Nelle discussioni di questi giorni sul riconoscimento dei diritti gay, mi
hanno colpito diverse voci che sostenevano l’opportunità di “accontentarsi” di
un risultato parziale (il riconoscimento giuridico e patrimoniale delle unioni
e delle coppie di fatto) per evitare di traumatizzare l’opinione pubblica. E’
quella che un commentatore ha definito “strategia del salto della rana”.
Teologi e studiosi biblici hanno attribuito anche al buon Dio la strategia del
salto della rana, Per esempio: prima Dio permette la legge del taglione, poi
esige l’amore verso il prossimo, fino includere i nemici. Oppure: prima
permette la poligamia e poi addita l’ideale della monogamia. Anche lo Stato
deve adattarsi allo stadio di maturazione della società italiana. Elisa Merlo lisamer@tiscali.it
Se dalle umane si lasciasse fuori Dio
– alla cui esistenza non tutta l’umanità crede, e coloro che credono si
rivolgono a un Dio che dà ordini diversi a seconda delle religioni o, pur
credendo, si comportano diversamente da come prescrivono i voleri di Dio – se
lasciassimo fuori Dio, dicevo, riusciremmo con più semplicità a risolvere i
nostri problemi, ivi comprese le unioni civili a cui la sua lettera si
riferisce. (..). 1. Le coppie di fatto sono appunto un “fatto” che già esiste,
non solo tra omosessuali su cui si concentra l’attenzione, ma anche tra
eterosessuali. Si tratta quini di formalizzare la loro posizione, come è
formalizzata la posizione di quanti contraggono matrimonio, diritti e doveri
compresi, per il semplice fatto che tutti i cittadini sono uguali davanti alla
legge a prescindere dai loro orientamenti affettivi, sentimentali e sessuali.
2. Non farlo significa legittimate solo quelle coppie che hanno la possibilità
di procreare. e sostenere che chi questa possibilità non ce l’ha non ha diritto
a essere legittimato(..). 3. Ma anche coloro che non possono procreare come
natura vuole, possono procreare con l’aiuto della tecnica. E qui vien da dire:
come può la morale o la politica impedire alla tecnica di non fare ciò che può?
(..). 4. Anche l’utero in affitto? Se non è per danaro, come quando si sfrutta
la condizione di povertà delle donne che si vedono costrette a mettere sul
mercato(..). 4. Anche l’utero in affitto? Se non è per danaro, come quando si
sfrutta la condizione di povertà delle donne che si vedono costrette a mettere
sul mercato il loro corpo (come peraltro avviene già con la prostituzione,
senza troppe obiezioni se non per il disturbo che può arrecare quiete
pubblica), perché impedirlo? (..). 5. Ancora, perché rendere così difficile
l’adozione del bambino/a del proprio compagno o della propria compagna anche se
dello stesso sesso (e potremmo aggiungere e addirittura auspicare la possibilità
di adozione a tutti i bambini denutriti, schiavizzati o semplicemente infelici
del mondo), quando tutti sappiamo che la salute fisica e mentale dei bambini
dipende dalla cura e dall’amore di chi li cresce e non dal fatto di avere una
mamma e un papà che magari litigano,si separano, divorziano, compromettendo per
davvero il loro equilibrio e la loro fiducia nell’amore? 6. Nelle votazioni si
lascerà libertà di coscienza. Ma ch cos’è la coscienza di ciascuno di noi se
non il frutto della nostra educazione, della nostra fede, delle nostre
ideologie, delle nostre convinzioni? (..). 7. Da ultimo, non si dimentichi che
le persone vengono prima dei principi a cui si appella la nostra falsa
coscienza. E su questo punto sono d’accordo tanto la visione religiosa di Gesù,
laddove dice “Il sabato è fatto per l’uomo e non l’uomo per il sabato”, quanto
la visione illuminista di Kant, che scrive: “La morale è fatta per l’uomo, non
l’uomo per la morale”.
umbertogalimberti@repubblica.it
– Donna di Repubblica – 6 febbraio 2016 -
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