E Il Burundi Finalmente Rende Onore Al Re Martire
Ci sono leader incapaci, finché sono vivi, di rendere più unito il Paese di cui hanno la guida.
E ci sono re cui le nazioni ricorrono, anche da morti, perché le aiutano a sentirsi tali. Nazioni, appunto, invece di gruppi, regioni, fazioni contrapposte.
Tale è il destino paradossale di Ntare V, ultimo re del Burundi, ucciso a tradimento quarant’anni or sono, al quale i burundesi vogliono dare oggi solenne sepoltura per sentirsi infine in pace con se stessi. E tra di loro. Questo minuscolo Paese africano celebrerà il prossimo primo Luglio mezzo secolo di indipendenza. Una storia violenta di stragi e colpi di Stato alla quale non si sottrasse nemmeno il giovanissimo re.
Appena diciannovenne, nel 1966, si lasciò indurre a strappare il trono al padre e a farsi incoronare con il nome di Ntare V: Il suo regno non durò nemmeno cinque mesi. Mentre era all’estero, Ntare fu deposto dal suo primo ministro, che proclamò la Repubblica e se ne mise a capo.
Sei anni dopo, richiamato in patria con l’inganno, venne assassinato e il suo corpo gettato in una fossa comune. In segno di riconciliazione nazionale, come leggiamo su Nigrizia, la rivista dei missionari Comboniani, l’attuale governo burundese vuole onorare il re martire. Ma prima dovrà ritrovarne i resti. Con l’aiuto di scienziati belgi e del test del Dna, cercherà di identificarne le spoglie nelle fosse delle passate dittature.
Pietro Veronese – Venerdì di Repubblica – 30-03-12
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