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giovedì 9 gennaio 2020

Lo Sapevate Che: 15 anni fa moriva Norberto Bobbio


È morto il senatore a vita Norberto Bobbio
Aveva 94 anni. Il 27 dicembre scorso era entrato in ospedale
in seguito a uno scompenso cardiaco e una crisi respiratoria
Ricoverato alle Molinette di Torino, era in coma irreversibile

TORINO - E' morto venerdì il senatore a vita Norberto Bobbio: aveva 94 anni. Ricoverato all'ospedale Molinette il 27 dicembre scorso per uno scompenso cardiaco e una crisi respiratoria, non si è più ristabilito: da giovedì era in coma irreversibile. Mercoledì mattina era stato trasferito dal reparto di medicina d'urgenza a quello di cardiologia universitaria, dove lavora anche il figlio Marco.

COSCIENZA CRITICA - Con 
Norberto Bobbio scompare la coscienza critica della sinistra italiana. È stato l'«oracolo» al quale, periodicamente, e soprattutto nei momenti più critici della recente storia italiana, politici e intellettuali della sinistra hanno fatto ricorso. Sempre sorprendendoli, gettando nel pensiero politico l'inquietudine di chi - come lui - sentiva di appartenere alla categoria di uomini che non sono mai contenti di se stessi. L'eredità della riflessione politica lasciata da Bobbio alla sinistra italiana è riassumibile in una via che lui stesso ha chiamato «la politica dei diritti».

SOCIALISMO LIBERALE - Storico e fautore del socialismo liberale (o del suo equivalente liberalsocialismo) Bobbio, il 2 gennaio 1992, sulla Stampa dà questo segnale di svolta: «La formula socialismo liberale è semplicistica e ambigua. Io ho seguito un' altra strada: è la via più concreta, e anche emotivamente più eccitante, della politica dei diritti, degli uomini e delle donne, dei bambini e dei vecchi, dei malati e degli emarginati, in difesa di tutte le minacce che possono venire alle libertà e alla dignità dell'uomo dall'irresistibile e irreversibile progresso tecnico. Di fronte a una nuova carta dei diritti cadrebbero tutte le differenze artificiose e sempre più ridicole, fra comunisti, ex comunisti, socialisti delle varie denominazioni, che, dividendo la sinistra, l' hanno sempre indebolita».

SOGNO POLITICO - Il 7 novembre '98 Walter Veltroni, segretario dei Ds, sintetizza così la gratitudine di tutta la sinistra verso Bobbio: «Gli siamo debitori. Se la sinistra ora è al governo in molti Paesi d'Europa lo dobbiamo a uomini come Bobbio». Pochi mesi prima del successo di Forza Italia nelle elezioni del '94 che portarono Silvio Berlusconi alla guida del Paese, esce un'opera che rinverdisce la notorietà di Bobbio come politologo: «Destra e sinistra». Nel volume il filosofo pone il discrimine tra i due schieramenti. Nel suo sogno politico, una democrazia dell'alternanza «senza fascisti né comunisti» (La Stampa, 11 dicembre '94), Bobbio afferma che lo spazio della sinistra si esprime in quella «tendenza a rimuovere gli ostacoli che rendono gli uomini e le donne meno uguali».

GIUSTA SOCIETA' - Il concetto è ribadito il 6 luglio '95: «Il senso della storia delle sinistra è uno solo: il perseguimento, non mai definitivo, della giusta società». Cinque mesi prima, alla ristampa di «Destra e sinistra» (dopo 240 mila copie vendute) aveva scritto: «Sino a che vi saranno uomini il cui impegno politico è mosso da un profondo senso di insoddisfazione e di sofferenza di fronte alle iniquità delle società contemporanee, questi terranno in vita gli ideali che hanno contrassegnato da più di un secolo tutte le sinistra della storia». Centrali, nella militanza intellettuale di Bobbio, sono gli interventi sulla pace e sulla guerra. Senza pace non trovano espressione, per Bobbio, sia la democrazia sia il libero esercizio dei diritti umani. Di fronte a uno stato aggressore, come quello di Saddam Hussein che viola il diritto internazionale, Bobbio parla di «guerra giusta», arrivando però a definire «odiosi e indegni di una nazione civile» i bombardamenti americani su Bagdad avvenuti più tardi, nell' estate del '93, per ritorsione contro il fallito attentato a George Bush in Kuwait.

«GUERRA GIUSTA» - Il suo sì alla «guerra giusta» è sempre travagliato. Per nulla affascinato dal parallelo fatto da alcuni tra Hitler e Milosevic, il 15 aprile del '99 Bobbio dice alla rivista Liberal che il tiranno «deve essere abbattuto», sospendendo però il giudizio sull'azione bellica. Il 16 maggio, sulla Stampa, scioglie la riserva, ridando fiato ai critici dell'intervento armato: «Assistiamo ad una guerra che trova la propria giustificazione nella difesa dei diritti umani, ma li difende violando sistematicamente anche i più elementari diritti umani del Paese che vuole salvare». È, infine, con le lenti del politologo che Bobbio guarda al «tragico enigma» della presenza del male nella società. La conclusione è quel pessimismo che, il 7 dicembre '94, gli fa dire, come l' uomo semplice: «In questo mondo non c'è giustizia».

https://www.corriere.it/Primo_Piano/Politica/2004/01_Gennaio/09/bobbio.shtml

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