le alghe sono
composte per metà da proteine, il resto sono acidi grassi “buoni”, omega3, oli
vegetali, zuccheri solubili e carboidrati. Dalla farmaceutica alla cosmesi, le
applicazioni sono già molte, ma il campo che più si svilupperà sarà quello
alimentare. Stiamo lavorando al perfezionamento di farine che potrebbero sostituire parte degli ingredienti che oggi
ingeriamo con sostanze ricavate dalle microalghe, ricche di antiossidanti e
coloranti vegetali”. Poco distante dal polo scientifico di Palomonte, in
provincia di Salerno, c’è lo stabilimento Ferrero di Sant’Angelo dei Lombardi,
dove è già stato installato un prototipo di impianto che raggiunge i 20mila
litri di coltura ed è destinato alla sperimentazione e produzione in campo
delle microalghe. Il passaggio alla ricetta nuova per i dolci che mangiamo,
giurano gli esperti, sarà velocissimo.
Gloria Riva – News – Il Venerdì di Repubblica - 6 febbraio 2016 -
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