Il linguaggio degli adolescenti è una sorta di “codice cifrato” comprensibile soltanto a chi condivide il loro mondo interiore e il loro universo di senso.
L’urgenza di comunicare è per gli adolescenti (e non solo per loro? Un bisogno fondamentale. Un bisogno, ma anche una disponibilità. Che i ragazzi manifestano, in genere, con immediatezza e semplicità.
Il problema è che non sempre il loro linguaggio risulta intelligibile agli occhi degli adulti, che spesso faticano a dare un senso alle loro parole, ai loro gesti, ai loro mugugni, ai loro silenzi.
Il linguaggio degli adolescenti è, infatti, molto più complesso e polisemico di quel che possa sembrare, una sorta di “codice cifrato” comprensibile soltanto a chi condivide il loro mondo interiore e il loro universo di senso, una grammatica solo apparentemente priva di regole, ma in realtà basata su una serie di convenzioni non scritte, in cui ogni dettaglio – dalla scelta delle parole all’inflessione della voce, dagli atteggiamenti del corpo al colore dei vestiti – ha un significato ben preciso e spesso tutt’altro che casuale.
I ragazzi, poi, anche in fatto fi comunicazione spesso non conoscono le mezze misure: giocano con le parole, danno libero sfogo a tutto quello che gli passa per la mente, esprimono senza mediazioni sentimenti e stati d’animo, oppure rinunciano del tutto alla comunicazione verbale, quando avvertono il rischio che le parole diventino prive di senso o non trovino ascolto.
Persino i loro silenzi, però, non sono mai del tutto muti e inespressivi: per chi sappia farsi prossimo agli adolescenti e interpretare i loro segnali, essi si rivelano, talvolta, molto più eloquenti di tante parole.
La difficoltà maggiore, per gli adulti, non è. Dunque, tanto quella di comprendere e decifrare correttamente le parole che gli adolescenti utilizzano quanto quella di riuscire a penetrare nel loro mondo espressivo ed entrare in sintonia con la loro grammatica. Perché ciò sia possibile è, però, innanzitutto necessario che i ragazzi si sentano davvero ascoltati, e amati, dai propri interlocutori, che la comunicazione abbia luogo nell’ambito di una relazione autentica, dal momento che, a dispetto della spontaneità e dell’immediatezza del loro linguaggio, i più giovani sono, in genere, molto selettivi nello scegliere le persone cui consegnare il proprio cuore, i propri sogni e le proprie paure.
Soltanto quando la comunicazione si fa dialogo, quando entrambi gli interlocutori sono disposti a mettere da parte resistenze e pregiudizi e a mettersi sinceramente l’uno in ascolto dell’altro, i diversi linguaggi utilizzati da giovani e adulti appaiono chiari e comprensibili e le parole diventano uno strumento efficace per costruire ponti e legami tra le generazioni. Ma, soprattutto, gli adolescenti acquistano la capacità di tradurre il loro bisogno di comunicazione, da impulso naturale, a valore fondamentale per raggiungere la piena maturità espressiva e costruire relazioni autentiche e durature.
Alessandra Mastrodonato – Bollettino Salesiano – Aprile 2012
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