Padova. Divieto di dire no, se le cose
si mettono male, se il professore ti offre un 18 striminzito che sporcherebbe
la media. Divieto di rifiutare il voto. Il solo presentarsi all’esame varrebbe
come accettazione dell’esito finale, qualunque sia. La proposta arriva
dall’Università di Padova, dal professor Massimiliano Barolo, presidente della
scuola d’Ingegneria. Che così la spiega: “L’obiettivo è spingere lo studente a
presentarsi solo quando è preparato, evitando a tutti perdite di tempo”. Eppure
dispone di dati lusinghieri: i laureati in Ingegneria al Bo trovano lavoro,
mediamente, in meno di 3 mesi dalla laurea, con un tasso di disoccupazione ben
inferiore alla media nazionale. Due però le sofferenze: il tasso di abbandono
(30 per cento nei corsi triennali) e i tempi di laurea: soltanto il 2 per cento
rispetta la tabella di marcia, per gli altri il fuori corso è una malattia
cronica. “La vera partita non si gioca solo sul voto” chiarisce Barolo “ma
anche sull’obbligo di presenza alle lezioni, l’incremento dei tutor, un super
bonus se si raggiunge la laurea nei tempi e lezioni on demand. E poi, certo, anche il divieto di rifiutare il voto,
come in tutte le università occidentali., Erasmus comprese. Ma servono
investimenti”. Il rettore di Padova, Rosario Rizzuto, offre una mediazione: “
Le Statistiche dimostrano che i tempi medi di laurea sono migliorabili. E
discutere è sempre un bene. L’esame
dovrebbe diventare lo sbocco naturale del percorso formativo: da qui l’idea
delle verifiche in itinere e del rapporto continuo con i tutor. Soddisfatte
queste premesse, allora si può anche parlare della questione voto. Purchè
questo non porti malesseri e tensioni”. Non è la prima volta che si tenta di
vietare il rifiuto del voto. Nel 2012, a Bologna, ci provò il preside della
facoltà di Medicina, ma furono tali le proteste che l’Università fu costretta a
un rapido dietrofront. Anche a Padova tira aria di rivolta. Simone Linzetto,
del sindacato studenti del dipartimento di Ingegneria: “Obiettivi lodevoli, non
le proposte. Si rincorre il modello estero quando gli ingegneri italiani sono i
più apprezzati. E nemmeno un cenno su quei docenti che mediamente promuovono
tra il 5 e il 10 per cento degli esaminati. Il voto? Sì, è un tabù. Almeno
finché ci saranno concorsi pubblici e borse di studio che pretendono medie
alte. Togliamo questi vincoli e solo allora semmai, potremo parlarne”.
Andrea Gaiardoni – Scienze – Il Venerdì di Repubblica – 5
febbraio 2016 -
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