Scusa, cosa hai detto?
Urge riaprire, da una parte e dall’altra, la negoziazione di un lessico e una grammatica condivisi, che facciano spazio ad una comunicazione familiare originale e consapevole, corresponsabile ed efficace.
Nel difficile mestiere del genitore, la competenza più difficile da acquisire ed esercitare è senz’altro quella comunicativa. Non a caso succede, quasi sempre, che si parli ai figli piuttosto che parlare con i figli. Allo stesso tempo, si esce sconfitti dal constatare che spesso per l’adulto le parole sono l’unico modo di esprimersi con i ragazzi, mentre loro preferiscono utilizzare un linguaggio non verbale, che rischia di cadere nel vuoto all’interno di famiglie che, giorno dopo giorno, sono divorate dalla fretta e rinunciatarie nello sforzo di mettere in comune i mondi vitali degli individui e delle diverse generazioni.
Urge riaprire, da una parte e dall’altra, la negoziazione di un lessico e una grammatica condivisi, che facciano spazio ad una comunicazione familiare originale e consapevole, corresponsabile ed efficace. Certamente non si può produrre un immediato e radicale cambiamento di rotta, ma realisticamente si possono fare alcuni passi avanti.
IL più essenziale è abituarsi all’idea che comunicare vuol dire sforzarsi di dialogare. E questo è possibile se i genitori e i figli, ciascuno con buona volontà e piena disponibilità, si impegnano a capire il linguaggio dell’altro, piuttosto che insistere esclusivamente sulle proprie capacità espressive. Dietro suoni disarticolati, mugugni e labirinti in cui i giovanissimi spesso smarriscono il senso di quel che vorrebbero mettere in giovo, ci sono sempre un significato e, spesso un bisogno di relazione e di affetto. Tocca agli adulti decodificare questi segnali e aiutare gli stessi figli a dare intelligibilità a quel che balbettano in modo incomprensibile.
I giovanissimi, da parte loro, possono a poco a poco imparare quanta ricchezza emerge dalla maturazione di una effettiva capacità comunicativa: maneggiare con cura e con amore le parole e i gesti che tengono insieme una famiglia è un investimento fondamentale per il futuro.
Intorno a questo elemento cruciale ruotano una serie di atteggiamenti importanti: la pazienza nell’attendere il momento giusto per regalarsi l’uno l’altro un pensiero o un’esperienza; la voglia di ascoltare, che deve precedere il desiderio di parlare; la curiosità e il gusto di sperimentare insieme una lunga serie di opportunità nascoste e rivelatrici dell’identità di una persona.
Nella molteplicità dei linguaggi contemporanei, s’impara a conoscersi e riconoscersi reciprocamente attraverso il modo di gesticolare e di vestirsi, l’organizzazione della giornata e il ritmo degli impegni ordinari, la scelta di un film o di una canzone e perfino la voglia di fare silenzio. Ogni cosa, nello spazio della casa e nell’intreccio delle relazioni familiari, rappresenta un universo di segni, ora nascosti ora palesi.
L’indecifrabile diventa a poco a poco chiaro, quando davvero ci si vuole bene.
Marianna Pacucci – Bollettino Salesiano – Aprile 2012
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