Quelli della generazione dei
cinquantenni, la mia, erano partiti con grandi speranze di cambiare il mondo e
la quasi certezza di assistere nella vita ad almeno tre o quattro grandi
rivoluzioni. Non ne abbiamo azzeccata nessuna. Quella che sembrava ai miei
occhi di ventenne la facile previsione di poter ridurre le ingiustizie fra
poveri e ricchi, all’interno delle nazioni e fra i Paesi, si è rivelata
un’utopia folle. In questi trent’anni abbiamo alla più gigantesca
ridistribuzione di ricchezza, dal basso verso l’alto, della storia del
capitalismo. Altrettanto illusoria era l’idea di una rivoluzione verde per cui
la tecnologia ci avrebbe condotto per mano verso l’alto, della storia del
capitalismo. Altrettanto illusoria era l’idea di una rivoluzione verde per cui
la tecnologia ci avrebbe condotto per mano verso un pianeta più pulito e
vivibile, riducendo l’inquinamento industriale, sostituendo petrolio e carbone
con energia pulita. Ci penso ogni tanto, mentre sono intrappolato nel
soffocante traffico romano, ascoltando per radio i catastrofici scenari sul
riscaldamento del pianeta e le timide contromisure
dei vertici internazionali. Lascio giudicare al lettore anche quanto si sia
realizzata l’ipotesi di una rivoluzione laica, con la scomparsa delle religioni
come fattore di divisione, odio e guerra nel mondo. Questa per la verità era la
visione dei più ottimisti, personalmente non vi ho mai creduto molto. In
compenso ero un fervente europeista, convinto di vedersi realizzare nell’arco
di un paio di generazioni, gli Stati Uniti d’Europa sognati da Altiero
Spinelli. E’ andata bene, no? Fra tutte queste magnifiche sorti e progressive
andate in fumo, una sola rivoluzione si è davvero compiuta, nel ruolo della
donna. Fra mille resistenze e persecuzioni, alla fine la condizione di vita e
di lavoro, le opportunità di scelta e la libertà delle nostre compagne,
sorelle, figlie non sono comparabili con quella di madri e nonne. Qui possiamo
dire alle nuove generazioni di aver consegnato un mondo migliore di come lo
avevamo trovato. Per questo le notizie di violenze e offese, come le vili
aggressioni dei branchi di Colonia, le discriminazioni sessiste che si compiono
ovunque e non solo nei Paesi islamici, ci indignano più di altre cattive nuove
dal mondo. Per questo le battute di un qualche aspirante Trump nostrano e la
misoginia grave o sottilmente nostalgica che trasuda da tanto cinema italiano
perfino quello d’autore, ci disgustano
più dell’altra volgarità quotidiana, cui ormai siamo rassegnati. Perché almeno
un concetto civile, uno solo ma importante,
nella testa dura dei nostri contemporanei pareva fosse entrato per
sempre. Almeno una conquista sembra acquisita. Per il resto, auguri a chi verrà
dopo.
Curzio Maltese – Contromano – Il Venerdì di Repubblica – 5
Febbraio 2016 -
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