L’Autorità europea per la sicurezza alimentare cerca di far chiarezza sugli studi che giudicano dannoso l’aspartame. In attesa di un responso ufficiale, dobbiamo smettere di usarlo?
Sì
Morando Soffritti, direttore scientifico dell’Istituto di ricerca Ramazzini.
“Abbiamo condotto ben tre studi, su ratti e su topi, trattati con aspartame a varie dosi. I risultati hanno sempre mostrato un significativo aumento dell’incidenza di casi di tumore, specie di leucemia, nelle femmine”.
Anche l’ultima ricerca dell’Istituto Ramazzini, pubblicata sulla rivista scientifica American Medical Journal of Industrial Medicine, conferma un aumento dei casi di tumore al fegato e ai polmoni, questa volta nei topi maschi. E una recente ricerca danese condotta su circa 60mila donne dimostra che l’aspartame aumenta i rischi di parto prematuro. Ma allora,come mai le autorità competenti non hanno modificato il loro parere sulla sicurezza del dolcificante? “Gli interessi economici delle aziende produttrici sono molto forti” spiega Soffritti, “e i nostri studi hanno sempre suscitato reazioni polemiche”. Qual è la posizione dell’Autorità europea per la sicurezza alimentare? “L’Efsa ha chiesto di ricevere tutti i dati delle sperimentazioni, ma per il momento ha concluso che non è possibile stabilire con certezza un nesso di causa-effetto tra cancro e assunzione di aspartame”. Però, qualche segnale di incertezza c’è. “Allertata dai risultati di numerosi studi, tra cui i nostri, la Commissione europea ha chiesto all’Efsa di anticipare alla fine del 2012 la revisione scientifica sulla sicurezza dell’aspartame prevista per il 2020: qualche dubbio comincia a diffondersi e gli esperti vogliono vederci chiaro”. In attesa che si arrivi a conclusioni ufficiali, come regolarsi? “Visto che, anche involontariamente, assumiamo dolcificanti contenuti in bibite zuccherate, merendine e caramelle, sarebbe meglio evitare di consumarne anche in sostituzione dello zucchero, soprattutto se diventa un alibi per mangiare di più”.
No
Andrea Poli, direttore scientifico della Nutrition Foundation of Italy
“I dolcificanti non calorici (fino a 100 volte più potenti dello zucchero e con pochissime calorie) sono utilizzati in circa 6mila prodotti di largo consumo, come merendine, bibite e medicinali per bambini. Dunque, tutti nel corso della vita assumono una certa quantità di aspartame o altri edulcoranti. Ciò dimostra che sono sicuri, anche perché ampiamente studiati e approvati dalle autorità di regolamentazione preposte. Di recente, anche l?Autorità europea per la sicurezza alimentare ha valutato come sicuri i dolcificanti non calorici, perfino per soggetti diabetici e donne in gravidanza” (mentre contemporaneamente ha deciso di anticipare la data della revisione scientifica, ndr). Ma i consumatori non ci credono: da una recente analisi della Nutrition Foundation of Italy condotta su motori di ricerca e blog, emerge che i dolcificanti in 8 casi su 10 sono considerati tossici. Come mai? “Perché negli ultimi anni sono state diffuse informazioni contraddittorie riguardo presunti rischi per la salute dovuti al consumo di dolcificanti non calorici, in particolare dell’aspartame”. Il riferimento è alle conclusioni di alcuni studi scientifici: che ne mettono in dubbio la sicurezza sono generalmente basate su studi realizzati con protocolli e modalità non conformi a quelli comunemente in uso, e che quindi non possono essere considerate accettabili da un punto di vista scientifico”. Per la tutela del consumatore è stata definita poi la Dose Giornaliera Accettabile (ADI) per ogni dolcificante. “Un limite di sicurezza che fornisce la quantità di prodotto utilizzabile ogni giorno per chilo di peso corporeo senza rischi”:
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